venerdì 30 settembre 2016

Incertezza



 
 
Incertezze
 
Forse non eri, perchè tanto triste
a notte, con il volto nel guanciale
io piansi molte lacrime non viste.

Non eri, perchè ancor di non so quale
spasimo, di non so che interïore
morso nel seno il cuore mi trasale.

Quasi per un gran male di languore
il sangue mi ristagna nelle vene,
come nei polsi inerti di chi muore.

Non eri. E chi su le mie ciglia piene
d'ombra, socchiuse sul pensiero vano,
chi senza passi e senza voce viene

così dolce a chinarsi e così piano?


Amalia Guglielminetti
da "Le seduzioni delle vergini"
 

incertezza
[in-cer-téz-za]
sostantivo femminile
- TRECCANI -
 
1.- Natura imprecisa, contraddittoria di un dato conoscitivo che, quindi, genera dubbi, perplessità: incertezza di una notizia.
2.- Mancanza di prevedibilità: incertezza della situazione politica, economica.

3.- Stato di dubbio, incertezza in cui si trova chi non ha sufficienti elementi conoscitivi per stabilire che cosa sia vero e che cosa sia falso, giusto o sbagliato: vivere giorni di incertezza.
4.- Mancanza di sicurezza: rispondere con incertezza; estensivamente: ogni episodio, ogni fatto che rivela tale stato d'animo: un buon esame ma con qualche incertezza.
 

esiste?.. non esiste?... forse...
questa cosa che cerchiamo tutti,
vogliamo tutti essere certi
...ma quando ci sentiamo... lo siamo?..

giovedì 29 settembre 2016

Poesia e riflesso

 
Domenico Grenci
"I mille volti della donna"

Si amavano

Pativano la luce, labbra azzurre nell’alba,
labbra ch’escono dalla notte dura,

labbra squarciate, sangue, sangue dove?
Si amavano in un letto battello, mezzo tra notte e luce.
 
i amavano come i fiori le spine profonde,
o il giallo che sboccia in amorosa gemma,

quando girano i volti melanconicamente,
giralune che brillano nel ricevere il bacio.
 
Si amavano di notte, quando i cani profondi
palpitano sotterra e le valli si stirano
come arcaici dorsi a sentirsi sfiorare:
carezza, seta, mano, luna che giunge e che tocca.
 
Si amavano d’amore là nel fare del giorno
e tra le dure pietre oscure della notte,
dure come son corpi gelati dalle ore,
dure come son baci di dente contro dente.
 
Si amavano di giorno, spiaggia che va crescendo,
onde che su dai piedi carezzano le cosce,
corpi che si sollevano dalla terra e fluttuando...

Si amavano di giorno, sul mare, sotto il cielo.
 
Mezzogiorno perfetto, si amavano sí intimi,
mare altissimo e giovane, estesa intimità,
vivente solitudine, orizzonti remoti
avvinti come corpi che solitarî cantano.
 
Che amano. Si amavano come la luna chiara,
come il mare che colmo aderisce a quel volto,
dolce eclisse di acqua, guancia dove fa notte

e dove rossi pesci vanno e vengono taciti.
 
Giorno, notte, occidenti, fare del giorno, spazî,
onde recenti, antiche, fuggitive, perpetue,
mare o terra, battello, letto, piuma, cristallo,
labbro, metallo, musica, silenzio, vegetale,

 mondo, quiete, la loro forma. Perché si amavano.
 
Vicente Aleixandre
Traduzione di Francesco Tentori Montalto
 
 
già si amavano come io amai,
amai tanto ma mai troppo,
volti che sono passato,
volti che ancora rivedo e riamo...
 
Domenico Grenci
è un giovane artista originario di Ardore, paese facente parte della bellissima costa Jonica dove il mare blu e le lunghe spiagge sono le linee parallele di uno scenario interminabile. Classe 1981, ha studiato al Liceo Classico Ivo Oliveti di Locri  e si è diplomato in pittura all'Accademia delle Belle Arti di Bologna con il massimo dei voti...
I volti di queste donne sono galleggianti in acque burrascose, ma comunque pronti ad affondare anche un cataclisma di segni e macchie cupe dove la vita e la morte possono sembrare la stessa cosa al medesimo istante lasciando comunque una memoria visiva fervida tra l'apparente caos.
 L'artista ripercorre l'immagine della donna nel tempo, rispolverandola dalla dimensione fotografica e splendente in cui era incorniciata nel recente passato. E' piena ormai di macchie pestilenti, squarci orripilanti che la fanno sgretolare nel buio della materia bituminosa con la quale viene concepita materialmente e poi la incide di segni sintetici ed espressivi per raccontare il tumulto intimo e profondo che ogni donna vive da sempre nella società di ogni epoca. Vittima ingiusta ed ingiustificata di una tirannia maschilista e sociale che continua imperterrita sino ai giorni attuali. Alcuni dei suoi dipinti paiono mutilare con aloni bituminosi,  ruggini e muffe, velature e schiariture, le parti del viso di queste donne purchè nascondino occhi per non vedere, orecchie per non ascoltare e bocche per non parlare. L'artista probabilmente li incide nel tempo dandogli ancora, a differenza di altri esseri umani, l'opportunità di riemergere e comunicare i loro tormenti e le loro emozioni, sussurrare ancora qualcosa come ai tempi in cui le immagini erano limpide e dettagliate...
Il pittore di Ardore scruta coi suoi dipinti la fragilità femminile... (Domenico Spanò - dalla rete)

mercoledì 28 settembre 2016

Gli ultimi giorni di Settembre

 
Hare Drummer

Vanno ancora i ragazzi e le ragazze da Siever
a bere il sidro, dopo scuola, gli ultimi giorni di settembre?
O a raccogliere nocciole lungo le boscaglie
nel podere di Aaron Hatfield quando incomincia la gelata?
Perché spesso ridendo con ragazzi e ragazze
io giocai nella strada e sulle colline
quando il sole era basso e l’aria fresca,
fermandomi a bastonare il noce
ritto, senza una foglia, contro il tramonto in fiamme.
Ora il sentore del fumo d’autunno
e le ghirlande che cadono
e gli echi per le valli
mi portano sogni di vita. Li sento aleggiare.
Mi chiedono:
Dove sono quei tuoi compagni ridenti?
Quanti sono con me, quanti
nei vecchi frutteti sulla strada di Siever
e nei boschi che guardano
l’acqua tranquilla?
 

Hare Drummer
 
Do the boys and girls still go to Siever’s  
For cider, after school, in late September?  
Or gather hazel nuts among the thickets  
On Aaron Hatfield’s farm when the frosts begin?  
For many times with the laughing girls and boys          
Played I along the road and over the hills  
When the sun was low and the air was cool,  
Stopping to club the walnut tree  
Standing leafless against a flaming west.  
Now, the smell of the autumn smoke,
And the dropping acorns,  
And the echoes about the vales  

Bring dreams of life. They hover over me. 
  They question me:  
Where are those laughing comrades?
How many are with me, how many  
In the old orchards along the way to Siever’s,  
And in the woods that overlook  
The quiet water?

 
Edgard Lee Master
Traduzione di Fernanda Pivano
Da Antologia di Spoon River, 1915
 
 
 
 

finisce un mese diverso,
diverso da quelli passati,
sono stanco, strano e deluso;
le volte sopra di me stanno per cedere...
 

martedì 27 settembre 2016

Giorni di minime#18... qualcosa di rotto



la rivolta tecnologica continua,
tampono, aggiusto, come posso;
è un silenzio continuo, la rabbia, l'impotenza,
mi ritrovo a ringhiare e sbraitare,
mi consola il respiro, la soluzione,
mi accompagna la solitudine...

Gujil


rotto
/rót·to/ (dalla rete) -
aggettivo e sostantivo maschile

1.- aggettivo
Di cosa, che ha perduto la propria integrità e quindi, di solito, anche la propria funzionalità; spezzato, spaccato: scarpe r.; un bicchiere, un vaso r., andato in frantumi, infranto, o anche soltanto sbeccato, scheggiato; calze r., pantaloni r., bucati, strappati; avere una gamba r., un braccio r., fratturati; sentirsi le ossa r., indolenzite per la fatica o la posizione incomoda.

• Di apparecchio, strumento, ecc., fuori uso, guasto: "un televisore rotto."
2.- sostantivo
In senso temporale, interrotto: parole r. dal pianto; parlare con voce r., incrinata dall'emozione, dal pianto.

lunedì 26 settembre 2016

Pittura interiore


 
Pittura interiore
 
Un’alta, brulla, livida pianura,
Sparsa di sepolcreti e di rovine,
Seminata di triboli e di spine,
Cinta dal mare intorno alla bassura;

Un negro mar senza fondo né fine,
Pien d’orror, di silenzio e di paura,
Che quanto il ciel, quanto lo spazio dura
Stende le addormentate acque supine;

Un torbo ciel che mai non si serena,
Ad ogni cosa che abbia vita infesto,
Dato di perniciosi astri in balia.

 
 Alessandro Parise
"Infinito interiore"
 pennarelli 30 x 40 cm , 2013
Una tetra, deserta, orribil scena
Del gelo ingombra della morte: è questo

Il paesaggio dell’anima mia.
 
Arturo Graf
 
 
La Pittura Interiore è l'incontro con se stessi attraverso il colore e quattro diversi strumenti (matite colorate, colori a cera, acquarello e tempere) per comprendere  e sbloccare la somatizzazione di disagi emotivi (dalla rete).
 

dentro di noi un'immagine,
quello che siamo e gli altri non sanno,
perduta nel tempo, sottile, vaga,
l'essere che noi sappiamo quello che siamo...
 

domenica 25 settembre 2016

Giorni di minime#17... con tentativo di diga

  



solitario amore il nostro,
circondati da mani, volti;
le care cose risapute ondeggiano
come ricordi sbiaditi, come farfalle...
le cose del cuore vacillano,
l'anima imperitura si erge
a diga, come contrasto...
 
Gujil

 

diga
sostantivo femminile
[dall’oland. dijk, attrav. il fr. digue, ant. dique]
- TRECCANI -

- 1. Denominazione usata in passato per indicare gli argini che difendono le terre litoranee dalle acque del mare, e poi anche le opere portuali (moli foranei, frangiflutti, ecc.); oggi designa soprattutto le opere idrauliche di sbarramento permanente (d. fisse) o temporaneo (d. mobili) nel corso di un fiume, aventi lo scopo di modificarne il deflusso. Più in partic., sono dette d. di sbarramento, o di ritenuta, le opere idrauliche, per lo più di notevoli dimensioni, atte a produrre, a differenza delle traverse, un forte innalzamento del pelo libero di un corso d’acqua a monte, onde creare un bacino artificiale (per la regolazione della portata del corso d’acqua, di carico per centrali idroelettriche, per l’irrigazione, ecc.) tale che le acque invadano un territorio più grande di quello occupato in precedenza dall’alveo. A seconda del tipo di costruzione adottato e del modo in cui è ottenuto l’equilibrio statico, si distinguono: dighe in muratura, d. in materiali sciolti, d. a gravità (così dette perché oppongono alla spinta dell’acqua invasata il loro peso), d. ad arco o a volta, d. ad arco-gravità, d. ad archi multipli, ecc.
- 2. fig. Freno, difesa, argine: opporre, costituire una d. contro la delinquenza, contro il terrorismo; rompere le d., superare ogni freno o ritegno.

sabato 24 settembre 2016

Fine Settembre

 
Sera di settembre
 
Un giorno quieto e fresco di settembre
muore nel suo sangue.
Colline e pendii sono infuocati
e palude e radura fiammeggiano.
Il vento rema attraverso le foglie
annunciando freddo e neve.
Così son già finite la primavera e l'estate.
Adesso aspettano l'autunno e la morte.
 
Soffia lieve intorno alle fattorie silenziose
dove i pioppi stanno sanguinando
e le betulle spargono sopra il fieno esangue
la loro ricchezza appassita.
Ma i campi alzano il grano sui covoni
verso l'ultimo fuoco del giorno.
Poi il cielo si spegne, scompare la terra,
e cadono la sera e il buio.
 
E le luci muoiono in tutte le case
mentre le stelle quietamente si accendono,
e la notte ha in suo potere l'intera nostra terra
e il cuore batte così debole
come se già fossero terminate la primavera e l'estate,
più disperatamente di adesso,
come se l'autunno dovesse fra poco rinfrescare
il mio sangue caldo.
 
Haldis Moren Vesaas
Traduzione di Bruno Berni
 
 

Le giornate si accorciano, la temperatura dell'aria si rinfresca, si approssima la stagione autunnale e l'Equinozio d'Autunno, la natura si  prepara al suo lungo sonno, le radici bevono avidamente gli ultimi raggi di sole attraverso le foglie che ancora per poco offrono riserve di  energia. Settembre è il mese dei colori , dei profumi, degli ultimi frutti estivi.
 
preludio autunnale,
la fine di Settembre;
intravedo qualcosa, nel buio,
qualche traccia di me, celata...
 

venerdì 23 settembre 2016

In ascensore

In ascensore fino al cielo
 
Come dicono i pompieri,
non prendete mai camere oltre
                il quinto piano
negli hotel di New York:
ci sono scale che vanno piú su
ma nessuno ci salirebbe.
Come dice il “New York Times”,
l’ascensore cerca sempre da sé
il piano in fiamme
e si apre automaticamente
e non si chiude piú.
Sono questi gli avvisi
che dovete dimenticare
se volete uscire da voi stessi
fino a catapultarvi in cielo.
 
Sono andata spesso oltre
il quinto piano
salendo a manovella,
ma solo una volta
andai fino in cima.

Sessantesimo piano:
cigni e pianticelle piegàti
verso la propria tomba.
Duecentesimo piano:
montagne con la pazienza di un gatto,
il silenzio in scarpe da tennis.
Cinquecentesimo piano:
messaggi e lettere millenari,
uccelli da bere,
una cucina di nuvole.
Seicentesimo piano:
le stelle,
scheletri in fiamme
con le braccia che cantano.
E una chiave,
una chiave enorme,
che apre qualcosa
(qualche utile uscio)
da qualche parte,
lassú.

Anne Sexton
L’estrosa abbondanza
 
 

in alto, più su,
il cielo accoglie quando è limpido,
le nubi grigie ostacolano il sole
e noi ci sentiamo prostrati...

 
ascensore

sostantivo maschile
[dal francese ascenseur,
derivato del latino ascendĕre «salire»,
supino ascensum]
- TRECCANI -
 
- 1. Impianto di sollevamento per persone da un piano all’altro negli edifici o, più in generale, fra punti di diverso livello, costituito essenzialmente da una cabina che scorre verticalmente tra due guide, sostenuta da funi d’acciaio che si avvolgono su un argano, generalm. elettrico (a. elettrico); l’analogo impianto per il sollevamento di cose si chiama montacarichi.
- 2. A. sottomarino: speciale sistema di salvataggio impiegato su qualche sommergibile per permettere all’equipaggio di uscirne e di risalire alla superficie, in caso di avaria.
 

giovedì 22 settembre 2016

Ventaglio giapponese



Ventaglio giapponese
 
La Casina si specchia in un laghetto
pieno d' iris, da l'onde di crespone
tutta chiusa nel serico castone
d'un giardino, fragrante di mughetto.

Il cielo, dentro l'acque, un aspetto
assume di maiolica lampone ;
e l'alba esprime un'incoronazione
di rose mattinali, dal suo letto.

Sul limitare siede una musmè,
trapuntando d'insetti un paravento,
e d'una qualche rara calcedonia:

Vicino, tra le lacche ed i netzkè,
rosseggia sul polito pavimento,
in un vaso giallastro, una peonia.
 
Corrado Govoni
da "Le fiale", 1903

musmè: (non com.) giovane donna giapponese
netzkè (netsuke) dovrebbe essere una piccola scultura solitamente d'avorio (o legno) fatta a ciondolo che si usa per fermare piccoli oggetti sull'obi (la fascia del kimono).
 
Il sensu
è il ventaglio pieghevole giapponese.
Originalmente fu inventato in Giappone partendo dall' uchiwa (ventaglio tipico rigido e non pieghevole), importato dalla Cina, che fu "migliorato", diventando pieghevole e più facile da trasportare.
L’ invenzione del sensu risale all’ epoca Heian.
Le stecche del sensu sono di bambù e il washi (la carta giapponese) a forma di ventaglio è attaccata direttamente alle stecche.
Lo si usa generalmente per rinfrescarsi, ma trova applicazione anche nel rakugo, il monologo comico tradizionale giapponse, e nel Buyou, la danza giapponese.
Anche questa tipologia di ventaglio è solitamente adornata in ogni sua parte, sia essa il washi o il legno che compone le stecche (dalla rete)
 
ricordo un pettine di tartaruga
e qualcosa d'argento, prezioso,
per una more lontano anni luce
eppure così vivo e sofferto...

mercoledì 21 settembre 2016

La nota si


Il sangue, la nota si
 
Lunghe, lunghe giornate.
Il sangue implacato urta il sangue.
Il nuotatore è cieco.
Scende attraverso piani purpurei
                 nel battito del tuo cuore.
 
Quando la nuca è tesa
Il grido sempre deserto invade
una bocca pura.
 
Cosí invecchia l’estate. Cosí la morte
Circonda la felicità della fiamma
                                          che trema.
E noi dormiamo un poco. La nota si
Risuona a lungo nella stoffa rossa.
 
Yves BonnefoySeguendo un fuoco
Traduzione di Fabio Scotto
 
 
Il si è una nota musicale della scala diatonica fondamentale (l'unica scala priva di diesis e di bemolle nei suoi diversi sette modi). In particolare è la settima nota (la sensibile) della scala maggiore di Do, ma anche la seconda nota della scala minore di La ed in generale è presente in tutti i 7 modi della scala diatonica fondamentale. Nel temperamento equabile la frequenza del si della 4ª ottava (quella che comincia dal do centrale e che si scrive sulla terza linea della chiave di violino) è di circa 494 Hz. Nella notazione alfabetica in uso nei Paesi di lingua inglese (Stati Uniti d'America, Regno Unito, Canada e Irlanda) il si corrisponde alla nota B, mentre il si♭ è rappresentato come B-flat (o B♭).
In quelli di lingua tedesca, Polonia e Scandinavia, invece, con B si indica il si♭, mentre la nota posta un semitono sotto il do è denominata H; ciò permette di realizzare temi basati su sequenze alfabetiche altrimenti impossibili, come il Tema BACH.
Il nome "si" nacque dalle iniziali delle parole Sancte Johannes presenti nell'Inno di San Giovanni e l'adozione di questa nota fu proposta da Ludovico Zacconi nel suo trattato Prattica di musica (da Wikipedia).
 
le note si uniscono in suoni,
i suoni in musica;
la musica accompagna la vita,
si fissa in noi come una calamita...

martedì 20 settembre 2016

Prudenza


/pru·dèn·za/
sostantivo femminile (dalla rete)
1.- Atteggiamento contrassegnato da saggezza e previdenza, atto a fornire una garanzia contro l'eventualità di pericoli e di danni. "agire con prudenza".
• Segnale di prudenza, segnale stradale, detto anche segnale di pericolo generico, che indica cautela nella marcia ai conduttori di autoveicoli, costituito da un triangolo bianco bordato di rosso che reca al centro una riga nera verticale.
2.- Una delle quattro virtù cardinali della teologia cattolica, corrispondente alla capacità di dirigere l'intelletto in modo da discernere ciò che è giusto e ciò che è bene. "da la prudenza vengono li buoni consigli, li quali conducono sé e altri a buono fine ne le umane cose e operazioni".



Carpaccio
"Prudenza"
Una prudenza
 
Tronchiamo l'ansia che incrudì già quasi
tra noi in febbre. Non ancor ci ha vinti
amore, ci irretì gioco di casi.

 
Non ancor per gli incauti labirinti
del male ci guidarono le crude
curiosità, ci attrassero gli istinti.

 
Ciascun di noi nel suo intimo chiude
buia tuttor quell'anima diversa
che solo scopre il desiderio rude.


Esso poteva smascherar perversa
o fiacca o vile questa sconosciuta.
Perciò quella che perdi, ancor sommersa
 
nell'ombra, per prudenza, ti saluta.
 
Amalia Guglielminetti
da "La seduzione delle vergini"
  

Piero del Pollaiolo
"Prudenza"
La prudenza è una delle quattro virtù cardinali della morale occidentale, sin dall'antichità romana. La prudenza è la virtù che dispone l'intelletto all'analisi accorta e circostanziata del mondo reale circostante e esorta la ragione a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene, scegliendo i mezzi adeguati per compierlo. La prudenza è la «retta norma dell'azione», scrive san Tommaso d'Aquino sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta «auriga virtutum – cocchiere delle virtù»: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura.
È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza.
L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio.
 
senza far rumore, con prudenza,
la notte per non svegliare chi dorme,
il giorno solo per ancestrale pudore;
la via della prudenza, l'ho percorsa...

Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.
Nella filosofia platonica la prudenza è detta "saggezza", ed è la virtù propria dell'anima razionale.

lunedì 19 settembre 2016

Luoghi


Quando si parla di case di settembre
dolce è dir poco di un ritorno a Garches.
Sei stato su e giù nei sette mari
magari a Machu Picchu e chissà dove
intanto il fogliame del giardino
cresceva tra le piccole prugne
si arrampicava l’uva americana
sulla facciata con le imposte verdi
 
l’autunno ti aspettava
senza chiedere niente.

Luciano Erba 
da L’ipotesi circense
 
 

Garches
è comune francese nel dipartimento dell’Hauts-de-Seine
nella regione dell’Île-de-France
 
 
Sono stato là anch'io,
una vita fa, da giovane;
ricordo gli odori, il verde,
ricordo un innamoramento peruviano,
mai corrisposto...

domenica 18 settembre 2016

Domenicale settembrino

domenicale
/do·me·ni·cà·le/ (dalla rete)
aggettivo e sostantivo maschile e femminile
 
1.- aggettivo.
Della domenica: riposo d.; abito d.; giornale d., che esce solo la domenica; messa d.; trasmissione d., che ha luogo di domenica. •Lettera domenicale, la lettera dell'alfabeto che nei calendari liturgici individua la prima domenica dell'anno (considerando che al primo gennaio è assegnata la lettera A) e che permette di stabilire in quale giorno cadono tutte le altre domeniche dell'anno.
2.- sostantivo maschile e femminile.
Epiteto scherzoso o dequalificante di turista o escursionista ‘povero’ (che si muove solo la domenica).
 

Domenicale settembrino
 
Filtra la luce dal cielo plumbeo
è una domenica settembrina,
si affloscia la voglia del dopo,
si assottiglia il confine.
 
Un impavido piccione insiste,
la pioggia inibisce i pensieri
nel corso, nelle vie ancora deserte
si immagina un giorno qualunque.
 
Poi, i primi suoni si schiantano
su persiane ancora socchiuse,
un anima si affaccia al balcone
e tutto riprende come sempre.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 
settembrino
/set·tem·brì·no/
aggettivo e sostantivo maschile
 
1.- aggettivo
Proprio o caratteristico del mese di settembre: fichi s., fieno s.; In quella grande pace settembrina (Gozzano).
2.- sostantivo maschile
Nome comune dato ad alcune piante del genere Aster.

sabato 17 settembre 2016

Atmosfere

sostantivo femminile
(dalla rete)

1.- Involucro gassoso di varia composizione e natura, che circonda la Terra ( atmosfera terrestre o semplicemente aria ) e altri pianeti ( atmosfere planetarie ).

2. estensivo.- L'aria che si respira in un luogo. "un'atmosfera pesante, surriscaldata, impregnata di anidride carbonica".


Fisica dell'atmosfera
contro poesia dell'atmosfera
 
Invii segnali acustici nell'atmosfera
e li ascolti restitursi distorti.
Misuri turbolenze – una delle ultime cose,
la turbolenza, che si è disposti a dire irrisolvibile.
Decifrando i dati e raccogliendo
inferenza, ti mantieni vivo.
 
Invio segnali acustici nell'atmosfera
e li ascolto restitursi distorti.
Misuro turbolenze – una delle ultime cose,
la turbolenza, che si è disposti a dire irrisolvibile.
Raccogliendo i dati e decifrando
inferenza, mi mantengo viva.

Caoilinn Hughes
Traduzione di Alessandro Gentili
Impressioni d'Irlanda
 
 
 
atmosfere metafisiche mi circondano,
le cose risapute e stanche,
quelle ancora scopribili,
in ambiti concettuosi, ancora...