Ti prego, mia dolce Ipsililla,
amore mio, cocchina mia,
invitami da te nel pomeriggio.
Ma se decidi cosí, per favore,
non farmi trovare la porta già sprangata
e cerca di non uscire, se puoi,
restatene in casa e preparami
nove scopate senza mai fermarci.
Se ne hai voglia, però, fallo subito:
sto qui disteso sazio dopo pranzo
e pancia all'aria sfondo tunica e mantello.
Publio Valerio Catullo
Ipsililla
era quella cara, quella graziosa fanciulla (probabilmente anche un pò facile), non di severe virtù, ma tanto piacevole, tanto arrendevole che Catullo chiamava «pupattola, bambolina mia»
era quella cara, quella graziosa fanciulla (probabilmente anche un pò facile), non di severe virtù, ma tanto piacevole, tanto arrendevole che Catullo chiamava «pupattola, bambolina mia»
Esagerazioni palesi nei voglio
stingono comparse ed attori;
simulacro di irreale scenario
il desiderio si inceppa e sorride...
Nessun commento:
Posta un commento