Le fronde, quando c'è vento, si muovono e frusciano suonando un ritornello infinito.
E' la pace del mondo, la natura che cerca di porci domande e di darci risposte e noi non riusciamo a sentirla, udiamo solo quello stormire che ci pare fruscio, non parola.
Le fronde, quando ci parlano, ci dicono cose che mai non sapremmo, ci raccontano i sogni che viviamo di notte ma non ricoerdiamo ci sussurrano amori lontani e perduti, ci inebriano aliti di fiato e nel terso si può sprofondare come impotenti naufraghi in balia del mare.
Le fronde ci parlano e noi che ascoltiamo confondiamo i ricordi, i riflessi del raggio di luce che appare e scompare e ci si sente diversi, più soli ma anche sereni.
ALLE FRONDE DEI SALICI
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E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento
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Salvatore Quasimodo
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Al gioco del vento le fronde rispondono col canto della terra e dei giorni che vanno a creare stagioni e passaggi; le fronde nel bosco agitano le anime dei passi degli uomini e le riportano al senso della vita, dell'esistenza senza fare trambusto o creare disagio, in modo sommesso nel rispetto del silenzioso rumore di boschi e foreste. Molto spesso è lì in quell'attimo che capisco di essere vivo.
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