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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 28 maggio 2013

Malattia

La malattia (o male),  è un complesso di fenomeni che si instaurano in un organismo vivente quando una causa qualsiasi alteri l’integrità strutturale delle sue parti oppure ne faccia deviare il funzionamento in senso dannoso. Si può dire che la m. è una caratteristica degli organismi viventi, così come lo è la capacità di mantenere costante, attraverso complessi meccanismi regolatori, il proprio equilibrio anatomico e funzionale, sottoposto a continui stimoli provenienti dal mondo esterno e interno all’organismo stesso, tendenti ad alterarne le varie funzioni.L’insorgenza della m. dipende non tanto dalla natura dello stimolo, quanto piuttosto dall’intensità e dal modo, oltre che dalla reattività dell’organismo che lo subisce.La fine della m. può essere la morte dell’organismo, o della parte interessata, oppure la guarigione. Non di rado, però, la m. lascia nell’organismo un danno permanente, uno stato patologico che non si modifica più. Lo stato patologico può derivare anche da una m. congenita, legata a disturbi intervenuti nel corso dello sviluppo intrauterino o ad anomalie genetiche di carattere ereditario.La scienza che studia le malattie è la patologia, e un settore importante di questa è l’eziologia, che ha per oggetto i fattori o le cause di m. Questi possono provenire dall’ambiente esterno (fattori estrinseci) o essere insiti nell’organismo (fattori intrinseci): i fattori estrinseci, a loro volta, possono essere inanimati oppure viventi.Nel realizzarsi della m. una parte importante spetta alle condizioni dell’organismo ogni individuo reagisce in modo proprio all’azione delle cause di m.: vi sono soggetti in cui un determinato agente patogeno non provoca alcun effetto all’opposto vi sono soggetti predisposti a certi stimoli che ammalano con maggior facilità. Le differenze vengono da vari fattori: età, sesso, razza, ambiente, abitudini di vita, alimentazione, condizioni di lavoro, costituzione individuale.Quest’ultima è probabilmente la più importante: vi sono delle varianti particolari della costituzione, dette diatesi, che sono proprio caratterizzate da un’abnorme predisposizione dell’organismo verso una m. o un gruppo di malattie tra loro affini. Infine numerose malattie sono legate ad alterazioni del patrimonio genetico dell’individuo, per la presenza di geni patologici, e vengono trasmesse ereditariamente.Lo studio delle alterazioni che la m. comporta nella struttura e nelle funzioni dell’organismo è argomento della anatomia patologica e della fisiopatologia. Le varie modificazioni anatomiche e funzionali determinate dalla m. si manifestano con la comparsa di sintomi il cui studio è oggetto della semeiotica e della clinica. I sintomi vengono definiti soggettivi quando si riferiscono ai disturbi avvertiti dal paziente, oggettivi quando invece vengono rilevati dal medico attraverso l’esame obiettivo oppure con indagini di laboratorio e strumentali. Attraverso lo studio dei sintomi il medico arriva a identificare la m. in gioco e a prevederne, entro certi limiti, la possibile evoluzione. Le varie malattie vengono in genere classificate tenendo conto dell’organo colpito, della causa, del tipo di alterazione anatomica provocata, dell’evoluzione.La classificazione delle malattie è definita nosologia essa nel corso dei tempi ha subito continue modificazioni, in rapporto con l’approfondimento delle conoscenze scientifiche e con il perfezionamento dei metodi di indagine.







brucio di sonno
all'alba, al tramonto,
gli occhi stancano
un viso invecchiato...







La mia malattia

I
L'altr'anno, ero malato, ero lontano,
a Messina: col tifo. All'improvviso
udivo spesso camminar pian piano,
a piedi scalzi. Era Maria, col viso
tutt'ombra, dove un mio levar di ciglia
gettava sempre un lampo di sorriso.
A volte erano i morti, la famiglia
nostra... Io pian piano mi sentia toccare
il polso, e sussurrare: - Oh! la mia figlia!
sola! con nulla! con di mezzo il mare! -
II
Quelle sere, Maria non, come suole,
pregava al mio guanciale, co' suoi lenti
bisbigli, con le sue dolci parole:
dolci parole dette per gli assenti
al buon Gesù, dette per me: preghiere
perché in pace riposi e m'addormenti.
Prega, e vuol ch'io ripeta. Quelle sere,
nulla, o diceva: "Dormi, ch'hai la voce
debole; è meglio ora per te tacere,
dormire; fatti il segno della croce".
III
Io pensava: - Ma dunque ella non crede
più, tanto? Che sarà della sua vita,
un vilucchio avvoltato alla sua fede? -
E pensando, alla mente illanguidita
io richiamava le devozioni
già dette con le mie tra le sue dita.
E ricordai che tra quei fiochi suoni
che a un Angiolo bisbiglia che li porti
su, c'era il Requiem; c'era anche: Vi doni
nostro Signore eterna pace, o morti!
IV
Morti che amate, morti che piangete,
morti che udivo camminar pian piano
nella mia, nella sua stanza a parete:
che sempre in dubbio d'aspettare in vano
sempre aspettate con pupille fisse,
come il mendico, tesa ch'ha la mano,
quelle preghiere; oh! sì, Maria le disse,
quelle preghiere, ma da sé, ma ebbre
di pianto, ma di là... che non sentisse
suo fratello, che aveva alta la febbre...

Giovanni Pascoli
da I canti di Castelvecchio

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