lunedì 30 novembre 2015

Novembre finisce



 Novembre
 
E’ triste questo mese!
Nella campagna spoglia
trema sui rami, appesa,
qualche ingiallita foglia!
Nei prati brulli e arsicci
lassù sulle montagne,
sgusciano fuor dai ricci
le lucide castagne.

Bruno Grella
 


Anche Novembre è finito,
mese di transizione,

verso il buio,
verso l'inverno ed il gelo;
passi continuano...avanti...
 
 
Molti degli alberi che vivono in paesi dove gli inverni sono rigidi, ogni anno perdono le foglie.
Le foglie 'fabbricano' il nutrimento che occorre alla pianta per vivere.

Ma per fabbricare cibo e mantenersi in vita, le foglie hanno bisogno di acqua; questa viene assorbita dalla pianta attraverso la terra, per mezzo delle radici e le foglie la ricevono attraverso il tronco.
Alla fine dell'estate si forma un sottile strato di sughero nel punto in cui il picciolo di ogni foglia è attaccato al ramo, che funge da tappo di questi tubicini.
L'acqua così non può più giungere alle foglie, che seccano, muoiono e cadono a terra, anche per mezzo dell'azione del vento.
Alcuni alberi (il platano ad esempio) mantengono le foglie secche sulla pianta per tutto l'inverno, per poi perderle appena la fase di 'letargo' vegetativo finisce e le nuove gemme spuntano e 'scacciano' le foglie vecchie.
Di solito non c'è alcuna ragione perché un albero mantenga le proprie foglie durante l'inverno.

Infatti le foglie non potrebbero nutrirsi perché, in inverno, l'acqua diventa ghiaccio e le radici non possono assorbirlo.
Ma in primavera la terra si riscalda ed il ghiaccio si scioglie.

La pioggia e la neve in scioglimento imbevono di nuovo la terra di acqua.
Allora le radici degli alberi incominciano ad assorbire l'acqua e l'albero si ricopre di nuove foglie ed un nuovo ciclo di vita vegetale ricomincia (dalla rete).
 

domenica 29 novembre 2015

Novembrino#4

 


complicazioni ed ansie,
difficoltà imprescindibili e freddo;
diventa difficile alimentare
questo spazio di cose alla rinfusa;
farò del mio meglio
anche quando l'idea scarseggia...
 
Gujil

sabato 28 novembre 2015

Chiave

chiudere a sette chiavi (chiudere con sette sigilli),
posizione chiave (essere in posizione chiave; occupare una posizione chiave),
tenere sotto chiave (essere sotto chiave; mettere sotto chiave),
trovare la chiave,
uscir di chiave (rimanere in chiave).
 
chiudere a sette chiavi
• Fig.: chiudere con estrema cura creando condizioni di massima sicurezza, come ritenendo che una chiave sola sia troppo poco per impedire a qualcuno di entrare in un luogo, o per assicurare l'inviolabilità di un contenitore.
Il numero Sette era numero magico, e come tale è entrato nella tradizione.
Var.: chiudere con sette sigilli
 
posizione chiave
• Fig.: posizione che permette il controllo di una situazione e consente d'intervenirvi come si desidera.
Il concetto è quello di una porta chiusa dalla quale bisogna passare per raggiungere un dato luogo.

Chi ne possiede la chiave è in condizione di negare o autorizzare il passaggio, ponendo eventualmente proprie condizioni.
Var.: essere in posizione chiave; occupare una posizione chiav
e
 
tenere sotto chiave
• Custodire accuratamente, proteggere un bene chiudendolo in un posto di cui si è gli unici ad avere le chiavi.

Riferito a una persona, proteggerla in modo assillante, soffocante, fino ai limiti della libertà personale.
Sempre riferito a una persona, anche imprigionarla, tenerla in carcere; in questo senso può essere anche scherzoso.
Var.: essere sotto chiave; mettere sotto chiave
 
trovare la chiave
• Fig.: trovare l'elemento che permette di capire qualcosa, riferito soprattutto a cifrari, misteri, delitti e tutto quanto presenti un aspetto oscuro di cui tuttavia si intuisce una possibilità di comprensione.

Anche trovare il mezzo adeguato per raggiungere uno scopo, per favorire un'azione e simili.
 
uscir di chiave
• Non adeguarsi, in modo imprevisto, alle regole imposte da una situazione, una maggioranza, o da un organismo cui si fa capo.

Anche non essere più all'altezza dell'immagine che si dà di se stessi.
In senso lato, detto di oggetti, azioni e simili, stonare con un dato insieme.
La chiave è quella musicale che determina l'altezza delle note, e l'uscirne dà luogo a una stonatura.
 
- Dizionario dei modi di dire HOEPLI -
 

Chi illumina
 
Quando mi guardi
i miei occhi sono chiavi,
il muro ha segreti,
il mio timore parole, poesie.
Solo tu fai della mia memoria
una viaggiatrice affascinata,
un fuoco incessante.

Alejandra Pizarnik
La figlia dell'insonnia
Traduzione di Claudio Cinti
  
occhi come chiavi ad aprire
porte chiuse dell'anima;
tra delusioni e disimpegni,
tra tralicci e basamenti...

 

venerdì 27 novembre 2015

Novembrino#3


...freddo e umido,
in un contesto di fine Novembre;
rivedo le vecchie strade fogliose,
le vie percorse e quelle evitate.
Poi torno con me
il bavero ansima il mio fiato
e mi gela la faccia...
 

Gujil

giovedì 26 novembre 2015

Malìa

 
Malìa
sostantivo femminile
[derivato del latino malus «cattivo»] 
- TRECCANI -
 
1.
a. - Fattura, pratica magica che pretende di ottenere effetti soprannaturali, o di determinare certi comportamenti in altre persone: Fecer malie con erbe e con imago (Dante); gli hanno fatto la malìa, l’incantesimo, il malocchio.
b. - non comune. Serie di avvenimenti sfavorevoli, che sembra determinata da una misteriosa forza maligna: rompere la malìa.; sottrarsi a una malia.
 
2.
In senso figurato, fascino, incanto, forza di seduzione: la malìa di uno sguardo, di un sorriso; la sottile malìa delle sue parole; la dolce malìa delle sere, a fine agosto (C. E. Gadda).

 
Cose maliose
 
Male si tende il lucido tranello.
Io ammiro, e per il mio spirito assorto
più del possesso il desiderio è bello.

Tutto mi piace. Con il volto smorto
d'ebbrezza aspiro essenze in rare fiale,
m'attira un frutto pendulo in un orto.
 

Qualche voce nel cuore mi fa male
tanto m'è cara, e qualche rosso occaso
m'incanta con un suo drago che sale.

Carezzo di mia man l'anse d'un vaso
che con arte foggiò greca fucina,
increspo l'onde morbide d'un raso,
 
o gioco con le spume di una trina.
 
Amalia Guglielminetti
da "La seduzione delle vergini"
  

tornare, rientrare a casa;
nel covo sicuro, la tana,
dove tutto s'acquieta e riaffiora
antico tepore nei gemiti,
ricordo di passione e dolore...
 

mercoledì 25 novembre 2015

Thomas Berhard

La notte crolla alle porte di vecchie mura,
la luna pende irrequieta, la terra cerca
di conservarsi il gelo della passata estate
e sui monti si ergono le stelle, bianche,
con occhi verdi le palpebre ormai stanche
degli alberi pendono giú, mute.
 
Reco dispregio nella valle e molti dicono
che porto solo morte e sogno e gelosia
in grossi cesti, per il tramonto.
Le stelle imprecano! Singolare, il giorno cade
nei suoi solchi vicino al fiume che scorre giú
profondo nelle fantasie
con duri detti del mio giorno d'inverno.
 

Thomas Bernhard
Sotto il ferro della luna
Traduzione di Samir Thabet

 
 Autore di poesie, racconti, romanzi e lavori teatrali, Thomas Bernhard (1931-1989) è ormai entrato nel canone degli scrittori più significativi del Novecento.
Al di là del mondo di lingua tedesca, l'opera di Bernhard continua a suscitare una notevole risonanza nel pubblico e un'accesa discussione scientifica. 
Fondata a Vienna l'11 febbraio 1999 (dieci anni dopo la morte dell'autore) la società internazionale Thomas Bernhard (Internationale Thomas-Bernhard-Gesellschaft = ITBG), con sede a Salisburgo, si prefigge di favorire e promuovere l'incontro con l'opera dello scrittore in Austria e all'estero. A questo scopo la Società tiene al corrente i suoi membri delle iniziative che riguardano Bernhard, informando sulle messe in scena teatrali, le novità librarie, lo stato della ricerca e il lavoro svolto nell'archivio che conserva il lascito a Gmunden. 
 La società inoltre raccoglie in una biblioteca specializzata le pubblicazioni di e su Bernhard, comprese le traduzioni in altre lingue.
 In primo luogo però la Società vuole essere un forum per lo scambio di informazioni sull'autore. In questo senso l'Associazione Biblioteca Austriaca di Udine, costituendosi come rappresentanza italiana della Società Thomas Bernhard, intende fare da tramite fra l'Austria e l'Italia, proponendosi come collettore di informazioni sulle iniziative specificatamente italiane e riportando ciò che accade in Austria. 
Invitiamo gli appassionati, i ricercatori, registi, critici letterari, che si occupano di Bernhard a contattarci per ogni questione attinente al tema Thomas Bernhard.
 

Internationale Thomas-Bernhard-Gesellschaft (ITBG) - Responsabile Amministrativa: Marie-Christine Baratta-Dragono
Blutgasse 3/2 A-1010 Wien
Tel +43-1-513 96 50
Fax +43-1-513 96 56
Orario ufficio: Lun-Ven 9.00 - 13.00

 
vorrei essere dove il tempo fugge,
vorrei e forse già ci sono;
le mie estati scemano e vanno,
gli inverni del mio scontento...

martedì 24 novembre 2015

Terrore, terrorismo


Terrore
- TRECCANI -
 
Il periodo della Rivoluzione francese che va dall’espulsione dei Girondini dalla Convenzione (2 giugno 1793) alla caduta del capo del partito giacobino M.-F.-I. de Robespierre (9 termidoro, 27 luglio 1794).
Il potere fu accentrato nelle mani di Robespierre e dei suoi più immediati collaboratori, come L.-A.-L. Saint-Just, e fu esercitato mediante il ricorso alla violenza sistematica contro i nemici: sospesa l’applicazione della Costituzione del 1793, il regime fu retto dal Comitato di salute pubblica, che dirigeva la diplomazia, la guerra e la vita economica, e dal Comitato di sicurezza generale, che applicava le nuove leggi sui sospetti e regolava l’attività dei tribunali straordinari.
L’abolizione dell’istruttoria e degli avvocati difensori, la rapidità del giudizio e la pubblicità del voto dei giurati, l’elevatissimo numero delle condanne capitali, qualificarono il Terrore soprattutto dal punto di vista giudiziario.
Terrore bianco: Il periodo della furiosa reazione monarchica che si ebbe in Francia nel 1815, con la seconda Restaurazione, dopo i Cento giorni.
Si disse bianco, dal colore della bandiera dei Borbone di Francia. 
 
 

Terrorismo
sostantivo maschile
[dal francese terrorisme]. 
- TRECCANI -
 
1. Nella storiografia, il governo del Terrore in Francia, durante la Rivoluzione; per estensione, regime politico, metodo di governo fondato sul terrore.
 
2. L’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e similaria; possono farvi ricorso sia gruppi, movimenti o formazioni di vario genere (ma anche individui isolati), che vogliono conseguire mutamenti radicali del quadro politico-istituzionale, sia apparati, istituzionali o deviati, di governo interessati a reprimere il dissenso interno e a impedire particolari sviluppi politici: il fenomeno del terrorismo; terrorismo di estrema sinistra o destra; collusione del terrorismo con la criminalità comune; l’organizzazione, le centrali, le basi del terrorismo nazionale o internazionale; disciplina giuridica del terrorismo, l’insieme delle norme emanate in Italia tra il 1977 e il 1984 per fronteggiare, con misure sia repressive che premiali, il diffondersi dell’azione di organizzazioni clandestine nel paese.
 
3. In usi figurati, terrorismo culturale, terrorismo psicologico e simili, metodi di polemica culturale o di pressione psicologica fondati sull’uso di argomenti semplicistici e intimidatorî.  
 

Terrore
 
Quando la mente mia sogna l’eterno
E l’infinito, tal mi va per l’ossa
Un gelo, o caro focolar paterno,
Che non v’è fiamma che scaldar mi possa.

Sì che ogni altro terrore onde commossa
Fu già la mente giovanil, l’inferno
Senza riscatto, l’esecrabil fossa,
Ora di contro a quel parmi uno scherno.

Ogni più dolce e caro intimo affetto
Dentro a questo pensier mi si dissolve
Come in ciel di brumajo onda di fumo.

Così vivo e mi sfaccio e mi consumo,
La notte il bujo, il dì guardo la polve,
Piego le braccia neghittose e aspetto.
 
Arturo Graf

 
 

momenti così duri, pesanti,
non penso a me stesso,
penso ad altri, al timore;
ci vogliono togliere futuro...

lunedì 23 novembre 2015

Greco e romano


1.
 
La rocca di Priamo Dardanide
grande gloriosa felice
distrussero, venuti da Argo
per volere del grande Zeus,
per il volto di Elena la bionda
ebbero guerra
famosa e lacrimosa
e salì la sventura
a Pergamo dolente
per Cipride dalla chioma d'oro:
ma ora non ho desiderio
di cantare di Paride
traditore dell'ospite, di Cassandra
dalle snelle caviglie, degli altri
figli di Priamo.
 
Ibico
Traduzione di Enzo Mandruzzato
 

 

Le corrispondenze tra divinità greche e romane sono il segno più visibile di un continuum religioso e culturale tra le popolazioni che hanno orbitato intorno al mar Mediterraneo e che si sono spinte verso il nord dell'Europa.
Tale tesi è stata postulata da vari autori, tra i quali Robert Graves, ed è supportata dalle più recenti ricerche sui flussi migratori dell'uomo, fatte anche su basi linguistiche e culturali.
Sulla scorta di questa tesi, i diversi pantheon e culti religiosi si sono differenziati nel corso del tempo e in base alle caratteristiche culturali di ogni popolo; son stati influenzati dalle invasioni di popoli nomadi provenienti dall'Est e dalla diffusione del cristianesimo; son stati esportati oltreoceano, riconoscibili nel folclore americano d'origine anglosassone.
Le corrispondenze tra divinità greche e romane spiccano immediatamente all'occhio essenzialmente per la stretta vicinanza temporale tra le due culture, ma anche per l'importanza egemonica che i due popoli hanno avuto nel mondo antico.
La maggior parte dei loro dei condividono gli attributi, come risulta dalla tabella più sotto, ma nonostante questo sono personalità differenti, non avendo a che spartire riferimenti soprattutto geografici (come il noto monte Olimpo).
Pochi altri, invece, sono effettivamente la stessa persona, come Asclepio-Esculapio, Eracle-Ercole, Odisseo-Ulisse (da Wikipedia).
  
 
donne passate e rincorse,
donne sfuggite, lasciate, amate;
quanti lutti agli Achei!
e ricordi, tanti ricordi...

domenica 22 novembre 2015

Novembrino#1



in un diminuendo di fase,
scoprirsi, vedersi,
attimi come sassi alla via,
un filo di nebbia ricorda,
un poco di sole rasserena...
 
Gujil



sabato 21 novembre 2015

Orse

Orsa nordamericana
 
IV
 
Cammino nel freddo della notte d’autunno
          pieno come Orfeo,
pensando il mio canto, ansioso di voltarmi,
la mia vita svanita un ornamento, una nuvola
          alla deriva,
dietro di me,
leggera trascendenza di cenere
sepolta e risorta una volta, e poi ancora e ancora.
Il marciapiede si srotola come sonno profondo.
Sopra di me le stelle, stelle austere,
scoprono il volto.
     Nessun cuore batte alla mie spalle,
          nessun passo.
 
Charles Wright
Breve storia dell’ombra
Traduzione di Antonella Francini
 
 

Come trovare la Stella Polare
(dalla rete)
 
Due costellazioni molto brillanti si trovano ai lati opposti della stella polare: l'Orsa Maggiore e Cassiopea.
Durante la rotazione della sfera celeste (che sembra ruotare), anche queste costellazioni descrivono un cerchio attorno al polo celeste.
A seconda dell'ora della notte e a seconda del giorno dell'anno, l'una o l'altra di queste due costellazioni si troverà bassa all'orizzonte e appena visibile, o addirittura invisibile sotto l'orizzonte.
Ma, in questa condizione, l'altra costellazione sicuramente sarà bene alta nel cielo, dove (nuvole permettendo) sarà facilmente visibile.

Orsa Maggiore
L'Orsa Maggiore (chiamata anche Gran Carro) consiste di 7 stelle molto luminose, che formano la figura di un carro con un timone ricurvo. In Inghilterra è spesso chiamata "the plough" (l'aratro), e gli schiavi fuggitivi, durante la Guerra Civile americana, la chiamavano "the drinking gourd" (la zucca per bere), un punto di riferimento nel cielo che indicava la via verso la salvezza a Nord, verso il Canada dove la schiavitù era fuori legge. Gli astronomi la chiamano "Ursa Major", che è il nome latino di Orsa Maggiore. E così pure in molte lingue è chiamata Orsa Maggiore.
Quando il territorio dell'Alaska, nel 1926, decise di dotarsi di una propria bandiera, fu richiesto ai cittadini di fare proposte per la nuova bandiera. Il disegno vincente fu quello di Benny Benson, di 13 anni, ed è mostrato qui a fianco (per saperne di più su di lui, ved. più avanti). La bandiera mostra le 7 stelle dell'Orsa Maggiore più la Polare, la stella che indica il Nord. Quando l'Alaka divenne uno stato, questa divenne la bandiera dello stato, e la Bandiera dell'Alaska, una canzone composta da Marie Drake, fu scelta come inno dello stato. 
La bandiera mostra anche come si fa a trovare la Stella Polare.
Immaginate una linea che congiunge le due stelle anteriori del "carro", prolungatela dalla parte dove si trova il "timone", fino a una distanza di 5 volte la distanza tra le due stelle (nella bandiera questa distanza è un po' ridotta!), e vi troverete sulla (o molto vicini alla) stella polare. A causa del ruolo che hanno queste due stelle per localizzare la stella polare, esse sono spesso chiamate "le guide".
E, a proposito, la penultima stella del timone, chiamata Mizar dagli astronomi arabi, è una stella doppia, le cui componenti sono facilmente separate usando un binocolo, o, come alcuni sostengono, da persone con una vista molto acuta, in buone condizioni di visibilità.
 
Cassiopea
Cassiopea era una regina nella mitologia greca, e le stelle della sua costellazione formano una W (doppia V). La stella polare si trova sopra la prima "V" di questa lettera. Se si traccia una linea che divide a metà l'angolo di quella "V" e si prosegue lungo di essa, si arriva nelle vicinanze della Polare.
Il nome del marito di Cassiopea, il Re Cefeo, è associato a una costellazione lì vicino, sopra l'altra "V" (quella più luminosa), ma Cefeo non è così ben visibile come Cassiopea. La loro figlia, Andromeda, è un'altra costellazione, inquadrata in un grande rettangolo, poco distinguibile, formato da quattro stelle luminose. La costellazione di Andromeda è poco notevole per l'occhio, ma contiene una grande galassia, che è la nostra vicina più prossima nello spazio (non considerando due galassie nane nel cielo australe), e che assomiglia alla nostra per forma e dimensioni.
 
Orsa Minore
Ursa Minor, "Orsa Minore" o "Piccolo Carro" è una costellazione che assomiglia un po' all'Orsa Maggiore, e la Polare è l'ultima stella in fondo al timone.
Il carro è rivolto verso il timone del Gran Carro, cosicché i due "timoni" (o le "code" delle Orse) sono rivolte in direzioni opposte. Le due stelle anteriori del "piccolo carro" (più piccolo e più squadrato di quello grande) sono abbastanza luminose, ma le altre stelle sono piuttosto deboli e richiedono buona vista e cielo molto scuro.
 
 
 
vaghe stelle dell'Orsa
ad ispirare questa bella poesia;
meglio pensare lontano, oltre;
non voglio penare la vita...
 

venerdì 20 novembre 2015

Note per una finzione suprema


finzióne
sostantivo femminile
[dal latino fictio -onis, rifatto secondo il verbo fingere]
- TRECCANI -
 
1.- L’atto, o l’abitudine, di fingere, di simulare: parlare senza finzione; un uomo tutto f.inzione in ogni esistenza, anche la meno offerta, si nasconde un germe di finzione e d’allegoria (Bufalino); più spesso, la cosa stessa che si fa o si dice fingendo: non gli credere, è una finzione; tutte finzioni le sue!; finzione giuridica, espressione equivalente al latino dei giuristi fictio iuris.
≈ doppiezza, falsità, (non com.) fintaggine, (lett.) infingimento, ipocrisia, simulazione. ↔ franchezza, lealtà, onestà, schiettezza, sincerità.
2.- letterale. Invenzione della mente, ciò che si crea con l’immaginazione: finzioni poetiche. ≈ creazione, immaginazione, invenzione, rappresentazione.

 

Note per una finzione suprema
 
E per cosa, se non per te, provo amore?
Tengo il libro più estremo dell'uomo più saggio
stretto, in me nascosto, giorno e notte?
Nella luce incerta della verità singola, certa,
eguale nella vitale mutevolezza alla luce
in cui ti incontro, in cui sediamo quieti,
per un momento nel centro del nostro essere,
la trasparenza vivida che tu porti è pace.

Wallace Stevens
La teoria della vita
Traduzione di Glauco Gambon
 
 
 
fingere...sempre...
anche di fronte all'evidenza,
anche nel torto lampante;
fingere...fingere sempre...

giovedì 19 novembre 2015

Poeti moderni


Ad alcuni poeti moderni
 
I vostri nomi sono come giganti decapitati
che sanguinano di nero oblio:
siete le fragili voci
l'irriducibile ritmo di bellezza si contorce
sotto gli artigli delle vostre penne.
I vostri occhi sono candele gemelle
che bruciano fiamme di ardente desiderio
issate al sommo altare della Poesia.
Tutto quanto avete cercato di ottenere vi è sfuggito;
avete provato, ma il vostro giorno sta svanendo.
Eppure non addoloratevi.
Molto di ciò che affascina è un nulla che passa
di fronte alla grandezza dell'eternità.

È una minuscola ombra la terra
che barcolla sull'orlo della morte.

La luna è un palpito splendente
nel cuore della notte;
ed effimere son le stelle
nello sguardo lungimirante del Signore.
Dunque non addoloratevi
se le vostre poesie sono come la fredda
tenera erba di una breve estate.
Son pochi i veri fiori.

Pascal D'Angelo
Traduzione di Luigi Fontanella

 
I poeti del novecento hanno tentato nuove vie di espressione, creando nuovi ritmi e forme.
Testimoni attenti e partecipi dei problemi del loro tempo, non hanno mai perso la creatività che li ha resi famosi e apprezzati.
 
 
poesie per sempre, per loro,
poetare di cose e di quanti,
versi liberi e prigionieri,
sillabe stanche e stantie...

mercoledì 18 novembre 2015

Perplesso



perplessità
sostantivo femminile
[dal latino tardo perplexĭtas -atis,
derivato di perplexus «intricato, confuso»]
- TRECCANI -
 
1. - L’esser perplesso; mancanza di risolutezza, di decisione: ebbe un attimo, un momento di perplessità; mi rispose senza perplessità, senza mostrare perplessità; le sue perplessità iniziali sono superate.
 
2. - Nel linguaggio poetico atmosfera vaga, sognante, piena di suggestioni: Ma ti levasti su quasi ribelle Alla perplessità crepuscolare (Gozzano).


 
 
Vanessa Giordano - "Perplessità"

Perplessità
 
Ieri io indugiai su quel punto che sta
fra la saggezza e la follia, sospesa
fra l'una e l'altra in gran perplessità.
Amor sollecitava, aspro d'attesa,
esauste tutte le sottili frodi,
le insidie che trascinano alla resa.
Ma, su l'incerto limite, i custodi
spiriti della giovinezza chiara
mi trattenevan con più onesti modi.
Curiosità mi rise avida: – Impara!
il Desiderio: – Tenta! – m'incitò.
E all'una e all'altro la superbia amara
di quella che va sola disse : – No.
 
Amalia Guglielminetti 
 
 
cruciali e distese le voci,
cori che assumono peso,
nel contesto, nel ricordo;
avviarsi verso la meta...

martedì 17 novembre 2015

Freddo



Annuncio ai primi freddi
un camminare inquieto,
le falde del pensare struggono
come stride il resoconto.
Non avevo previsto, atteso;
girovago a lenti passi,
stringo le cose che amo...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati


freddo
/fréd·do/
aggettivo e sostantivo maschile
(dalla rete)
 
1. - aggettivo
Che ha una temperatura notevolmente inferiore a quella dell'ambiente o a quella normale del corpo.
"avere i piedi f. come il marmo"
• Doccia fredda, fatta con acqua non scaldata; fig., improvvisa e inaspettata delusione.
• Animali a sangue freddo, quelli in cui la temperatura del corpo si adegua a quella dell'ambiente; detti anche animali eterotermi.
• In astronomia: stelle fredde, quelle a temperatura relativamente bassa, nei cui spettri compaiono bande prodotte da gas allo stato molecolare.
• Di bevande o di cibi che si trovano o si consumano non riscaldati: latte f.; piatti f. (salumi affettati, ecc.).

fig.
Che rivela mancanza di sensibilità, incapacità di ogni partecipazione affettiva: una recitazione molto f.; mostrarsi f. con qualcuno, riservato, indifferente; poet., squallido, nudo, vuoto.
• Guidato da uno sconcertante raziocinio, non influenzabile da passioni o emozioni.
"un temperamento f. e calcolatore"
• Sangue freddo, impassibilità (da un punto di vista positivo o negativo).
• Ragionare a mente fredda, con estrema lucidità.
• Colori freddi, tendenti al grigio, all'azzurro, al verde.
 
2. - sostantivo maschile
La bassa temperatura dovuta al clima, alla stagione o a un apposito impianto: fa un f. cane; rabbrividire dal f.; è arrivato il f.; anche, la sensazione corrispondente.
"aver f."


lunedì 16 novembre 2015

Pondo

Orrore
 
Conosci tu dell’infinito il pondo
E l’angoscia mortal? sai tu l’orrore
Di quel mar senza fine e senza fondo
Ove in eterno s’inabissan l’ore,
E si frangon l’età? l’atro, profondo,
Gelido ciel conosci ove il clamore
E la dipinta vanità del mondo
Come una nebbia si dilegua e muore?
Conosci tu lo strazio e l’agonia
D’un pugnace pensier che oppresso e franto
Risorge senza fin? sai tu che sia
Questo sentirsi sempre nella mente,
Sempre nel cor di tutti i vivi il pianto
E il gran silenzio della morta gente?
 
Arturo Graf

 
 pòndo
sostantivo maschile
[dal lat. pondus -dĕris, affine a pendĕre «pesare»]. 
- TRECCANI -
 
1. 
 a. - Peso, sensazione di peso, e la cosa stessa che pesa: quell’ombre ... andavan sotto ’l pondo, Simile a quel che talvolta si sogna (Dante); determinando, oppure valutando approssimativamente la misura del peso: Piglia una grossa pietra e di gran pondo (Ariosto).
b. - Frequente, nel linguaggio poetico, per indicare il corpo, la parte materiale dell’uomo, soprattutto in contrapposizione all’anima: il pondo mortale o il mortal pondo; Chi sei tu che sostenti A me questo vetusto Pondo, e l’animo tenti Prostrarmi a terra? (Parini). 
 c. - figurato. Fatica, impegno gravoso, che comporta obblighi e responsabilità: tanto stimorono la virtù e la bontà di Cammillo che ... rimettevano in lui tutto il pondo di quella republica (Machiavelli); sentire il grave pondo dell’ufficio, della carica (talvolta scherzoso). Con altro senso figurato, di gran pondo, di grande importanza.
 
2.
- antico. Stimolo continuo e doloroso ad andar di corpo, accompagnato da un senso di pesantezza d’intestino; e male del pondo, o più spesso al plurale male dei pondi, mal di pondi fu detta la dissenteria (anche assol.: avere i pondi).
 
 
Parigi nel cuore,
non sono solo parole;
una città che amo colpite,
una città triste e ferita...

domenica 15 novembre 2015

Salvezza


Salvezza
 
Fugge l'isola
E la fanciulla torna a scalare il vento
e a scoprire la morte dell'uccello profeta
Adesso
è il fuoco sottomesso
Adesso
è la carne
la foglia
la pietra
perduti nella fonte del tormento
come il navigante nell'orrore della civiltà
che purifica la caduta della notte
Adesso
la fanciulla trova la maschera dell'infinito
e abbatte il muro della poesia.

Alejandra Pizarnik
La figlia dell'insonnia
Traduzione di Claudio Cinti
 
 


salvézza
sostantivo femminile
[der. di salvo].
– TRECCANI –
 
1. - L’essere salvo; il salvarsi, l’essere salvato: s. dai pericoli, dai nemici, dalle malattie; cercare, ottenere, trovare la s.; ogni speranza di s. era perduta; non c’è via di s.; pensare, provvedere alla propria s.; deve a lui la sua s.; lottare per la s. della patria.
Per metonimia, la persona, la cosa, il mezzo che salva, che ha salvato: sei stato tu la mia s.; questa testimonianza sarà la s. dell’imputato; il fido ottenuto dalla banca fu la sua salvezza. Per l’espressione fig. àncora di s., v. àncora, n. 1 a.
2. - Salvazione, nel senso religioso: la dottrina della s. nel cristianesimo; pregare per la s. dell’anima, per la s. eterna; senza fede non c’è salvezza. Per l’Esercito della s., v. esercito, n. 2 b.
3. - Nel calcio e in altri sport di squadra regolati da campionati con classifica a punti, i risultati utili con cui nella fase finale del girone di ritorno si riesce a evitare la retrocessione nella serie o divisione inferiore: lottare per la s.; domenica si giocherà per la salvezza.

 
Salvifico deve essere
il momento di cui non vorremmo,
le pieghe ristrette del tempo,
i pleniluni e le alte maree...