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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 10 aprile 2024

Poesia e riflesso

La bocca bianca è socchiusa,
ineguale il respiro affannato,
e sul mio petto tremano i fiori
dell’incontro che non c’è stato.

Anna Achmatova

Inaspettati silenzi intercalano
sospiri giovanili fatti di nulla;
le intenzioni scemano, sole,
in attesa di un piccolo gesto...

martedì 9 aprile 2024

Protocollo cittadino #117 (Stanchezza)

Stanchezza
 
Il fiato mi manca e respiro
attimi di vicendevole di vita;
un messagio in laconico glifo
avvicina il pensiero al nulla.
Vorrei non essere stupito..!

Gujil 
 
Stanchezza è il termine che viene utilizzato per descrivere una situazione in cui una persona sente le proprie energie psicofisiche diminuite (dalla rete).

lunedì 8 aprile 2024

Protocollo cittadino #116 (Mattutino)

Eva Gonzales
"Risveglio mattutino"
Mattutino

Silenzio e luce in cucina,
la tazza di caffè mi aspetta,
mi gocciola il senso perduto
dei giorni passati, rimpianto
mattutino, la sera è lontana...

Gujil
 
 
Mattutino
 
Nella tradizione di preghiera della Chiesa cattolica, Mattutino è il nome che si dà nel Breviario a un'ora dell'Ufficio divino. 
Nella Liturgia delle Ore pubblicata dopo la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II è stato sostituito dall'Ufficio delle letture.  
Tuttavia, alcuni ordini religiosi monastici mantengono la dicitura "mattutino".
(da wikipedia)

domenica 7 aprile 2024

Importanza del silenzio

Il silenzio è un elemento che appartiene all’ambito della comunicazione. Sebbene molte persone siano convinte che i silenzi siano soltanto spazi vuoti nell'area della comunicazione, in realtà essi hanno un significato che va spesso ricercato, svelato e compreso nei suoi intenti che spesso sono accompagnati da una fisicità che esprime quel qualcosa che spesso può essere indicibile.

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorietate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.

Alda Merini

Nel silenzio incredulo gioco
le parti di chi ancora si esprime
in scaramantiche versioni del dopo
intento a perdurare mi osservo...
 
I silenzi sono spazi necessari perché ci sono situazioni nel coro vita che non predispongono o sono imbarazzanti all’uso della parola. In certi casi le parole rissciano di assumere una valenza ed una dimensione ridicola rispetto all’intensità emotiva della situazione nella quale vengono dette. Meglio un silenzio profondo che si cariche di mimiche facciali o corporali inequivocabili.

sabato 6 aprile 2024

La vita, una giostra?

Ritorno

Se di nuovo si libra per le vie
la giostra dei colori,
per accoglierti il tempo
trova un giusto sereno
e l’oro dell’aria
e la fermezza del verde.
Ogni strada t’insegue
e ancora vinci
– primavera e sorpresa –
il tardo immaginare che mi svia.
Ai gesti, alla voce perduta
vedrò volgersi gente,
al pieno e calmo andare
che l’identico cuore mi urta
e getta a una marcia
di tamburi sinistri.

Vittorio Sereni 

Con il termine giostra oggigiorno si identifica un'attrazione per bambini presente nei luna park o nelle grandi aree all'aperto, solitamente situate nelle piazze delle città. Nella versione più antica, consisteva in una piattaforma ruotante su di un asse verticale sulla quale venivano montati dei cavalli di legno, ma anche altri generi di animali come cani, gatti, maiali ecc., sulle cui selle prendevano posto i bambini. Un sistema meccanico dava spesso la sensazione che il cavallo galoppasse, ricreata dall'oscillazione, in senso longitudinale, del cavallo stesso. Quelle più complesse potevano avere i cavalli disposti su più livelli (da wikipedia).

La giostra del vivere gira
e noi cavalchiamo animali
che cambiano coll'incidere
di luci più o meno soffuse...

venerdì 5 aprile 2024

Ipsililla

32

Ti prego, mia dolce Ipsililla,
amore mio, cocchina mia,
invitami da te nel pomeriggio.
Ma se decidi cosí, per favore,
non farmi trovare la porta già sprangata
e cerca di non uscire, se puoi,
restatene in casa e preparami
nove scopate senza mai fermarci.
Se ne hai voglia, però, fallo subito:
sto qui disteso sazio dopo pranzo
e pancia all'aria sfondo tunica e mantello.

Publio Valerio Catullo 

Ipsililla 
era quella cara, quella graziosa fanciulla (probabilmente anche un pò facile), non di severe virtù, ma tanto piacevole, tanto arrendevole che Catullo chiamava «pupattola, bambolina mia»

Esagerazioni palesi nei voglio
stingono comparse ed attori;
simulacro di irreale scenario
il desiderio si inceppa e sorride...

giovedì 4 aprile 2024

Filmato, poesia e riflesso tra rimpianti e rimorsi

Il rimorso si differenzia dal rimpianto perché rappresenta un senso di colpa per qualcosa che è successo o è stato fatto nel passato, e del quale ci si pente. Rimorso deriva etimologicamente da re-mordere, cioè mordere di nuovo
E infatti questa sensazione è legata a qualcosa che proviene dal passato e torna nella menta a mordere, come un tarlo.
Si tratta di quel processo della coscienza che fa emergere un senso di colpa profondo relativo a qualcosa che si è fatto.  
Il rimorso è collegato quindi anche al concetto di pentimento, oltre che a vergogna e imbarazzo.
 

Un rimorso O il tetro Palazzo Madama...
la sera... la folla che imbruna...
Rivedo la povera cosa,

la povera cosa che m’ama:
la tanto simile ad una

piccola attrice famosa.

Ricordo. Sul labbro contratto
la voce a pena s’udì:
«O Guido! Che cosa t’ho fatto
di male per farmi così?»

II.

Sperando che fosse deserto
varcammo l’androne, ma sotto
le arcate sostavano coppie

d’amanti... Fuggimmo all’aperto:
le cadde il bel manicotto

adorno di mammole doppie.

O noto profumo disfatto
di mammole e di petit-gris...
«Ma Guido, che cosa t’ho fatto
di male per farmi così?»

III.

Il tempo che vince non vinca
la voce con che mi rimordi,
o bionda povera cosa!

Nell’occhio azzurro pervinca,
nel piccolo corpo ricordi

la piccola attrice famosa...

Alzò la veletta. S’udì
(o misera tanto nell’atto!)
ancora: «Che male t’ho fatto,
o Guido, per farmi così?»

IV.

Varcammo di tra le rotaie
la Piazza Castello, nel viso
sferzati dal gelo più vivo.

Passavano giovani gaie...
Avevo un cattivo sorriso:

eppure non sono cattivo,

non sono cattivo, se qui
mi piange nel cuore disfatto
la voce: «Che male t’ho fatto,
o Guido per farmi così?» 
 
Guido Gozzano 
 
È peggio essere tormentati 
da rimorsi o da rimpianti?
 
 Sotteso a un cuore serio
rimorde un pensiero vicino;
i lidi approdati si tingono
di colori tristi e lontani...
 
Probabilmente da entrambi, perché queste due sensazioni ci riportano a un passato che ci provoca vergogna o sensi di colpa. Ma nella vita sono quasi inevitabili: la maggior parte delle persone sostiene di avere almeno un rimorso o un rimpianto, qualcosa che avrebbero voluto affrontare in maniera diversa.
Dal punto di vista della psicologia, i rimorsi potrebbero essere meno negativi, perché, come tutte le esperienze della vita, si possono considerare come delle lezioni. Dai rimorsi si può imparare qualcosa, su se stessi e sugli altri, inoltre ci fanno provare un senso di colpa anche per qualcosa che abbiamo potuto causare agli altri, sviluppando la nostra empatia e convivenza con le persone (dalla rete).

mercoledì 3 aprile 2024

Uccellino delle buone notizie (Sfinge del galio)

Sfinge del galio
(Macroglossum stellatarum - Linnaeus, 1758)
 
La sfinge del galio è un lepidottero appartenente alla famiglia Sphingidae, diffuso in Eurasia e Nordafrica.
E' conosciuto anche col nome di fiutola, farfalla sfinge o sfinge colibrì. 
Alcuni la chiamano anche l’uccellino delle buone notizie.

L'uccellino delle buone nuove

O cattivo uccellino delle belle nuove,
che prendi per un fiore la mia testa
e le giri continuamente intorno
col tuo dolce ronzio di buon augurio e di festa,
va via! non ti credo più.
Ho sperato, ogni volta,
che giungesse qualche felicità :
fu sempre un nuovo più crudo dolore,
un disinganno amaro di più.
Tu non ne hai colpa, povero uccellino.

Ha colpa delle rose il giardino,
la notte delle lucciole e delle stelle?
Forse era veramente in viaggio
con tante cose belle,
ma sempre per la via si smarrì. 

Corrado Govoni

La sfinge colibrì passa con estrema rapidità da un fiore all'altro senza mai posarsi: resta in volo librato su di essi per pochi secondi battendo velocemente le ali ad una frequenza di 70-80 volte al secondo, al pari dei colibrì più piccoli e protendendo la lunga spirotromba verso i fiori per succhiarne il nettare, analogamente ai colibrì.  
Ha abitudini diurne e crepuscolari.
Se un cattivo presagio palesa
lo star in ansie anguste e feroci
riecco il sole al tramonto, rosa
e i monti nascondono ombre... 
 
Le ali anteriori sono brune, attraversate da ondulate linee nere, mentre quelle posteriori sono arancioni orlate di nero. L'addome è piuttosto ampio, terminato da una breve coda a ventaglio. L'apertura alare è di 45–100 mm e fino a 200mm, la falena può raggiungere una lunghezza da 4 a 6 centimetri.
Vola nei mesi caldi dell'anno e si posa solo per riposare dopo il crepuscolo, ben nascosta dalla vegetazione, coprendo con le ali anteriori le posteriori e lasciando scoperto l'addome.
(da wikipedia).

martedì 2 aprile 2024

Catene!

caténa
s. f. [lat. catēna]
-TRECCANI-
Mezzo di collegamento e di unione fatto di più anelli di ferro o d’altro metallo passati l’uno dentro l’altro, che serve per tener saldamente legate cose, animali, persone, per tener sospesi oggetti pesanti, o per altri usi: la c. dell’ancora; la c. del cane; la c. dello schiavo, del prigioniero.

Catene

Signore, tu venisti con catene
pesanti, come un despota. Sapevi
ch'io invocavo per me quelle sì grevi
che lunga impronta il polso ne mantiene.

– Signore, – io allor ti dissi, – un qualche bene
per questa dura servitù mi devi.
E un riso schernitore tu ridevi,
come chi vuol negar, ma si trattiene.

Già m'avvinceva e mi turbava l'ombra
dinanzi a cui la fuga è salutare,
tanto di dubbi e di viltà c'ingombra.

Ma io le spalle per fuggir non volsi,
il despota affrontai, vidi cerchiare
di sue catene i miei febbrili polsi.

Amalia Guglielminetti

Mani legate, bloccate, ferme,
catene nel cuore costretto
a gemere di lamenti sordi;
siamo prigionieri del fato...
 
In locuzioni e frasi figurate, è simbolo di schiavitù, di soggezione o di vincolo in genere: il matrimonio è una c.; tenere uno a c. o alla c., tenerlo in rigida soggezione; avere la c. al collo, essere schiavo della volontà altrui; uscire di catena o di catene, sciogliere la c., spezzare le c., riacquistare la libertà, l’indipendenza, scuotere il giogo dell’asservimento politico; rodere o mordere la c., struggersi di dispetto o di rabbia per non potersi liberare da una dura soggezione. Con più particolare riferimento a relazione amorosa: Perché taccia il rumor di mia catena, Di lagrime, di speme e d’amor vivo (Foscolo).

lunedì 1 aprile 2024

Angelo!

Ancor ti vedo
(a A.G.)

Ancor ti vedo risalir le strade
che un tempo ti furono care,
ancor ti scorgo nella calca assorta
porre il senso giusto al tempo.
 
Nell'insidiare sogni sento
che sei presente ancora
con voce ferma richiami
i cari, le cose, i vivi...
 
 Anonimo
del XX° Secolo
 Poesie ritrovate