...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

martedì 17 gennaio 2012

Riflesso in poesia descritto da un quadro

MELANCONIA DELLA SERA

- Il bosco che smorto si distende -
e ombre sono a lui d'intorno, come siepi.
La fiera esce tremando dal nascosto,
mentre un ruscello scivola tutto lieve

e felci segue e antiche pietre
e argenteo splende tra intreccio di fogliame
e presto lo senti in voragini nere -
che forse già splendono le stelle.

Il piano oscuro sembra smisurato,
sparsi villaggi, palude e stagno,
e qualcosa ti appare come un fuoco.
Uno splendore freddo guizza per le strade.

Nel cielo si avverte un movimento,
un esercito di uccelli selvatici migrano
verso quei paesi belli, diversi.
Sale e discende il moto del canneto.

Georg Trakl


BORSA Emilio, Milano, sera invernale
  
nel gelo raccolgo il mio fiato
che in cristalli sottili rapprende
e mi aggiusto nel bavero il volto;
in un brivido lungo rivedo
conchiglie rotte e risacca;
è la mia voglia di mari lontani...

lunedì 16 gennaio 2012

Arturo Onofri

Poeta, nato a Roma nel 1885, vi morì nel 1928.
La sua opera fu influenzata dal simbolismo e dalle dottrine teosofiche.
In un primo momento nella sua poesia predominano influssi del Crepuscolarismo, del Pascoli e del D’Annunzio; successivamente si avvicinò alle esperienze dell’Ermetismo.Nel 1927 iniziò a pubblicare la prima delle cinque parti del Ciclo lirico della Terrestrità del sole, Terrestrità del sole; dell'anno successivo, 1928, è la raccolta intitolata Vincere il drago. Le altre tre parti del ciclo uscirono postume: Zolla ritorna cosmo nel 1930, Suoni del Gral nel 1932, Aprirsi fiore nel 1935. Simili a melodie rapprese in mondo, del 1929, sono 33 poesie che, nelle intenzioni dell'Autore, avrebbero dovuto far parte di Aprirsi fiore. Tutte le pubblicazioni postume furono edite per la cura della moglie di Onofri, Bice. L'intero Ciclo lirico è preceduto sia dalla raccolta poetica intitolata Le trombe d'argento, sia dal saggio poematico che ne illustra le prerogative intitolato Nuovo rinascimento come arte dell'io, 1925. Allo stesso anno risale la composizione di quasi tutte le liriche della prima raccolta del ciclo e di parte della seconda, in seguito riviste.Prima della sua morte riordinò cronologicamente il diario, sul quale annotava pensieri e riflessioni, suddividendolo in Selva (1909-1910), Pandaemonium (1910-1913) e Pensieri e teorie (1915-1928).
Fu tra i fondatori di «Lirica» (1912) e collaborò a «La Voce» fra il 1914 e il 1917.
Poesia: Liriche (1907), Poemi tragici (1908), Canti delle oasi (1909), Disamore (1912), Liriche (1914), Orchestrine (1917), Arioso (1921), Le trombe d’argento (1924), Terrestrità del sole (1927), Vincere il drago! (1928), Simili a melodie rapprese in mondo (1929), Zolla ritorna cosmo (1930), Suoni del Gral (1932), Aprirsi fiore (1935), (dalla rete).

Nella tua siepe c’era l’universo

O mia piccola casa di provincia
ove memorie semplici ma care
si ravvivano intorno al focolare
per colui che ritorna e ricomincia

un interrotto sogno di dolcezza;
o mia tepida casa, io ti ritrovo
come una volta in questo aprile novo,
e sempre verde il rosmarino olezza.

Son nidi ancora sotto le tue gronde,
e, nell’orto, i bei ciuffi appena in fiore
della menta e del timo hanno un odore
che all’effluvio dell’anima risponde.

Caro è il murello con le vecchie crepe,
di dove, un giorno, uscivo di soppiatto
a fischiare ai ramarri o stavo quatto
a spiar la tagliola sulla siepe!

Che stupore, che gioia di scoperte
balenavano in te, mia casa, ogni alba!
Ancora sconosciuta era la scialba
nebbia che grava il mondo fatto inerte.

Ma tu sei sempre quella; è in me ch’è morto
il dolce tempo, come son diverso!
Nella tua siepe c’era l’universo,
ed ora non c’è più che un muro e un orto.

Arturo Onofri

domenica 15 gennaio 2012

Armando Spadini

Autoritratto
Armando Spadini (Firenze, 29 luglio 1883 – Roma, 31 marzo 1925) è stato un pittore italiano e uno dei rappresentanti della cosiddetta Scuola Romana.
Biografia [modifica]Lavora come ceramista a Firenze e, dal 1900, frequenta la Scuola Libera del Nudo dell'Accademia di belle arti dove conosce Ardengo Soffici e Adolfo De Carolis. Nel 1902 viene introdotto alla rivista "Leonardo" ricca di suggestioni simboliste. Nel 1906 partecipa alla LIX Esposizione annuale della Società delle Belle Arti di Firenze.
Nel 1910 si trasferisce a Roma dove si dedica al ritratto e alle vedute cittadine. Nel 1913 partecipa alla Prima Esposizione internazionale della Secessione e replica l’esperienza alle edizioni successive, alla quarta delle quali il Comune di Roma acquista un’opera (1916).
Dopo la Prima guerra mondiale attraversa un periodo difficile ed è osteggiato dalla rivista "Valori Plastici" che lo considera un conservatore. La sala personale riservatagli alla XIV Esposizione Internazionale d'arte della città di Venezia del 1924 segna il superamento dell’ostilità e la definitiva consacrazione della sua pittura.
Nel Parco di Villa Borghese, 1915-1920 ca. (Fondazione Cariplo)La moglie in abito da sposa (Torino, Galleria d'Arte moderna);
Bimbi Nudi
Mosè (Milano, Galleria d'Arte Moderna);
Bambini e pesci;
Bambini con frutta;
La famiglia a Villa Borghese;
La servetta
M. Fagiolo Dell'Arco, Scuola romana: pittura e scultura a Roma dal 1919 al 1943, Roma, De Luca, 1986.
Antonella Crippa, Armando Spadini, catalogo online Artgate della Fondazione Cariplo, 2010, CC-BY-SA (fonte per la biografia).
M. Fagiolo Dell'Arco, Scuola romana: pittura e scultura a Roma dal 1919 al 1943, Roma, De Luca, 1986
M. Fagiolo Dell'Arco, Valerio Rivosecchi, Emily Braun, Scuola romana. Artisti tra le due guerre, Milano, Mazzotta, 1988
Scuola romana, catalogo della mostra, a cura di M.Fagiolo e V.Rivosecchi, con la collaborazione di F.R. Morelli, Milano 1988
G. Castelfranco, D. Durbe, La Scuola romana dal 1930 al 1945, Roma, De Luca, 1960
Roma sotto le stelle, catalogo della mostra. Sezione arti visive, a cura di N. Vespignani, M. Fagiolo, V. Rivosecchi, collaborazione I. Montesi, Roma 1994
Catalogo generale della Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea, a cura di G. Bonasegale, Roma 1995 (da wikipedia).


Bambini che studiano
Armando Spadini. Intimismo e luminosità(Luca Ceccarelli).
Era un artista ben inserito nell'ambiente culturale toscano del primo Novecento, amico di Papini, Cecchi, Borgese e Prezzolini. Collaborava con le sue xilografie al Leonardo. Ungaretti, che ne era anch'egli amico personale, definì Armando Spadini "pittore del trionfo della luce". Infatti, pur essendo legato alla tradizione toscana dei macchiaioli, Armando Spadini subì in profondità il fascino dell'Impressionismo francese, con la sua attenzione per movimenti che sono soprattutto di luce, prima ancora che di colore e di materie. E' un'attenzione che si coglie molto bene in un quadro come Giovinetti che si bagnano sulla riva di un fiume, del 1909, che gli fa ottenere il Pensionato artistico, dopo che già nel 1900, a soli 17 anni, aveva partecipato ad un concorso indetto dalla casa Alinari per illustratori della Divina Commedia, in cui vinse un secondo premio, presentando un'illustrazione per il canto XIII dell'Inferno più sognante e allucinata di quelle di Gustave Dorè.
L'edera nel bosco a Villa Borghese
Nel 1910 si trasferì con la moglie a Roma, dove andò ad abitare a via di Ripetta, attraversando un periodo di profonde difficoltà economiche, finchè nel 1913 non giunse a Roma anche lo scrittore Emilio Cecchi, che andà a collaborare a La Tribuna, uno dei più prestigiosi periodici romani di cultura e di costume, e introdusse Spadini negli ambienti del Caffè Aragno. Quest'ultimo, che oggi non è che un anonimo bar, all'epoca era il luogo di ritrovo dei più noti letterati e artisti romani.
Tra il ?13 e il ?17 Spadini espose alcuni suoi quadri alle mostre della Secessione Romana. La Secessione fu un evento di enorme rilevanza nel panorama provinciale dell'arte italiana.
Vi parteciparono perfino uno scultore come Rodin, e pittori come Cèzanne, Matisse, Munch, Klimt. Due quadri di Spadini vennero acquistati dallo stato (Le bagnanti e l'Armida), e uno dal Comune di Roma (Sotto la pergola). Anche se nel caso dell'Armida il soggetto è tratto dal poema di Tasso, la pittura di Spadini in questo periodo conserva uno sfondo intimistico e una profonda solarità. Nel frattempo, dopo un breve periodo di servizio militare nella Prima guerra mondiale, fu riformato per via di una nefrite cronica che non lo lasciò più per il resto della sua breve vita. Andò a stabilirsi in una villetta ai Parioli, che divenne meta abituale di visite da parte dei suoi amici, Cecchi, Vincenzo Cardarelli, Ungaretti, il pittore Giorgio De Chirico.
Galli e galline
L'adesione di Spadini alla poetica pittorica impressionista non è acritica, da epigono. Il suo legame con la tradizione italiana, come si è detto, resta forte, e altrettanto lo è la sua attenzione verso ciò che si muove nell'arte italiana contemporanea. Questa attenzione lo porta ad esporre, nel 1922, insieme al gruppo che si raccoglie intorno alla rivista Valori plastici, che rivendicava, accanto all'importanza della rivoluzione impressionista di Monet, Rènoir e compagni, e a quella della scuola simbolista, l'importanza della pittura come manufatto, in cui restava essenziale il pittore come artigiano, e l'importanza dei valori di plasticità e della geometria, che spinse questi artisti a riscoprire la grande pittura umanistica del Quattrocento (basti ricordare la rielaborazione, da parte di De Chirico, di modelli come Piero della Francesca e il Perugino).
La svolta nella pittura di Spadini, che lo porta alla pittura di tele più impegnate, è testimoniata già qualche anno prima in un quadro come la Maternità, del 1918, in cui questo soggetto viene rivisitato al di fuori degli schemi tradizionali dell'iconografia, o in Bambini che leggono, di una luminosità più raccolta ed intimistica, che verrà stampato su una delle facce delle banconote da mille lire che entrarono in corso nel 1990. Lìultima esposizione a cui partecipò fu la Biennale di Roma del 1924, ormai da artista affermato e stimato. L'anno dopo si spense, a soli 42 anni.
Autodidatta, non coltissimo, forse, ma sensibile alle suggestioni del preraffaellismo e dell�impressionismo, Armando Spadini rimase per lunghi anni dopo la sua morte un punto di riferimento importante per i pittori delle generazioni più giovani, almeno fino a quando, nei decenni del secondo Dopoguerra, non presero il sopravvento tendenze a carattere più intellettualistico che declassarono l'opera di Spadini come troppo intimistica e legata al quotidiano (dalla rete).


sabato 14 gennaio 2012

Frammento

Un relitto viene considerato quanto rimane di una nave dopo l'affondamento (naufragio) o l'arenamento a seguito di guasto, incidente o azione di guerra in mare.
Esistono anche relitti spaziali costituiti da satelliti artificiali abbandonati e altri rottami in orbita intorno alla Terra, spesso catalogati come detriti spaziali o con l'equivalente inglese space debris.
La terminologia comune, generalmente utilizzata tra chi si occupa di relitti, di navi sommerse e /o perdute è la seguente:
Si intende per relitto aeronavale una nave o un mezzo aereo di cui su conosce con sicurezza la presenza sul fondale, pur non conoscendo con estrema sicurezza le coordinate geografiche della sua posizione. Nel caso di relitti navali, il nome da attribuire al relitto è il nome della nave al momento dell'affondamento e non quello al momento del varo (dalla rete).



feroci istantanee fissano
le rive di un mare assolato,
cosparse di erranti sfiniti;
un torrido vento raggela
le anime stupide insorgono
e urlano insieme la rabbia;
io, contratto e ribelle mi siedo
e rimiro orizzonti sfocati
e relitti del tempo arenati...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

venerdì 13 gennaio 2012

Rime Nuove

Nella raccolta Rime nuove (1861-1887), che è preceduta da un Intermezzo, si colgono gli echi e i motivi di Hugo, von Platen, Goethe, Heine, Baudelaire e Poe. In essa i contenuti e le forme derivano in gran parte dai precedenti scritti ma maggiormente approfonditi e maturi.
Tra i temi che emergono nelle Rime nuove un posto rilevante è assunto dal culto del passato e delle memorie storiche dove il sogno della realizzazione di una società egualitaria e liberale si avverte soprattutto attraverso l'esaltazione dell'età dei comuni che vengono presi come esempio di sanità morale e di vita civile.
Un altro esempio preso dal Carducci di espansione democratica è la Rivoluzione Francese che viene rievocata nei dodici sonetti del Ça ira.
Accanto al sogno, sul piano storico, di un popolo libero e primitivo, corrisponde sul piano sentimentale quello di una infanzia libera e ribelle che si riversa sul paesaggio maremmano, come nel caso del sonetto Traversando la Maremma toscana, uno forse tra i più belli e noti del poeta. Anche "pianto antico" è molto significativo (dalla rete).
Sicuramente in questa raccolta il poeta raggiugne la sua maturità.



Qui regna amore

Ove sei? de' sereni occhi ridenti
A chi tempri il bel raggio, o donna mia?
E l'intima del cor tuo melodia
A chi armonizzi ne' soavi accenti?

Siedi tra l'erbe e i fiori e a' freschi venti
Dài la dolce e pensosa alma in balía?
O le membra concesso hai de la pia
Onda a gli amplessi di vigor frementi?

Oh, dovunque tu sei, voluttuosa
Se l'aura o l'onda con mormorio lento
Ti sfiora il viso o a' bianchi omeri posa,

È l'amor mio che in ogni sentimento
Vive e ti cerca in ogni bella cosa
E ti cinge d'eterno abbracciamento.

Giosuè Carducci

giovedì 12 gennaio 2012

Baciarsi in poesia (e non solo)

Non è proprio come una pillola di ansiolitico, ma quasi. Il bacio, quello vero, cioè quello definito come «un comportamento in cui «un uomo e una donna si toccano le labbra e si lasciano andare in un contatto bocca-a-bocca (aperta) come segno di accettazione e di affetto» (la definizione è di Wendy Hill, del Lafayette College di Easton, Pennsylvania, che, evidentemente, prevede soltanto situazioni “standard») provoca nel cervello un effetto anti-stress. Al congresso annuale dell’American Association for the Advancement of Sciences in corso a Chicago non poteva mancare, a cavallo del giorno di San Valentino, un accenno al tema, ma in termini rigorosamente scientifici (e di evoluzione visto che l’argomento di quest’anno è proprio legato all’evoluzione dell’uomo a duecento anni dalla nascita di Charles Darwin).
MASTICAZIONE - Così, eminenti scienziati hanno parlato di «filematologia», per chi non lo sapesse, la scienza del bacio, con tanto di presentazione di esperimenti scientifici. Necessari per capire fino in fondo un comportamento che ha motivazioni immediate, ma che dipende, appunto, da un processo evolutivo che lo ha selezionato. Secondo Wickler (Wolfang, zoologo tedesco esperto di comportamento che ha lavorato al Mark Plank Institute) il bacio è originato dal sistema di pre-masticazione adottato dalle madri per alimentare i figli (un sistema comune soprattutto fra le popolazioni non-occidentali).
ORMONI - Altri hanno poi sostenuto che il bacio provoca modificazioni degli ormoni dell’organismo che possono influenzare l’accoppiamento e quindi la riproduzione. Così Wendy Hill, esperta di neuroscienze al Lafayette College, con un suo studente, Carey Wilson, ha misurato, nella saliva e nel sangue di studenti eterosessuali che si baciavano per la durata di una canzone , la quantità di due ormoni: l’ossitocina (l’ormone del parto che ha anche un ruolo nell’accoppiamento, nella cura della prole ed è responsabile di situazioni di
 empatia) e del cortisolo (l’ormone dello stress). Con questi risultati: l’ossitocina aumenta nei maschi, ma non nelle femmine (rendendoli quindi più disponibili verso il rapporto) , mentre il cortisolo (quindi lo stress) si riduce nei maschi e non nelle femmine (la spiegazione: le condizioni sperimentali condizionano negativamente le donne, più sensibili all’ambiente). Ma oltre che gli ormoni il bacio modifica anche l’attività del cervello. E lo ha dimostrato l’antropologa Helen Fisher della Rutgers University a New Brunswick, New Jersey.
TRE SISTEMI CEREBRALI - La premessa: secondo la Fisher con l’Homo sapiens si sono evoluti tre sistemi cerebrali per l’accoppiamento e la riproduzione: quello che riguarda la libido, quello dell’«amore romantico» (l’amore emotivo, sessuale e spirituale verso una persona) e quello del legame affettivo. Il primo giustifica la ricerca di un partner, fra tanti; il secondo spiega la scelta di focalizzare le energie su una persona alla volta e il terzo aiuta a mantenere un legame che possa durare un tempo sufficiente per allevare, insieme, un figlio almeno nei suoi primi anni di vita. Ecco: il bacio, secondo la Fisher, può stimolare tutti e tre questi sistemi. E, quindi, funziona sempre, quale che sia la fase del rapporto: quella iniziale, di ricerca del partner, quella intensa dei primi tempi della relazione e , infine, quella che prevede un’unione anche a lungo termine. (dalla rete: Corsera Adriana Bazzi 13 febbraio 2009)

Se un giorno il tuo cuore si ferma

Se un giorno il tuo cuore si ferma,
se qualcosa smette di bruciare per le tue vene,
se la voce dalla bocca ti esce senza divenire
parola,
se le tue mani si scordano di volare e
s'addormentano,

Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse
perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me,
deve restare immobile per sempre sulla tua bocca
perché così accompagni anche me nella mia
morte.

Morirò baciando la tua folle bocca fredda,
abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo,
e cercando la luce dei tuoi occhi serrati.

E così quando la terra riceverà il nostro abbraccio
andremo confusi in una sola morte
a vivere per sempre l'eternità di un bacio.

Pablo Neruda

mercoledì 11 gennaio 2012

Filastrocca e pensiero

Il gatto inverno

Ai vetri della scuola,
stamattina l'inverno strofina
la sua schiena nuvolosa
come un vecchio gatto grigio:
con la nebbia fa i giochi di prestigio,
e le case fa sparire e ricomparire;
con le zampe di neve imbianca il suolo
e per coda ha un ghiacciolo...
Sì, signora maestra, mi sono un po' distratto:
ma per forza con quel gatto,
con l'inverno alla finestra che mi ruba i pensieri
e se li porta in slitta per allegri sentieri.

Gianni Rodari

ho chiesto all'inverno
con il ghiaccio alle mani,
sollevando il bavero
di un improbabile sogno;
nelle mute giornate di grigio
ho ripetuto usati rituali
e aspetto di accendere un fuoco... 

martedì 10 gennaio 2012

Poesia


Notte d'inverno

Sul paesino bianco bianco
scende la notte scura scura:
ma il cuor piccino non ha paura
anzi è preso da un dolce incanto.
Il bambino ha la sua mamma,
che gli fa nido con le. braccia,
che se lo stringe guancia guancia
e gli canta la ninna nanna.

Diego Valeri


Una ninna nanna è una melodia rasserenante che viene cantata ai bambini per farli addormentare.
L'idea alla base della ninna nanna è che un canto eseguito da una voce familiare induce i bambini ad addormentarsi.
Ninna nanne si trovano nella cultura popolare di tutti i popoli.

lunedì 9 gennaio 2012

Rabindranath Tagore

Nato a Calcutta (India) il 6 maggio 1861, da una famiglia nobile e ricca, illustre anche per tradizioni culturali e spirituali, Rabindranath Tagore è il nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur; è conosciuto semplicemente come Tagore, ma anche con il nome di Gurudev.
Giovane, studia tra le mura domestiche il bengali e la lingua inglese. Sin dall'infanzia legge i poeti bengalesi cominciando a comporre le prime poesie alla tenera età di otto anni. Crescendo, la passione di scrittore e poeta si sviluppa in lui sempre più.
Ha una straordinaria creatività artistica che lo indirizza anche verso la musica, la danza e la pittura. Compone liriche a cui affianca la musica, traduce le stesse in inglese e dipinge quadri che saranno poi conosciuti anche in occidente, grazie alle esposizioni che verranno organizzate. L'attività artistica di Tagore poeta, musicista, scrittore, drammaturgo, pittore, nonchè la sua personale visione filosofico-religiosa, avrà modo di essere conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
Nel 1877 viene inviato nel Regno Unito dal padre - Debendranath Thákhur, noto riformatore indù e mistico - perchè possa studiare Diritto per diventare poi avvocato. In Inghilterra il futuro poeta decide di anglicizzare il proprio nome. Nei suoi tre anni di soggiorno europeo ha modo di approfondire ed apprezzare la cultura occidentale. Nel 1880 viene richiamato in India dal padre. Tagore torna con la convinzione che gli inglesi "sanno ben proteggere un'India bisognosa di protezione" e decide di dedicarsi all'amministrazione delle sue terre e alla sua arte.
Diversamente dal pensiero di Gandhi, il quale con la disobbedienza civile organizzò il nazionalismo indiano sino a scacciare gli inglesi, Tagore si propone di conciliare e integrare in India le diverse culture. Tagore considera l'opera ardua tuttavia gli è di sostegno l'esempio sociale del nonno, che nel 1928 fondò il "Sodalizio dei credenti in Dio", integrando il monoteismo cristiano ed il politeismo induista. Per un lungo periodo Tagore viaggerà tra Oriente ed Occidente per tenere numerose conferenze e divulgare la propria filosofia.
Nel 1901 crea a Santiniketan (in indiano significa "asilo di pace") presso Bolpur, a circa cento chilometri da Calcutta, una scuola dove attuare concretamente i propri ideali pedagogici: nella sua scuola gli alunni vivono liberamente, a stretto e immediato contatto con la natura; le lezioni consistono in conversazioni all'aperto, secondo l'uso dell'India antica. La scuola, dove lo stesso Tagore tiene conferenze di natura filosofica e religiosa, si fonda sugli antichi ideali dello Ashram (Santuario della foresta), affinché, come lui stesso afferma, «gli uomini possano riunirsi per il supremo fine della vita, nella pace della natura, dove la vita non sia solo meditativa, ma anche attiva».
Il pensiero teologico che risiede alla base di tutta la produzione artistico-religiosa di Tagore viene espresso organicamente soprattutto nell'opera "Sadhana", dove raccoglie una scelta delle conferenze tenute nella sua scuola di Santiniketan. Si fonda su un panteismo mistico che ha le sue radici nelle "Upanisad", anche se è aperto ad altre tradizioni culturali. A partire dalla contemplazione della natura Tagore vede in ogni sua manifestazione la permanenza immutabile di Dio e quindi l'identità tra l'assoluto e il particolare, tra l'essenza di ogni uomo e quella dell'universo. L'invito a cercare il significato dell'esistenza nella riconciliazione con l'universale - e con l'essere supremo - percorre tutta la filosofia indiana; in questo contesto Tagore è stato uno dei maggiori maestri nel XX secolo.
Nelle sue liriche, come nella sua vita, Tagore esprime la propria passione, anche erotica, la sua convinta ricerca dell'armonia e della bellezza, nonostante ogni difficoltà, che comprende il dolore causato dai numerosi lutti che avrebbe sofferto.
Nella grande produzione letteraria del poeta indiano si trova anche l'autobiografia "Ricordi della mia vita", del 1912.
Per "la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell'ovest", nel 1913 Rabindranath Tagore viene insignito del premio Nobel per la Letteratura: devolverà la somma del premio a favore della scuola di Santiniketan. Nella sua amata scuola morirà il 7 agosto 1941 (dalla rete).




Sono irrequieto.
Sono assetato di cose lontane.
La mia anima esce anelando
di toccare l'orlo
dell'oscura lontananza.
O Grande Aldilà,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non ho ali per volare.

Sono impaziente e insonne,
sono straniero in una terra straniera.
Il tuo alito mi giunge sussurrando
una impossibile speranza.
Il mio cuore comprende il tuo linguaggio
come fosse lo stesso ch'egli parla.
O Lontano-da-cercare,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non conosco la strada,
che non ho il cavallo alato.

Non c'è nulla che desti il mio interesse,
sono un vagabondo nel mio cuore.
Nella nebbia assolata delle languide ore,
quale visione grandiosa
prende forma nell'azzurro dei cielo!
O Meta Lontanissima,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che tutti i cancelli sono chiusi
nella casa dove vivo solitario!

Rabindranath Tagore

domenica 8 gennaio 2012

Poesia e riflesso

In estate come in inverno

In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Accanto a lui un imbecille
un signore che ne ha
tristemente pesca con la lenza
Egli non sa perché
vedendo passare una chiatta
la nostalgia lo afferra
Anch'egli vorrebbe partire
lontano lontano sull'acqua
e vivere una nuova vita
con un po' di pancia in meno.
In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Il bravo pescatore con la lenza
torna a casa senza un sol pesce
Apre una scatoletta di sardine
e poi si mette a piangere
Capisce che dovrà morire
e che non ha mai amato
Sua moglie lo compatisce
con un sorriso ironico
E' una ignobile megera
una ranocchia d'acquasantiera.
In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Sa bene che i battelli
son grandi topaie sul mare
e che per i bassi salari
le belle barcaiole
e i loro poveri battellieri
portano a spasso sui fìumi
una carrettata di fìgli
soffocati dalla miseria
in estate come in inverno
con non importa qual tempo.

Jacques Prevert


ho colpito un affetto,
per rabbia, per solitudine
costringo le reni in contesti
di facili pose, sgradite,
nel tempo cerco riparo;
intravedo pesanti sipari,
pronti a calare,
a celare le scene...