Nel divenir mi accendo
Nel divenir mi accendo
come fiamma, di freddo e gelo,
ricordo un attimo e ancor riprendo
nel proseguir cammino e anelo.
Parea vibrare il senso delle cose
insito in me il pensiero assente
a riviver tempi andati, spose
di dei sconfitti dal presente silente.
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
La piccola fiammiferaia
C'era una volta una bambina che non aveva né padre
né madre e viveva nel bosco oscuro. Un villaggio sorgeva al limitare del bosco,
e lei aveva imparato che là poteva comprare fiammiferi per mezzo penny e poteva
rivenderli per la strada a un penny intero. Se ne vendeva abbastanza, riusciva
a comprarsi un pezzetto di pane raffermo; tornava allora al suo povero rifugio
nel bosco e dormiva tenendosi addosso tutti gli abiti che possedeva.
Arrivò l'inverno, e faceva molto freddo. Non possedeva scarpe, e il cappotto
era talmente liso da essere trasparente. Aveva i piedi blu, con le dita tutte
bianche; altrettanto bianche erano le dita delle mani e la punta del naso.
Vagava per le strade e pregava i passanti di comprarle qualche fiammifero, ma
nessuno si fermava e nessuno si curava di lei. Così una sera si mise a sedere e
disse tra sé: "Ho dei fiammiferi. Posso accendere un fuoco e
scaldarmi". Ma non aveva legnetti né ciocchi. Decise comunque di accendere
i fiammiferi. E così, seduta con le gambe tese, strofinò il primo fiammifero. E
subito parve che freddo e neve fossero svaniti come per incanto. Invece dei
fiocchi di neve volteggianti nell'aria,vide una bella stanza con una stufa di
ceramica verde scuro, con lo sportello di ferro ornato di volute. La stufa emanava tanto calore da far ondeggiare
l'aria. Si rannicchiò vicino alla stufa e le parve di essere in paradiso.Ma
d'improvviso la stufa svanì e lei si ritrovò seduta nella neve, tutta tremante,
e per il freddo batteva i denti. E allora strofinò il secondo fiammifero e la
luce cadde sul muro della casa accanto e potè improvvisamente vedere dentro.
Nella stanza c'era una tovaglia candida come la neve che ricopriva una tavola,
e sulla tavola c'erano stoviglie di porcellana del bianco più puro, e su un
grande piatto c'era un'anatra appena sfornata, e proprio mentre stava per
mettersi a mangiare la visione svanì. Era di nuovo nella neve. Ma ora le ginocchia e i fianchi non le dolevano più.
Ora il freddo pungeva e bruciava lungo le braccia e nel petto, sicchè accese il
terzo fiammifero. E nella luce del fiammifero vide uno splendido albero di
natale, mirabilmente decorato con candeline bianche ornate di pizzo alla base,
e belle palle di vetro, e migliaia e migliaia di puntini luminosi che non
riusciva a capire che cosa fossero. E sollevò lo sguardo sull'albero enorme, e
quello si sollevava sempre più in alto, finchè divenne le stelle del cielo
sulla sua testa, e una stella attraversò sfavillando il cielo, e lei ricordò che
la mamma le aveva detto che quando un'anima muore, cade una stella. E d'improvviso dal nulla apparve la sua nonna, tanto gentile e affettuosa, e la
bimba fu così felice di vederla. La nonna sollevò il grembiule e l'avvolse
intorno alla bambina, se la strinse tra le braccia e la bambina provò felicità. Ma la nonna prese a dissolversi. E la bambina accese un fiammifero dopo l'altro
per riavere la nonna accanto a sé…un fiammifero dopo l'altro…e insieme presero
a salire in cielo dove non faceva freddo, non si provava fame né dolore. La
mattina dopo, lì tra le case, la bambina fu ritrovata immobile. Era andata via
per sempre (dalla rete).