Anton Raphael Mengs, "Parnaso" Museo dell'Ermitage |
Musa
Una poesia non la senti arrivare,
le sue ali impercettibili come quelle di una falena,
o tenerla al guinzaglio e seguirti come faresti con un cane.
non è docile, non ha domani, e non entrerà dentro
anche se lasci la finestra spalancata.
Potresti anche non vederla arrivare,
per quanto possa essere a volte piccola – una mosca,
una formica, una coccinella – a volte enorme –
un rinoceronte, un elefante nella stanza, un ippopotamo.
La musa si introduce in casa tua di soppiatto
come un ladro, scivola in cucina,
si versa un bicchiere d’acqua – fresca come piace a te –
dal lavandino, sbircia nel cestino del pane.
Ha il tuo numero scritto sulla mano.
Pensa di conoscerti bene. Pensa di esserti amica.
Jackie Kay
da "Fiere"
traduzione di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera
traduzione di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera
Clio, Talia, Erato, Euterpe, Polimnia, Calliope, Tersicore, Urania e Melpomene, sarcofago di marmo (Parigi, Louvre) |
ancora poesia, versi, mi manca leggere,
Caesar van Everdingen (1616/1617–1678), "Quattro Muse e Pegaso sul Parnaso L'Aia, olio su tela, circa 1650. |
eppure la fatica immensa si arena,
il cuore tentenna e inaridisce piano,
giorno per giorno, ora per ora...
Le Muse
(in greco antico: Μοῦσαι, -ῶν; in latino: Mūsae, -ārum) sono divinità della religione greca e latina.
Erano le figlie di Zeus e di Mnemosýne (la "Memoria") e la loro guida era Apollo.
L'importanza delle muse nella religione greca era elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, intesa come verità del "Tutto" ovvero
l'«eterna magnificenza del divino».
l'«eterna magnificenza del divino».
In questo modo Walter Friedrich Otto ne traccia le caratteristiche:
«Le Muse hanno un posto altissimo, anzi unico, nella gerarchia divina.
Son dette figlie di Zeus, nate da Mnemosyne, la Dea della memoria; ma ciò non è tutto, ché ad esse, e ad esse soltanto, è riservato portare, come il padre stesso degli Dei, l'appellativo di olimpiche, appellativo col quale si solevano onorare sì gli Dei in genere, ma - almeno originariamente - nessun Dio in particolare, fatta appunto eccezione per Zeus e le Muse»
(Walter Friedrich Otto. Theophania. Genova, Il Melangolo, 1996, pag.48)
(da Wikipedia).
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