Sei qui, volteggia l’uccello del vento,
tu mia dolcezza e ferita, mio bene.
Sfuma la luce di antichi torrioni,
la tenerezza schiude i suoi sentieri.
La terra ora ci è patria. E ci inoltriamo
tra l’erba e tra le acque, dentro il bosco,
dal luccichio dei baci in questa vasca
a quello spazio in cui cadrà la lama.
“Dove siamo?” Perduti dentro il cuore
della pace. Qui, più nessun rumore.
Ma sotto scorza e fango, sotto pelle,
il sangue con la sua forza di toro,
che fugge, che ci rimescola e scrolla,
come sui campi i rintocchi sonori.
Philippe Jaccottet
da "Lo slancio del vento"
Traduzione di Fabio Pusterla
La formazione a V
prevede che un uccello voli al vertice e tutti gli altri lo seguano sistemandosi in un doppio schieramento, nel quale ciascun individuo vola con una traiettoria parallela a quello che lo precede, ma leggermente spostata verso l’esterno.
Questa disposizione viene adottata sia durante brevi spostamenti, sia per i trasferimenti migratori e viene scelta per ragioni aerodinamiche.
Solo così, infatti, ogni elemento dello stormo riesce a sfruttare i vortici generati dall'uccello che lo precede:
vortici che "risucchiano" l'uccello che vola dietro.
L’uccello che apre la formazione fa dunque più fatica degli altri, e per questo avviene un cambio periodico nel ruolo di apripista.
Non tutte le specie però scelgono questo tipo di volo, tipico per esempio delle oche e dei cormorani.
I passeriformi, uccelli più piccoli e leggeri, volano sparsi o a gruppi, e ciononostante sono tra quelli che compiono i più lunghi tragitti di migrazione.
(dalla rete, Fonte: Focus)
un inno alla natura, alla terra,
ci stiamo rovinando il futuro,
fingiamo che non sia vero, mentiamo
anche a noi stessi, ai nostri figli...
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