I galagoni (Galagidae)
sono delle buffissime creaturine,
caratterizzate da enormi occhi sferici e grandi orecchie.
Nonostante il
loro aspetto questa famiglia di animali africani, che comprende ben cinque
generi, è imparentata con la nostra specie, appartengono infatti alle proscimmie, un sottordine dell’ordine dei primati.
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore.
Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: “Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra”
Giorgio Caproni
Sia il vento ad accarezzare i bimbi,
sia la pioggia a piangere il dolore dei tanti;
Terra madre, ti prego! fammi sognare...
Non più grande di un gatto, il galagone è un animale notturno, durante il giorno vive nascosto sugli alberi per uscire la notte alla ricerca di cibo.
Grazie alle lunghe zampe posteriori, i galagoni fanno grandi salti da
un ramo all’altro e si muovono sul terreno come piccoli canguri.
Hanno
una vista straordinaria, un olfatto eccellente ed un ottimo udito.
Gli
occhi frontali sono talmente sensibili alla luce che consentono di
vedere chiaramente anche nella quasi completa oscurità. Una volta che i
raggi luminosi attraversano la retina rimbalzano indietro grazie ad una superficie riflettente chiamata tapetum lucidum.
È proprio questa
particolarissima struttura anatomica che è responsabile della luminescenza degli occhi
del galagone nell’oscurità.
I galagoni sono anche soprannominati “bush babies”, ovvero “bambini
della selva”, per via dei loro peculiari tratti neotenici (ovvero quelle
caratteristiche morfologiche e fisiologiche tipiche delle forme
giovanili, come appunto gli occhioni e i lineamenti morbidi), ma anche
per le ridotte dimensioni e perché emettono un verso che ricorda il vagito dei bambini (quello che tipicamente fanno i neonati).
Studiare i galagoni può fornirci molte informazioni sull’evoluzione della nostra specie.
Queste proscimmie sono infatti primati ancestrali e alcuni
comportamenti, come le strategie riproduttive (che nel galagone sono
poliginiche, ovvero la strategia riproduttiva in cui un maschio si
accoppia con più femmine) e le strutture sociali potrebbero essere
quelle dei primati primitivi.
Mentre un tempo le proscimmie erano
considerate “primati inferiori”, oggi recenti ricerche hanno dimostrato
la complessità “di sistemi sociali in cui le strategie di foraggiamento
solitario non escludono altre forme di interazione tra i vari individui e
in cui i modelli di comportamento non risultano rigidi ma consentono un
elevato livello di variabilità”, si legge nel libro “La scimmia e il
cacciatore. Interpretazioni, modelli sociali e complessità
nell’evoluzione umana”, di Francesca Giusti.
(dalla rete).
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