giovedì 29 settembre 2016

Poesia e riflesso

 
Domenico Grenci
"I mille volti della donna"

Si amavano

Pativano la luce, labbra azzurre nell’alba,
labbra ch’escono dalla notte dura,

labbra squarciate, sangue, sangue dove?
Si amavano in un letto battello, mezzo tra notte e luce.
 
i amavano come i fiori le spine profonde,
o il giallo che sboccia in amorosa gemma,

quando girano i volti melanconicamente,
giralune che brillano nel ricevere il bacio.
 
Si amavano di notte, quando i cani profondi
palpitano sotterra e le valli si stirano
come arcaici dorsi a sentirsi sfiorare:
carezza, seta, mano, luna che giunge e che tocca.
 
Si amavano d’amore là nel fare del giorno
e tra le dure pietre oscure della notte,
dure come son corpi gelati dalle ore,
dure come son baci di dente contro dente.
 
Si amavano di giorno, spiaggia che va crescendo,
onde che su dai piedi carezzano le cosce,
corpi che si sollevano dalla terra e fluttuando...

Si amavano di giorno, sul mare, sotto il cielo.
 
Mezzogiorno perfetto, si amavano sí intimi,
mare altissimo e giovane, estesa intimità,
vivente solitudine, orizzonti remoti
avvinti come corpi che solitarî cantano.
 
Che amano. Si amavano come la luna chiara,
come il mare che colmo aderisce a quel volto,
dolce eclisse di acqua, guancia dove fa notte

e dove rossi pesci vanno e vengono taciti.
 
Giorno, notte, occidenti, fare del giorno, spazî,
onde recenti, antiche, fuggitive, perpetue,
mare o terra, battello, letto, piuma, cristallo,
labbro, metallo, musica, silenzio, vegetale,

 mondo, quiete, la loro forma. Perché si amavano.
 
Vicente Aleixandre
Traduzione di Francesco Tentori Montalto
 
 
già si amavano come io amai,
amai tanto ma mai troppo,
volti che sono passato,
volti che ancora rivedo e riamo...
 
Domenico Grenci
è un giovane artista originario di Ardore, paese facente parte della bellissima costa Jonica dove il mare blu e le lunghe spiagge sono le linee parallele di uno scenario interminabile. Classe 1981, ha studiato al Liceo Classico Ivo Oliveti di Locri  e si è diplomato in pittura all'Accademia delle Belle Arti di Bologna con il massimo dei voti...
I volti di queste donne sono galleggianti in acque burrascose, ma comunque pronti ad affondare anche un cataclisma di segni e macchie cupe dove la vita e la morte possono sembrare la stessa cosa al medesimo istante lasciando comunque una memoria visiva fervida tra l'apparente caos.
 L'artista ripercorre l'immagine della donna nel tempo, rispolverandola dalla dimensione fotografica e splendente in cui era incorniciata nel recente passato. E' piena ormai di macchie pestilenti, squarci orripilanti che la fanno sgretolare nel buio della materia bituminosa con la quale viene concepita materialmente e poi la incide di segni sintetici ed espressivi per raccontare il tumulto intimo e profondo che ogni donna vive da sempre nella società di ogni epoca. Vittima ingiusta ed ingiustificata di una tirannia maschilista e sociale che continua imperterrita sino ai giorni attuali. Alcuni dei suoi dipinti paiono mutilare con aloni bituminosi,  ruggini e muffe, velature e schiariture, le parti del viso di queste donne purchè nascondino occhi per non vedere, orecchie per non ascoltare e bocche per non parlare. L'artista probabilmente li incide nel tempo dandogli ancora, a differenza di altri esseri umani, l'opportunità di riemergere e comunicare i loro tormenti e le loro emozioni, sussurrare ancora qualcosa come ai tempi in cui le immagini erano limpide e dettagliate...
Il pittore di Ardore scruta coi suoi dipinti la fragilità femminile... (Domenico Spanò - dalla rete)

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