venerdì 30 aprile 2021

Poesia e riflesso

La vita 

La vita è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.

Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.

Wislawa Szymborska
 
il buio nasconde le cose alla vista
gli occhi che scrutano soffrono e non vedono;
nella mente si affollano ipotesi e pensieri,
ansie, paure, gioie, sollievi e il cuore che batte...

Giorgio De Chirico
"L'incertezza del poeta"

L’incertezza
è la mancanza di chiarezza e l’incapacità di decidere.
È un’emozione che ti pervade facendoti perdere l’orientamento.
Rende poco consapevoli di chi si è, di cosa si vuole e di dove si vuole andare.
Fa sentire spaesati e inadeguati.
Fa sentire soli.

Talvolta si sente la necessità di una guida, di qualcuno che consiglia, qualcuno che dica inequivocabilmente cosa è meglio fare in una determinata situazione.
È un’emozione tanto subdola quanto frequente.
Quando si è incerti si ha lo sguardo privo di sorriso, un po’ perso, poco attento.
Si è particolarmente nervosi non si riesce a rilassarsi perché c’è il pensiero fisso della decisione da prendere.
Tutto il corpo ne risente e si irrigidisce.
Il dubbio continuo attanaglia la mente, e non permette di districarsi tra i punti di domanda che affollano i pensieri.

L’incertezza pesa nelle giornate e si insinua nelle relazioni perché porta a non fidarsi dell’altro.
Non permette di fidarci neppure di noi stessi.
L’incertezza imprigiona e rende immobili.
(dalla rete)

giovedì 29 aprile 2021

Soffio...

"Il soffio"
 
Il soffio che circola fra le lettere del Nome
al telefono mentre ti chiamo
ancora dopo la fine
- fine?
fine dell'attesa
Se già ora altrove
un altro nome
nome pieno di gioia dentro le sillabe
e di dolore possibile.... 
 
Jacqueline Risset
 

Secondo una leggenda irlandese, la corolla del soffione è la dimora  delle fate che un tempo erano libere di scorrazzare nei prati. Quando la terra era abitata solo da gnomi, elfi e fate, queste creature vivevano liberamente nella natura. L’arrivo dell’uomo li costrinse a rifugiarsi nei boschi. Ma le fate avevano dei vestiti troppo sgargianti per riuscire a mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Per questo motivo, furono costrette a trasformarsi in denti di leone, mantenendo però la loro fierezza perchè anche se calpestato il soffione torna sempre in posizione eretta (dalla rete).

lieve il mio frammenta corolle di tarassaco
aleggiano, bianchi, lievi fiocchi di vita;
la primavera in noi riporta al cuore
indicibili cose, nel corpo, negli occhi...
 

mercoledì 28 aprile 2021

Poesia, riflesso, fiore e dipinto

Assenza

Appena ti ho lasciata,
vieni con me, cristallina
o tremante,
o inquieta, da me ferita
o colmata d’amore, come quando i tuoi occhi
si chiudono sul dono della vita
che senza cessa ti affido.

Amore mio,
ci siamo incontrati
assetati e ci siamo
bevuta tutta l’acqua e il sangue,
ci siam trovati
affamati
e ci siam morsi
come morde il fuoco,
lasciandoci ferite.

Ma attendimi,
conservami la tua dolcezza.
io ti darò anche
una rosa.

Pablo Neruda
da "I versi del Capitano"

nel fiore un messaggio preciso,
aprile sta finendo, ultimi sprazzi;
lo schizzo si completa in disegno
le mia mani riposano i fogli...

 
Una rosa stretta tra le dita.
Lo sguardo languido e pensoso, pieno di sentimento.
Nei ritratti di nobildonne settecentesche è ricorrente la scelta di far tenere in mano al soggetto una rosa appena colta, simbolo di eleganza, perfezione e nobiltà.
Tra i più famosi ritratti del Secolo dei Lumi, quello eseguito dalla ritrattista personale di Maria Antonietta – la pittrice di corte Elisabeth Vigée Le Brun,  artista tra le più attente ai dettagli nei suoi numerosi dipinti della sventurata regina di Francia – rappresenta la perfetta iconografia del tempo, riponendo nel gesto di stringere tra le dita questo fiore così elegante i numerosi e contrastanti significati della rosa.
Le rose riprodotte nei ritratti della regina provenivano, tutte, dai giardini di Versailles, in particolare da Le Hameau, il romantico villaggio primitivo adiacente al Piccolo Trianon creato appositamente per la sovrana, dove potersi ritirare dalla vita di corte e dalla severa etichetta.
Qui sbocciavano diverse tipologie di rose a cespuglio, per lo più le rose centifoglie muscose e quelle galliche regalis.

Nel ritratto più famoso che Vigèe Le Brun fece a Maria Antonietta nel 1783, la regina cinge in una mano una di queste rose dalla forma antica, un’immagine che influenzò moltissimo la moda del ritratto femminile.
Ma, al di là della tipologia, l’effetto di una rosa stretta tra le dita – quasi come fosse un dono appena ricevuto o prossimo da consegnare – richiama, inevitabilmente, al sentimento amoroso, quasi a voler dire che si è innamorati.
Dall’enigmatica cortigiana di Anthony Van Dyck all’elegante gentiluomo con rosa all’occhiello di Pietro Longhi, dalla raffinata “Signora in rosa” di Giovanni Boldini alle impalpabili fanciulle di John William Waterhouse, l’arte racconta i sentimenti attraverso le rose, strette in mano, in segno di offerta o dono ricevuto. (dalla rete)

martedì 27 aprile 2021

Pioggia in aprile

Un detto cinese afferma: La pioggia di primavera è preziosa quanto l’olio”

In ogni parte del mondo, in primavera la natura si rinnova.
In Cina, in particolare, la pioggia che cade in questo periodo è generalmente fitta e minuta, favorevole alla crescita delle piante e al rifiorire della natura, perciò viene molto apprezzata
(dalla rete).

 

  Pioggia d’aprile

Che pazzerelle nuvole!
Scherzano su nel cielo…
In un momento intessono
intorno al sole un velo;

poi leste quattro gocciole
di pioggia spruzzan giù,
e al sol, fuggendo, gridano:
“Adesso asciuga tu!”.

Lina Schwarz

insieme uscimmo per contarle,
le gocce di pioggia, sul vetro;
in ogni pensiero un sogno riposto,
noi, nel piovoso vento sferzante...

lunedì 26 aprile 2021

Dal "Diario di un inguaribile vecchio" -7-

Diario di un inguaribile vecchio

Imprimiamo sforzi enormi, tesi,
impegni incostanti, trame, lutti,
ardori improvvisi, incrinature evidenti;
siamo assolati campi di fieno...

 -7-

La magica luce del pontile staglia la sua sagoma incerta nel chiarore dell'alba.
Il tempo della riflessione è ora, negli anni che anellano percorsi che molti solo sognerebbero di fare; la vita non è mai banale se lo vogliamo e anche l'alba lo ricorda ogni giorno che passa se la sappiamo guardare con occhi disincantati e fermi.
Un insieme di colori tinge il pastello del tedio, si sovrappongono nella mente le poesie che amo, quelle che credo di sapere e di poter scrivere anch'io.., un suono nel silenzio mi distrae dal pensiero, cammino.
 
La foschia si dirada col mattino che incalza, è grigio il cielo, ora lo vedo distintamente, in nitidezza, il fiume, questo fiume, fluisce in nastro argentato fin dove posso guardare, ho freddo ancora, ancora mi copro.

Conto i respiri ed affretto il passo, voglio rientrare nel mondo normale, mi rassetto la mente, scorro i doveri quotidiani, ne ho pochi ma ancora ne ho qualcuno.

Il rumore dei sassi sotto i piedi mi rivela il sentiero ancora imbrumato, scende qualche goccia di pioggia.

Ho osservato il mistero del cerchio, le rune, simboli che sommano sempre a dare risultati inattesi, confusione nel sogno, distante.

Il pontile è scomparso, lontano ormai da quello che sono, un uomo al rientro, le pendici di un'erta mi indicano ancora il cammino, affretto il mio passo, non voglio tardare.

Il sogno tramanda pensieri e piano si sgretola in miriadi di pezzi, come un mosaico fatico a ricomporne qualcuno, il ricordo è frammentato, inutile, non riesco a riordinareil puzzle della mia esistenza e la scatola è praticamente vuota.

La luce in cucina contrasta quella del mattino, forse la spegnerò.

Il ticchettio dell'orologio mi richiama al presente, è tempo di pensare lo dice il risveglio degli altri, lo dice il mattino che entra sgargiante nel mio mondo presente fatto di incertezze e di dubbi; trattengo un sospiro sapendo che l'ansia mi è compagna infedele da sempre, sapendo che ora mi prende e costringe; il respiro si fa più prepotente e domina l'anima e il cuore, ora è il tempo della mente, sarà lei a prendere il controllo, a dominare le folate di vento che ancora, ogni tanto, mi trasportano via.

Claude Monet
"Nebbia mattutina"

domenica 25 aprile 2021

25 aprile 1945


 

 

suoni lontani
voci scomparse e volti;
la mia liberazione nel cuore
con loro, i miei cari...

 

In queste poche righe di Dino Buzzati ho ritrovato il senso di questa giornata, quella gioia che la mia generazione non ha direttamente vissuto ma che dobbiamo ricordare per non perdere la memoria storica.
Mia madre mi raccontava la sua versione contadina, col senso di nuovo davanti e il dolore della perdita di suo fratello
(il partigiano "Noemo", zio Gino per me, morto il 6 aprile del 45).
Quella di mio padre la versione quasi opposta di un ragazzo di 20 vent'anni obbligato repubblichino ma disertore e fuggiasco, nascosto da suo padre nel frigorifero del bar per non farlo deportare
(il frigorifero credo non sia stato attaccato alla rete elettrica).
Ricordo alcune manifestazioni da ragazzo, cortei pieni di gente, fiori, canti, bandiere.
Ora è diverso ma dentro di noi deve persistere il ricordo.

Buon 25 aprile a tutti!

Gujil

sabato 24 aprile 2021

Canzone primaverile

Canzone primaverile

Escono allegri i bambini
dalla scuola,
lanciando nell'aria tiepida
d'aprile tenere canzoni.
Quanta allegria nel profondo
silenzio della stradina!
Un silenzio fatto a pezzi
da risa d'argento nuovo.

Vado pel cammino della sera,
tra i fiori dell'orto,
lasciando sulla strada
l'acqua della mia tristezza.
Sul monte solitario
un cimitero di paese
sembra un campo seminato
di semi di teschi.
E sono fioriti cipressi
come teste giganti
che con orbite vuote
e chiome verdognole
pensosi e dolenti
l'orizzonte contemplano.

Divino aprile, che vieni
carico di sole e di essenze,
colma di nidi d'oro
i teschi fioriti!

Federico Garcia Lorca 

le distanze che separano gli anni svaniscono
se un ricordo è vivido, chiaro, indelebile;
da giovane sorridevo poco, ora anche meno,
ho in testa fusioni di voci e di volti, sempre...

Pierre-Auguste Renoir
"La Senna a Chatou", 1871

 
In questo meraviglioso quadro impressionista, Pierre-Auguste Renoir dipinge La Senna a Chatou nel anno 1881.
È inevitabile, osservandolo, aver quasi l’impressione di sentire il profumo dei fiori ed il rumore dell’ondeggiare proprio degli arbusti mossi dalla brezza e del moto del fiume stesso.
Il fiume scorre come una metafora di giovinezza della vita verso la placidità del mare che ci accoglierà con il suo abbraccio eterno quando la nostra esistenza cesserà di essere. 
La magia del dipinto sta nell'incredibile sensazione di tranquilla serenità che ispira a traspare, inevitabile immedesimarsi nel fanciullo che gioca spensierato osservando le barchette che veleggiano sul fiume. 
Che dire, bello! 
 
Gujil

venerdì 23 aprile 2021

"Casus belli"

"Casus belli"
è una locuzione latina il cui significato letterale e la sua traduzione è "motivo della guerra".
Tale espressione è usata per indicare un evento addotto a motivazione ufficiale per la dichiarazione di guerra, in genere diverso o secondario rispetto a motivazioni economiche, politiche e sociali che gli storici ritengono essere alla base di un conflitto.
Tra i più importanti "casus belli" ricordiamo, in ordine temporale: il ratto di Elena, l'assedio di Sagunto, la defenestrazione di Praga, l'imboscata di Jumonville, l'attentato di Sarajevo, l'incidente di Ual Ual e l'incidente di Gleiwitz (da wikipedia).

"Casus belli"
 
Cerchiamo nelle rientranze del cuore,
là dove non vogliamo invasioni
le cose da fare, quelle da dire;
prevale la chimica, la stasi,
le paure si imperlano arroganti,
la mente prevale da adulti.
Troviamo i motivi, impostiamo storie,
impavidi eroismi da burla
come guitti assumiamo concetti
tutto per quietare, ricomporre.
Quando la calma ritorna sappiamo
cucire le idonee risposte
che servono, che sono, che siamo,
riassestiamo il respiro,
riprendiamo il controllo.
 
Anonimo
del XX° Secolo
da "Le implicazioni sentimentali"

Questa espressione (o locuzione) latina è tuttora usata per designare, in senso lato, ogni fatto suscettibile di provocare una guerra, il "casus belli" dunque.
Quali siano tali fatti non si può dire a priori.
Talora si fanno dichiarazioni preventive, e ciò avviene quando uno stato avverte l'altro che una determinata azione sarà da esso considerata come casus belli.
Si può però osservare la tendenza odierna a restringere il numero e la qualità dei fatti provocatori di guerra mediante accordi con i quali due o più stati s'impegnano reciprocamente a escludere la guerra in determinate evenienze
(TRECCANI).

Anche nella banale quotidianità, spesso, per uscire da una situazione scomoda di cui non abbiamo una padronanza completa identifichiamo e ricorriamo a un "casus belli" che ci aiuti e che giustifichi il nostro comportamento nei confronti della situazione medesima che per i più svariati motivi non siamo in grado di padroneggiare correttamente.
Impariamo a riconoscere il nostro "Casus belli" se ne sospettiamo l'esistenza.


giovedì 22 aprile 2021

Giorni di minime #62

Eseguito subito dopo il viaggio a Roma e a Napoli del 1838-‘39, il dipinto risente del forte potere di suggestione del paesaggio laziale e dell’atmosfera di romantica solitudine che ora ha preso il posto della facile e felice capacità descrittiva che improntava le vedute nordiche di qualche anno prima. Scarna e semplificata risulta infatti l’iconografia della tela, affidata ad un cielo cangiante, in cui si stanno addensando grevi nubi temporalesche, e ad un ampio scorcio della campagna attraversato da una strada con viandanti che si allontana fino all’orizzonte e con la presenza al centro di una maestosa rovina. Il dipinto denota una stretta vicinanza con "Lo spuntar dell’aurora veduto nella campagna di Roma", esposto a Brera nel 1839 e databile al medesimo anno, ma soprattutto un’eccezionale similitudine con la versione di Veduta della campagna romana con temporale, in deposito presso la Camera dei deputati di Roma già dal 1927, di formato 122x170 cm. Si tratta di una tipologia non di rado ricorrente nei dipinti di paesaggio di Canella a partire dalla fine degli anni Trenta, quando l’artista, come se volesse sottolineare la “stupenda verità” delle sue immagini, elabora una concezione paesaggistica in dichiarata rottura con quella fredda e artificiosa di Massimo D’Azeglio e dei “migliaristi”.
 
Guseppe Canella
"Campagna romana dopo il temporale"
 
Questo affascinante dipinto, anche se di chiara intonazione romantica, estraneo a cedimenti sentimentali, si rivela in sintonia con una certa qual attenzione per la vita e la realtà quotidiana, i cui eventi scandiscono l’evolvere del romanticismo verso situazioni più aderenti al vero. È dunque anche una pittura che si è svincolata da schemi precostituiti e da immagini ripetute a memoria, pur se il linguaggio dell’artista, a seguito anche delle sollecitazioni sempre più pressanti del mercato, segna talora qualche battuta d’arresto, documentata anche dagli interventi di una critica piuttosto controllata rispetto alle dichiarazioni elogiative di qualche anno prima. Critica tuttavia pronta a riconoscere, in occasione della rassegna braidense del 1847, l’importanza di Canella nell’ambito paesaggistico. Tanto e tale fu l’impulso dato dal nostro artista all’arte della veduta, che divenne sempre più efficace, presso la quasi totalità dei giovani artisti emergenti fra le varie accademia nazionali, specialmente quando egli cominciò a prediligere, nei suoi quadri, le famose vedute della campagna romana e di quelle di Lombardia.(E. Motta)
Notizie storiche: dall’analisi iconografica del dipinto, è possibile identificare con una certa qual sicurezza la località ritratta da Giuseppe Canella: Genzano, grazie ad una veduta molto simile che troviamo in un disegno del tedesco Franz Ludwig Catel, il quale aveva percorso quei luoghi qualche anno prima. Sappiamo pure che dalla metà egli anni Venti dell’Ottocento in quei paraggi risiedeva occasionalmente anche Massimo d’Azeglio. Erano questi luoghi in cui si poteva annotare dal vero il classico paesaggio dell’agro romano (dalla rete).
 
il temporale ormai lontano risuona
in un remoto brontolio di tuono,
siamo momenti di prese di posizione
strateghi imprecisi e goffi;
poche gocce si stampano e rigano
le immense vetrate dell'anima,
rieccoci ancora silenti ed assorti,
in attesa, confusi, bagnati...
 
Gujil

mercoledì 21 aprile 2021

Comunicare

Nel suo significato intransitivo il verbo comunicare esprime l'azione di entrare in comunicazione, in relazione, spec. verbale o scritta (anche + con, tra ): il prigioniero non può c. con nessuno; è vietato ai concorrenti di c. tra loro durante l'esame; c. a gesti, per telefono. spesso la comunicazione dà origine all'incomunicabilità quando non si comprende nel modo corretto (dalla rete).

Io e te

Io spiego con calma. Tu
mi senti urlare. Tu
provi un’altra strada. Io
sento vecchie ferite riaprirsi.
Tu vedi entrambi i lati. Io
vedo i tuoi paraocchi. Io
sono conciliante. Tu
sospetti un nuovo egoismo.
Io sono una colomba. Tu
riconosci il falco. Tu
offri un ramo di ulivo. Io
sento le spine.
Tu sanguini. Io

vedo lacrime di coccodrillo. Io
indietreggio. Tu
barcolli per l’impatto.

 Roger McGoug
da "Eclissi quotidiane". Poesie scelte 1967-2002
Liverpool, 1937

il tema del comunicare è quotidiano,
siamo incompresi e non comprendiamo;
sempre più spesso la poca lucidità
costringe in pensieri contorti e astrusi...