Assenza
Appena ti ho lasciata,
vieni con me, cristallina
o tremante,
o inquieta, da me ferita
o colmata d’amore, come quando i tuoi occhi
si chiudono sul dono della vita
che senza cessa ti affido.
Amore mio,
ci siamo incontrati
assetati e ci siamo
bevuta tutta l’acqua e il sangue,
ci siam trovati
affamati
e ci siam morsi
come morde il fuoco,
lasciandoci ferite.
Ma attendimi,
conservami la tua dolcezza.
io ti darò anche
una rosa.
Pablo Neruda
da "I versi del Capitano"
nel fiore un messaggio preciso,
aprile sta finendo, ultimi sprazzi;
lo schizzo si completa in disegno
le mia mani riposano i fogli...
aprile sta finendo, ultimi sprazzi;
lo schizzo si completa in disegno
le mia mani riposano i fogli...
Tra i più famosi ritratti del Secolo
dei Lumi, quello eseguito dalla ritrattista personale di Maria
Antonietta – la pittrice di corte Elisabeth Vigée Le Brun, artista tra
le più attente ai dettagli nei suoi numerosi dipinti della sventurata
regina di Francia – rappresenta la perfetta iconografia del tempo,
riponendo nel gesto di stringere tra le dita questo fiore così elegante i
numerosi e contrastanti significati della rosa.
Le rose riprodotte nei ritratti della regina provenivano, tutte, dai giardini di Versailles, in particolare da Le Hameau, il romantico villaggio primitivo adiacente al Piccolo Trianon creato appositamente per la sovrana, dove potersi ritirare dalla vita di corte e dalla severa etichetta.
Qui sbocciavano diverse tipologie di rose a cespuglio, per lo più le rose centifoglie muscose e quelle galliche regalis.
Nel ritratto più famoso che Vigèe Le Brun fece a Maria Antonietta nel 1783, la regina cinge in una mano una di queste rose dalla forma antica, un’immagine che influenzò moltissimo la moda del ritratto femminile.
Ma, al di là della tipologia, l’effetto di una rosa stretta tra le dita – quasi come fosse un dono appena ricevuto o prossimo da consegnare – richiama, inevitabilmente, al sentimento amoroso, quasi a voler dire che si è innamorati.
Dall’enigmatica cortigiana di Anthony Van Dyck all’elegante gentiluomo con rosa all’occhiello di Pietro Longhi, dalla raffinata “Signora in rosa” di Giovanni Boldini alle impalpabili fanciulle di John William Waterhouse, l’arte racconta i sentimenti attraverso le rose, strette in mano, in segno di offerta o dono ricevuto. (dalla rete)
Le rose riprodotte nei ritratti della regina provenivano, tutte, dai giardini di Versailles, in particolare da Le Hameau, il romantico villaggio primitivo adiacente al Piccolo Trianon creato appositamente per la sovrana, dove potersi ritirare dalla vita di corte e dalla severa etichetta.
Qui sbocciavano diverse tipologie di rose a cespuglio, per lo più le rose centifoglie muscose e quelle galliche regalis.
Nel ritratto più famoso che Vigèe Le Brun fece a Maria Antonietta nel 1783, la regina cinge in una mano una di queste rose dalla forma antica, un’immagine che influenzò moltissimo la moda del ritratto femminile.
Ma, al di là della tipologia, l’effetto di una rosa stretta tra le dita – quasi come fosse un dono appena ricevuto o prossimo da consegnare – richiama, inevitabilmente, al sentimento amoroso, quasi a voler dire che si è innamorati.
Dall’enigmatica cortigiana di Anthony Van Dyck all’elegante gentiluomo con rosa all’occhiello di Pietro Longhi, dalla raffinata “Signora in rosa” di Giovanni Boldini alle impalpabili fanciulle di John William Waterhouse, l’arte racconta i sentimenti attraverso le rose, strette in mano, in segno di offerta o dono ricevuto. (dalla rete)
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