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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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sabato 25 aprile 2009

Il Partigiano GINO (Angelo Zanoni)

Della morte di Angelo Zanoni due sono le versioni pubblicate dalla stampa; una sull' organo repubblichino Regime Fascista, l'altra del Nuovo Torrazzo che nel Settembre del 1945 riaffermò la verità riportando prima il testo del foglio di regime, poi la versione reale come riproposto:

Angelo Zanoni
dal Nuovo Torrazzo del 16 settembre 1945

"Nella giornata di Sabato, un milite del Comando plotone di crema della GNR, trovandosi in servizio ad Izano, veniva a conoscenza che un disertore, da tempo ricercato, era giunto in famiglia. il milite si presentava subito all'abitazione del ricercato, Angelo Zanoni di Marco, dellka classe 1921, e lo invitava a seguirlo. Ne seguiva unqa colluttazione. Il Zanoni, atterrato e ferito il legionario contro un mobile della cucina, si dava alla fuga. Il milite inseguiva il disertore, al quale intimava parecchie volte il fermo, sparando in aria contemporaneamente quattro colpi di pistola. Rimaste inutili le intimazioni, l'inseguitore faceva fuoco sul fuggitivo, colpendolo alla reguione scapolare destra. Il Zanoni è stato trasportato all'ospedale maggiore di Crema, dove trovasi ricoverato con prognosi riservata."

Così il Regime Fascista del 20 Marzo 1945. cronaca casalinga che ha profondamente disgustato la popolazione che era a conoscenza dei fatti, come realmente sono accaduti. Ristabiliamo perciò la verità.
Innanzitutto i militi scesi per procedere all'arresto erano quattro. Due si sono fermati in cortile nascosti da una catasta di legna, e due si sono presentati in casa. Il Zanoni all'intimazione di seguirli non oppose alcuna resistenza, però, giovane audace e coraggioso, approfittando di un momento di distrazione dei militi, infila la porta e via velocemente verso il cancello. Appena fuori, si accorge dell'imboscata, ma ormai è troppo tardi e tenta il tutto per tutto.
I militi gli sparano addosso parecchi colpi ferendolo gravemente al polmone (sprandogli alla schiena...ndr). Ciò nonostante il Zanoni riprende la corsa per guadagnare la via dei campi ma, dopo un centinaio di metri, stramazza esausto. Uno dei feritori, che erano sopraggiunti sparando,, vedendo che il ferito tenta di rialzare la testa invocando la madre, gli spara addosso altri colpi, ferendo al basso ventre e, per colmo di malvagità, lo schiaffeggia. Poi alla madre angosciata che vuol soccorrere il figlio intima con le armi di allontanarsi.
Non occorrono commenti.
Del resto Gino ha subito perdonato, e la giustizia ha già assolto il suo compito.
In seguito il Zanoni, trasportato all'ospedale maggiore di Crema, vi rimase degente per 21 giorni, nella lotta atroce del fisico resistente che non voleva soccombere al male.
Ma anche nei momenti di spasimo, lo spirito di Gino è sempre stato vivo, sereno, allegro. A me, un giorno che ero andato a trovarlo, disse: "Vedi, non sono ancora morto...Sono duro, io, a morire!...Però...anche se muoio non me ne importa niente, sono già preparato. La mia forza è tutta in Lui..." E guardò sereno e fiducioso il Crocefisso della sala.
Il solo dispiacere per lui era di dover abbandonare la famiglia, che sapeva bisognosa d'aiuto. E mi parlò a lungo, serenamente e con un'ammirabile forza d'animo della morte, della sua carriera e dei suoi ideali infranti! E concluse: "succederà quel che Dio vorrà!"
A nulla valsero le cure dei medici e le preghiere dei famigliari e degli amici.
Egli oggi dal cielo certamente benedice e protegge i suoi compagni sorti a combattere per la santa Causa. Se Gino fosse ancora vivo, sicuramente sarebbe stato uno dei primi a prendere le armi per la conquista della libertà...Invece venne atterrato quasi alla viglia dell'azione e con lui caddero i suoi nobili propositi.
Ancora una volta ci stringiamo commossi e solidali intorno alla sua eroica figura ed assicuriamo che il ricordo di Gino non perirà. A monito di noi sopravvissuti.
G.T.


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