Un desiderio antico
Nell’anima mi cova,
E sempre nell’intrico
De’ sogni miei rispunta e si rinnova.
Nulla in esso si trova
D’iniquo o d’impudico;
È una voglia un po’ nova,
Null’altro, un ghiribizzo: or ve lo dico.
Vorrei, quando la messe
A raccoglier s’affretta
Sugli arsi campi il mietitor sfinito,
Vorrei che mi cogliesse
In capo una saetta,
E mi lasciasse lì morto stecchito.
Arturo Graf
in una macchia su un foglio;
eppure il desiderio spinge, sprona,
fosse questo il senso delle cose...
s. m. [forse dal ted. ant. krebiz «gambero»].
- TRECCANI -
- 1. Idea bizzarra e improvvisa, capriccio, fantasticheria: ha sempre dei gh. per il capo; gli è saltato il gh. di fare il giro della regione in bicicletta.
- 2.
ant. Composizione letteraria, trattatello, operetta che abbia carattere
di originalità e di bizzarria, che esprima opinioni personali, senza
voler apparire importante: se vi piacque mai alcuno mio gh., questo non vi dovrebbe dispiacere (Machiavelli, con riferimento al Principe). Era per lo più parola usata dall’autore stesso con tono di scherzosa modestia, e il plur. ghiribizzi,
col senso di «ragionamenti, trovate, invenzioni bizzarre», fu anche
titolo di pubblicazioni nel sec. 16°. Cfr. l’analogo uso di capriccio nella musica e nelle arti figurative.
- 3. ant. Oggetto di forma o di fattura fantasiosa e bizzarra.
(dalla rete)
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