
Per descrivere la fugacità e la precarietà di quest’ultima, il poeta si affida ad alcune efficaci analogie: il camminare sull’orlo di una lama tagliente, una fiammella debole che rischia di spegnersi a ogni soffio di vento, una sottile lastra di ghiaccio che va in frantumi non appena un piede vi si posa.
(dalla rete)
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
Eugenio Montale
Chiunque
persegua la “felicità raggiunta”, è pertanto invitato a non sottoporre
questo stato a ulteriori sollecitazioni, perché fragile è l’equilibrio che rende possibile il mantenimento di quella condizione, continuamente minacciata.
Riuscire ad adagiarsi
quando è sereno il tempo;
nel risaputo stanco rimorso
trovare ragioni di stare...
La felicità, mai possesso definitivo, può comunque rischiarare l’animo crucciato come la luce del mattino,
provocando un piacevole sconvolgimento. L’immagine conclusiva è tuttavia
quella della delusione infantile, che si accampa prepotentemente nella
chiosa finale.
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