mercoledì 31 agosto 2016

Giorni di minime #13


scivolando,
come su un viscido istante,
sprofondo in melme ancestrali;
le diritte cose ferme, immote,
un angolo insiste, continua,
la mia preghiera si schianta...
 
Gujil


La preghiera
è una delle pratiche comuni a tutte le religioni.
Essa consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con la parola o con il pensiero; gli scopi della preghiera possono essere molteplici: invocare, chiedere un aiuto, chiedere una grazia, lodare, ringraziare, santificare, o esprimere devozione o abbandono.
La preghiera è solitamente considerata come il momento in cui una persona 'parla' al sacro, mentre la fase inversa è la meditazione, durante la quale è il sacro che 'parla' alla persona.
La preghiera può essere vocale o mentale, personale o comunitaria, libera oppure liturgica; solitamente quest'ultima forma si ritrova come preghiera scritta (o comunque tramandata in qualche modo).
La preghiera può essere distinta anche in privata o pubblica: la prima viene fatta dai fedeli a nome proprio, la seconda viene fatta a nome della comunità (come l'ufficio divino dei cattolici, che viene recitato non in nome proprio, ma in nome di tutta la Chiesa).
Una delle forme di preghiera più diffuse è il canto devozionale (da Wikipedia).

martedì 30 agosto 2016

Poesia e canzone

Un incontro
 
La donna che incrociò col nostro passo
lento la sua rapidità leggera,
ci saettò di sotto il ciglio basso.
 
Tu con l'occhio e il desìo la passeggera
seguisti. Ella sparendo ebbe nell'anca
una grazia perversa di pantera.
 
Subitamente io vacillai, sì stanca
che a te mi ressi. Mi pungeva il viso
quel sottil gelo che le labbra imbianca.
 
Ma già da nuova bramosìa conquiso,
tu comentavi ancor: – Che malïarda!
Di scatto io ti lasciai, con un gran riso
 
d'ilare odio e di pietà beffarda.

Amalia Guglielminetti
da "Le seduzioni delle vergini"
 
 
casuali, cercati, programmati,
gli incontri...,
...quasi nulla mi sembrò...,
ed io, come appaio io...
 
 


lunedì 29 agosto 2016

Marina

"Marina"
Athos Brioschi
olio cartone telato 27 x 20 

Marina
 
Un oceano d’asfalto e di bitume,
Squallido, muto, senza movimento!
Póltron sovr’esso le viscose spume,

Poltre nell’aria soffocato il vento.

Sull’orizzonte il sol come un portento
Squarcia l’orror delle fumose brume,
E sbarrando l’enorme occhio cruento

Folgora in giro il formidabil lume.

Via pel livido ciel fugge uno stuolo
Di negri uccelli, a più lieta dimora

Silenzïosi dirizzando il volo.

Sola in mezzo al terrifico deserto
Galleggia immota una vetusta prora
Col ponte raso e col gran fianco aperto.
 
Arturo Graf  


marina
[ma-rì-na] sostantivo femminile; pl. -e
Etimologia: ← da marino
- GARZANTI -
 

"Marina"
firma illeggibile
1.- il complesso delle persone e degli enti addetti alla navigazione; l’insieme delle navi e delle attrezzature usate per la navigazione: marina mercantile, militare; ufficiale di marina; ministero della marina; marina giapponese, italiana
2.- la superficie del mare vicino alla costa; la striscia di terra e anche la regione situata vicino al mare: navigare lungo la marina; passeggiare sulla marina; la marina veneta
3.-  quadro che raffigura un paesaggio di mare: un pittore di marine 
 
ora cominciano altri paesaggi,
quelli del sole che arretra,
comincio a sentire il riflesso,
le mille consuetudini tornano...

domenica 28 agosto 2016

Incantesimo

Incantesimo
 
Ma insieme volevamo
fare una sfera
chiusa riflettente
e liscia all'esterno da cui
la pioggia scivolasse via i lampi
rimbalzassero e se cadeva
a terra rotolasse via intatta.
 
Che dentro però ci fossero
giardini con fontane con aiuole
piene di rose ci fossero
soffici prati e boschi
azzurri come dei Bassano
e boschi le sterpaglie sotto impenetrabili.
 
Un mondo selvaggio là dentro per te
e per me là dentro un rifugio
una sfera
per te e per me
noi volevamo fare.

Kuno Raeber
Traduzione di Annarosa Zweifel Azzone
 Emersione dal passato

 
L'incantesimo è la concentrazione di energie volitive verso un preciso scopo, comprendente l'alterazione del comportamento naturale delle cose o della volontà delle persone.
Quasi ogni tradizione magica e persino religiosa organizzata, ha le sue idee precise rispetto a questo aspetto pratico del lato mistico della vita. Alcuni addirittura aborrono anche solo l'uso di questo termine, ma spesso compiono comunque dei gesti o dei rituali con il preciso scopo di apportare energia a un loro desiderio affinché quest'ultimo si avveri.
L'incantesimo può essere veicolato da parole o da strumenti dedicati a tale scopo, come sigilli, amuleti, talismani, pentacoli, erbe e piante, olii, incensi, rituali, ecc. con a volte il supporto di invocazioni di divinità o entità varie, oppure di evocazioni.
Dal punto di vista strettamente etimologico l'incantesimo dovrebbe richiedere l'uso della voce, la ripetizione di parole più o meno in rima, una cantilena, ecc. infatti deriva dal latino incantare con il significato di "cantare formule magiche" da Wikipedia).
 

magie interrotte presto,
la pozione ha smesso l'effetto;
elisir, incantesimo, mistero
in un insieme di romanzato vissuto...

sabato 27 agosto 2016

Giorni di minime #12



lastricati impegnativi,
solitudini sparse, come macchie;
nel contesto doloroso del presente
cerco una sintesi utile,  adeguata,
ovviamente, come spesso,
fatico a trovarla...

 Gujil

 



sintesi
[sìn-te-si]
sostantivo femminile
- Sabatini Coletti -
 
1.- Operazione mentale che compendia una quantità di dati conoscitivi in una conclusione unitaria ed essenziale (si contrappone in genere ad analisi): procedere a una sintesi di vari elementi
2.- estensivo. Compendio, riassunto: una sintesi della letteratura italiana; riunione, fusione di elementi diversi in un tutto unico: i vecchi centri storici sono una sintesi di arte e storia || in sintesi, in forma breve e concisa: esporre in sintesi un'idea • loc. cong. testuale in sintesi, in breve, insomma

3.- chimica. Formazione di composti a partire dagli elementi o da composti più semplici || sintesi proteica, in chimica e in biologia, processo che avviene nelle cellule e che porta alla costituzione delle proteine | sintesi clorofilliana, fotosintesi
 

venerdì 26 agosto 2016

Restare?

Per questo
 
Se ho teso la mano ai tuoi versi(l’ho fatto)
come a lettere dei morti che ridestano l’animo
da rabdomante cercato la tua fonte
per abbeverare la mia sete
scavato nel mio concime scheletri e petali
che per te dovevano riflettere la luce:
 
– al lavoro nel mio sotterraneo mangiato dai vermi
roso dai tarli senza patria
ho una scusa?
 
Se ho sfiorato il tuo dito
con lingua affamata
leccato dal tuo palmo una crepa di sale
se ti ho sognato o pensato
sacca di sangue appena estratto
appeso rossoscuro a un gancio
piú in alto del mio cuore

( tu che comprendi la trasfusione)
a cos’altro dovrei rivolgermi?
 
Una luce-spia brilla fioca
mentre i fuochi del gas dormono
(un gatto esce in punta di zampa dai fornelli
al gelo notturno)
il linguaggio raro e agile come la verità
scioglie il silenzio piú radicale
 
L’etica del custode di un faro:
cura di tutti o di nessuno
per questo si può pure dare fuoco ai mobili
Un questo contro cui abbiamo sbattuto
come se la luce potesse essere spenta a estro
il salvataggio negato ad alcuni
 
e rimanere un faro
  
Adrienne Rich
Traduzione di Maria LuisaVezzali
La guida nel labirinto
 
 

la logica del restare,
l'etica del rimanere;
quante volte invece, solinghi
siamo andati via?

giovedì 25 agosto 2016

Giorni di minime #11


brandelli di mura,
sentimenti in contrasto e pianto,
le mie ansie niente a confronto;
solidale come posso,
vicino quanto riesco...

Gujil

mercoledì 24 agosto 2016

Mare e maschere

Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.
 
Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l'arte d'esistere.

Giorgio Caproni

 
La critica distingue lo svilupparsi di due o tre “tempi” nella poesia di Caproni. I tre tempi sono quello macchiaiolo, carducciano, condizionato dall’ermetismo, aperto anche alla sperimentazione narrativa, che riguarda le prime tre raccolte; quello dell’accensione lirica e della ricerca della forma in modi quasi neoclassici di Cronistoria e de Il passaggio d’Enea; quello della scarnificazione e sliricizzazione della forma poetica, ovvero della ricerca della “massima semplicità possibile”. Così dice lo stesso Caproni:
“C’è stato un movimento, se si può dire, a fuso, ‘fusolarè: ero partito da una scarnificazione ancora di carattere impressionistico, macchiaiolo, che pian piano si è amplificata e gonfiata nel poemetto, nell’endecasillabo, nel sonetto: finché, poi, forse anche per il trauma della guerra, mi è venuta la saturazione di quelle forme, troppo ampie, e allora ecco il bisogno di tornare alla massima semplicità possibile. Il rumore della parola, a un certo punto, ha cominciato a darmi terribilmente fastidio”...
“L’unica ‘linea di svolgimento’ che vedo nei miei versi, è la stessa ‘linea della vita’: il gusto sempre crescente, negli anni, per la chiarezza e l’incisività, per la ‘franchezza’, e il sempre crescente orrore per i giochi puramente sintattici o concettuali, per la retorica che si maschera sotto tante specie, come il diavolo, e per l’astrazione dalla concreta realtà. Una poesia dove non si nota nemmeno un bicchiere o una stringa, m’ha sempre messo in sospetto. Non mi è mai piaciuta: non l’ho mai usata nemmeno come lettore. Non perché il bicchiere o la stringa siano importanti in sé, più del cocchio o di altri dorati oggetti: ma appunto perché sono oggetti quotidiani e nostri”. In questo modo la sintassi si riduce all’essenziale, mentre gli oggetti, i dettagli prendono evidenza. La punteggiatura stessa assume una sua valenza in funzione ritmica, servendo più a scandire il verso che a pausare ed armonizzare. Elementi fondamentali sono a questo punto la rima, l’assonanza, l’allitterazione. (dalla rete).
 
il mare ora tornerà tranquillo,
i passi sempre più radi,
le onde sempre più sole;
il mare si tranquillizzerà...

martedì 23 agosto 2016

Giorni di minime #10


solo una mano mi consola,
una mano sincera, fedele;
carezze proibite scacciano
fantasmi lontani, remoti...
nel volo di un angelo sento
il mio perdurare continuo...
 
Gujil


L’Angelo è un essere spirituale che fa da intermediario tra Dio e gli esseri umani. Molte persone sognano gli Angeli, l’ Angelo custode, i propri parenti defunti in forma di Angelo. La Bibbia e i testi sacri fanno riferimento molto spesso alle apparizioni di Angeli in sogno. Ma gli Angeli che ci appaiono in sogno sono veri Angeli del Paradiso, o sono da intendere piuttosto come delle figure simboliche? Molte persone sono convinte di comunicare con gli Angeli nel sogno, e di avere perciò un contatto speciale col divino. Però l‘Angelo potrebbe anche essere un’immagine del tuo Sé superiore (la parte di te stesso con la coscienza più elevata): possiede una conoscenza maggiore rispetto al tuo io cosciente, perciò può rivelarti cose molto importanti della tua interiorità e farti capire come progredire nella tua crescita personale.
Lorenzo Lotto
"Angelo che annuncia"
La parola ‘Angelo‘ viene dal greco  ánghelos: messaggero. Nella cultura classica  esisteva già il concetto di Angelo come intermediario tra Cielo e Terra: divinità come Hermes (Mercurio),  Iris (Iride) e Artemide (Ecate) svolgevano già alcune funzioni tipiche degli Angeli: portare messaggi divini e accompagnare i morti nell’ultimo viaggio. In realtà quella dell’Angelo è una figura comune a molte tradizioni, religioni e culture: induisti, buddisti, antichi Egizi, Babilonesi e Aztechi rappresentavano e chiamavano gli Angeli in vari modi, ma il concetto di fondo era assai simile: entità spirituali (alate o non) a cui l’uomo si poteva appellare per avere un aiuto dall’alto.
Il culto degli Angeli ha avuto grande diffusione nelle religioni monoteiste occidentali (ebraismo, islam e cristianesimo), dove Dio è considerato un essere troppo perfetto per avere un contatto diretto con gli esseri umani: ecco quindi che si avvale di questi messaggeri per far intendere agli uomini la sua Volontà.
L’Angelo è tradizionalmente rappresentato come una creatura luminosa e dotata di grandi ali bianche per volare.  Nella religione cristiana esistono varie schiere angeliche, ognuna con caratteristiche e compiti precisi; molto diffuso è poi il culto dell’Angelo custode.
Il culto degli Angeli è però così ricco e vasto che riassumerlo in solo articolo è davvero difficile; basti pensare che più volte, nel corso dei secoli, anche la Chiesa si ritrovò a dover porre dei limiti alla devozione verso gli Angeli, perché rischiava di sfiorare l’idolatria.
Secondo la tradizione ebraico-cristiana, gli Angeli non hanno sesso: sono creature né maschili né femminili. È curioso notare questo particolare: le persone descrivono spesso gli Angeli visti nei loro sogni  come esseri molto alti di statura, grandi, a volte giganteschi. Alcuni riferiscono che l’Angelo visto in sogno li ha avvertiti di gravi pericoli, permettendo loro di salvarsi la vita (dalla rete).
 

lunedì 22 agosto 2016

Doppio gioco


Doppio gioco
 
Mentre parliamo di comuni cose
leggere, tu via via a me t'accosti,
pieghi su me con ciglia curïose.

Quasi straniero ieri ancor mi fosti,
or ci avvicina fredda cortesia,
domani andremo per cammini opposti.

Tu t'inchini su me, come chi spia,
come chi è attratto a forza e intanto dici
cose vane con grazia e leggiadria.

Ma quando un gioco d'ombre tentatrici
scopri, io abbozzo un sogghigno involontario.
Tu indietreggi, e tra noi, fatti nemici,

ondeggia blando il conversar più vario.
 
Amalia Guglielminetti
 
 
Il doppio gioco è una definizione che in realtà riguarda un comune comportamento umano, cioè la capacità di impersonare più aspetti del carattere in momenti diversi. Una specie di psicodramma, un teatrino messo in atto dove l’attore principale porta in campo una parte di sé sacrificandone altre.
Eh si, perchè il doppio gioco funziona soprattutto se a farlo è qualcuno che si identifica, almeno in parte, nel ruolo che sta facendo. In questo modo ha maggiori chances di apparire spontaneo e far riuscire il doppio gioco.
Ma questo non basta, è necessario entrare in confidenza con le persone, catturarne la fiducia. In questo senso le strategie sono molte. E’ necessario conoscere la persona con cui si attua il doppio gioco. Quindi è importante entrarci in confidenza, conoscerne abitudini e modi di dire, il suo modo di pensare, i suoi valori e comportamenti, i suoi gusti e atteggiamenti. In questa maniera chi fa il doppio gioco è in grado di attuare molte strategie comportamentali per accattivarsi le simpatie della sua vittima.
Il doppiogiochista è un ottimo osservatore! Il doppiogiochista deve indagare, per cui vi farà domande per ottenere informazioni. Sapendo che non tutti sono molto disposti ad aprirsi velocemente potrebbe fare il primo passo lui/lei. Se mi apro e ti do confidenza la prima cosa che penserai è che mi fido di te. Se io mi fido di te perchè tu non dovresti fidarti di me?
La cosa non è automatica, ma la persona che sta per essere doppiogiocata crederà di avere il controllo della situazione in mano, di poterla gestire.
Il doppiogiochista ha fretta. Le persone ambiziose, tanto ambiziose da dedicarsi all’arte del doppio gioco, tendono ad avere fretta. Per cui sarà lui/lei a chiamarti, a farsi sentire.
Il doppiogiochista forza la mano, ma non troppo. Apparentemente potete sentirvi amici o persino innamorati, ma probabilmente vi sarete accorti o vi state per accorgere che certe parole come “amicizia” e “amore” sono state usate un pò troppo alla svelta. Non proprio in maniera inopportuna ma qualche attimo prima di quando generalmente accade.
Il doppiogiochista ha interessi specifici.
Noterete che a volte ci sono dei momenti di stand by, in cui non vi sentite o il legame rallenta.
Chi fa il doppio gioco ha interessi specifici verso di voi, per cui se vedrà l’obiettivo allontanarsi si allontanerà, se lo vedrà avvicinarsi si avvicinerà. Si chiama “rispecchiamento”.  Dovete fare molta attenzione al modo con il quale vi siete conosciuti e quali sono le cose che una persona potrebbe avere da voi. Se il legame è sincero l’interesse materiale non sfumerà il rapporto! (dalla rete)
 
spesso succede, invischia,
nessuno ci crede ma accade;
tu pensi eppure il pensiero
non sfuma che inutili cose...

domenica 21 agosto 2016

Giorni di minime #9





Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai.
Quelli persi, andati, spiritati, fottuti.
Quelli con l'anima in fiamme.
(C. Bukowski)
 

la luce dopo il temporale
è un giallo riflesso nel cielo,
le foglie del noce, madide,
ristanno silenti ed immote;
ho l'anima in fiamme a volte,
quando mi perdo...
 
Gujil

sabato 20 agosto 2016

Ultimo sole

Giuseppe Fratantonio
"Ultimo sole"
acrilico, 2014
Ultimo sole
 
Dagli alti gorghi e dal profondo gelo
Della mia mente un picciol astro emerge
Che di sua luce moribonda asperge
L’opaco flutto e il nebuloso cielo.

Per brevi istanti di lontan la scissa
Oscurità contempla e novamente,
A mo’ d’una meteora sparente,
Entro l’immobil onda s’inabissa.

Ogni dì più lo scarso orbe s’affuma
E più da presso l’orizzonte rade;
Così fa il sol nell’artiche contrade
Quando lo incalza la nevosa bruma.

O mio pallido sole, o mio conforto
Ultimo! un dì tu pur mi lascerai:
Allora il bujo e il gel, spenti i tuoi rai,
 
Arturo Graf
 
 
Protagonista: il nebbiolo in Val d' Aosta, localmente chiamato Picotendro assieme ad altre uve come Freisa, Neyret, Fumin e Pinot Grigio. È proprio quest’ultima varietà, introdotta più recentemente, ad aver attirato la mia attenzione in una versione vendemmia tardiva. Il nome di questo vino, Dernier Soleil - ultimo sole - richiama con fin troppa evidenza la raccolta delle sue uve, avvenuta dopo che queste avevano assorbito fino all'ultimo raggio di sole autunnale. I grappoli vengono lasciati sulla pianta fino a metà ottobre, successivamente sono messi a fermentare e maturare in piccole botti di rovere fino a metà giugno, con bâtonnage settimanali (dalla rete).
 
ultimi giorni d'estate,
nel sole, nel cielo,
le marine invitano ancora,
le onde ancora seducono...

venerdì 19 agosto 2016

Giorni di minime #8




luci dell'alba scemano,
ora è giorno, pieno, plumbeo;
le storie di ieri finite, erose,
oggi è un giorno nuovo
eppure così simile a ieri...
 
Gujil

 


plùmbeo
aggettivo
[dal lat. plumbeus, der. di plumbum «piombo»]. 
- TRECCANI -
 
1.- letter. Di piombo, fatto di piombo: vaso p.; tavoletta plumbea.
2.- a. Che ha il colore del piombo: grigio p.; veste p.; per estens., cupo, fosco, coperto di nuvole, o afoso, pesante: cielo p.; un pomeriggio p.; giornata p.; l’aria s’è improvvisamente fatta plumbea.
2.- b. In senso fig., opprimente, gravoso, pesante da sopportare: il p. ambiente dell’ufficio; è caduto in una p. disperazione; furono sette giorni di ansie, di silenzi p., di sconforti (Palazzeschi). Anche, tetro, senza speranza: un p. destino.

giovedì 18 agosto 2016

Quando

Quando ci incontrammo
In una strada laterale delle nostre vie
Sentivi paura della vita
Sentivo paura della morte
Che era vicina e vedemmo il cielo rosso
Avvolgerci soffice come una coperta di lana
E ci riscaldammo per un attimo
 
L’attimo
durò sette estati. Quando levammo gli occhi
Il tempo era già trascorso.

Inge Müller
Traduzione di Gio Batta Bucciol
Poesie per una lettera di addio
 
 
quando
[lat. quando] (in taluni casi, dinanzi a voc. si elide: quand'anche, quand'ecco).
- TRECCANI -
 
 - ■ avverbio. [alcune volte, con valore correlativo: va a Milano quasi tutti i giorni, q. in auto q. col treno] ≈ a volte, ora. ▲ Locuz. prep.: di quando in quando ≈ di tanto in tanto, periodicamente, qualche volta, talvolta, (una volta) ogni tanto. ↔ frequentemente, spesso.
congiunzione.
1. a. [con valore temporale, nel tempo in cui: q. sarai grande, capirai queste cose] ≈ (lett.) allorché, (lett.) allorquando, nel momento in cui.
b. [con valore iterativo, in ogni circostanza in cui: q. ripenso al pericolo corso, mi vengono i brividi] ≈ nel momento in cui, ogniqualvolta, ogni volta che, (lett., ant.) qualvolta, tutte le volte che.
2. [con valore causale-avversativo: è strano che sia lui a pretendere delle scuse q. l'offeso sono proprio io] ≈ considerato che, dal momento che, dato che, giacché, mentre, poiché, visto che.
3. (non com.) [con valore condizionale, con il verbo al cong. o all'indic.: q. loro fossero disposti, accetterei anch'io una transazione] ≈ [→ QUALORA].
4. [per indicare la cosa di cui si è parlato, come equivalente di un pron. rel. obliquo: quel giorno q. ti incontrai] ≈ che, in cui, nel quale.
■ s. m., solo al sing. [situazione temporale favorevole allo svolgimento di un'azione e sim.: aspetto il come e 'l q. Del dire e del tacer (Dante)] ≈ circostanza, momento, tempo. ■ quand'anche locuz. cong. [nell'eventualità in cui, sempre con il verbo al cong.: q. tu me lo chiedessi, non verrei] ≈ ammesso (pure) che, anche se, se anche, seppure.
 
 
quando un attimo dura così tanto,
quando l'istante si ferma,
non siamo mai preparati,
ci sentiamo dispersi...

Giorni di minime #7


lo sfogo di un attimo, inezia,
mi perdo nel mondo fantastico;
poi torna la quiete, ristò,
sempre come..., sempre quasi...
 
Gujil


mi sono dimenticato di pubblicare il post
di Mercoledi 17 Agosto,
eccolo

martedì 16 agosto 2016

Creva e Sereni

Strada di Creva
 
 I
Presto la vela freschissima di maggio
ritornerà sulle acque
dove infinita trema Luino
e il canto spunterà remoto
del cucco affacciato alle valli
dopo l’ultima pioggia:
                                     ora
d’un pazzo inverno nei giorni
dei Santi votati alla neve
lucerte vanno per siepi,
fumano i boschi intorno
e una coppia attardata sui clivi
ha voci per me di saluto
come a volte sui monti
la gente che si chiama tra le valli.
 
II
Questo trepido vivere nei morti.
Ma dove ci conduce questo cielo
che azzurro sempre più azzurro si spalanca
ove, a guardarli, ai lontani
Paesi decade ogni colore.
Tu sai che la strada se discende
ci protende altri prati, altri paesi,
altre vele sui laghi:
il vento ancora
turba i golfi, li oscura.
Si rientra d'un passo nell'inverno.
E nei tetri abituri si rientra,
a un convito d'ospiti leggiadri
si riattizzano i fuochi moribondi.
E nei bicchieri muoiono altri giorni.

salvaci allora dai notturni orrori
dei lumi nelle case silenziose.

Vittorio Sereni
Lo sperpero della gioia
 
 
CREVA
 
Da sempre aggregata a Luino, Creva fu, prima, frazione dalle caratteristiche marcatamente rurali, quindi, a partire dagli anni seguenti all’Unità politica italiana, serbatoio economico il più importante della città, per concentrazione industriale crescente. Nel 1870, infatti, entravano in esercizio i primi stabilimenti avviati dalla famiglia di origine svizzera Hussy, cui fecero seguito, nel tempo, filiali più o meno dirette della casa madre.
Il borgo si ingrandì e ne nacque uno sporadico “villaggio industriale” che, ancora oggi, conserva in parte le caratteristiche impresse dal tumultuoso sviluppo cui fu soggetta nel rapido giro di pochi decenni (dalla rete).
 
strade, di ogni posto,
quelle che vanno, quelle che stanno;
i miei percorsi sono infiniti,
le vie tracciate troppe...

lunedì 15 agosto 2016

L'azzurro della notte


 Si affilia il filo azzurro delle notti
 
 Si affilia il filo azzurro delle notti,
 soffia in tutto ciò che v’è di caro,
 e qualcuno chiamava con languore,
 pensando alle amarezze della sera.
 Ciò accadeva quando sulle barche
 si accendevano tre stelle d’oro,
 e quando una tuia solitaria
 distese sopra una tomba i suoi rami.
 Ciò accadeva quando i titani
 di scarlatti turbanti si vestivano,
 e l’impeto illegale d’un monsone
 era bello, ignorandone il motivo.
 Ciò accadeva quando i pescatori
 cantavano parole di Odisseo,
 e in lontananza sul flutto marino
 un’ala in alto si levava sghemba.
 
Velimir Chlebnikov
Traduzione di Angelo Maria Ripellino
 
  
le notti da scuro preludio all'amore
a insonni e lunghe fatiche,
le notti,
poi arriva la luce, si riparte...