venerdì 28 marzo 2008

Imbecille

Disgraziatamente da qualche settimana questo Blog è preso di mira da un IMBECILLE.
Questo individuo inserisce in ogni post pubblicato lo stesso commento, usando sempre un nickname diverso (l'avevo già segnalato a Blogger).
Il commento pubblicato da questo gentiluomo contiene unicamente il seguente testo:

See please here

Cliccando su here si accede a un sito che vende un prodotto informatico. Il problema è che lo fa agendo in modo intrusivo sul computer del malcapitato visitatore(fa lo scanning dei files del computer dell'utente collegato, senza chiedere alcuna autorizzazione). Doppia scorrettezza, anzi, tripla!

Per questo motivo sono stato costretto a introdurre la moderazione preventiva di tutti i commmenti. Me ne dispiaccio e invito l'imbecille in questione a cessare immediatamente le sue inutili molestie: i suoi stupidi e incivili spamming non saranno mai pubblicati su questo blog.
Inutile dire che è già stato invitato a smetterla più volte e con toni più moderati.

Il Blogmaster

giovedì 27 marzo 2008

La cura


C’è una cura nel silenzio
nel sogno cieco.
Una cura nella pazienza
senza voce.
Nel vuoto un balsamo.
Nel sorriso mai nato
una quiete d’opale
che alla morte s’apparenta.

E chi dorme questo sonno
d’anima, nella veglia
sa
che è morto nel cuore.
Ma riposa.

E alla vita altro non chiede.

domenica 23 marzo 2008

Uova di Pasqua


L'usanza di regalare uova a Pasqua risale a tempi antichissimi.
E' quasi sicuramente legata al fatto che questa festività coincide con l'inizio della stagione primaverile, originariamente celebrata con riti per la fecondità ed il rinnovamento della natura. L'uovo simboleggia, infatti, la vita che continuamente ricambia e si rinnova rinascendo nel cerchio della vita.

Nel Medioevo era tradizione regalare uova ai servitori; in Germania le uova venivano donate ai bambini insieme ad altri regali pasquali.
La festività unisce motivi religiosi a reminescenza pagane.
In alcuni paesi, come la Gran Bretagna, ogni anno a Pasqua i bambini vanno a cercare in giardino, fra l'erba e i cespugli, le uova che il dispettoso coniglio pasquale ha colorato e poi nascosto.

lunedì 17 marzo 2008

E' nato un genere letterario... O, meglio, un non genere stimolante, dalle possibilità creative infinite.
Si chiama Fantareale. La scuola di scrittura Omero di Roma ne ha lanciato il manifesto. Eccolo. Con un invito finale a contribuire con racconti, idee e altro. Senza fini di lucro.

È fantareale
di Paolo Restuccia ed Enrico Valenzi

Quello che non capisci della tua vita e che ti sembra assurdo e inammissibile non è né fantastico né reale. È fantareale.

Se pensi che qualcosa di strano succeda solo a te stai sbagliando. È qualcosa di comune a tutti, solo che non lo vedi in tv, al cinema, su internet. È ogni giorno vicino a te. È fantareale.

La musica che suona, le immagini che scorrono, le cose che mangi, quello di cui odora la tua casa, tutto quello che tocchi: ogni cosa ha in sé una parte che non sapresti definire. Un certo retrogusto, un fruscio, un dettaglio, una corrente, un pezzo mancante. È fantareale.

C’è qualcuno che sembra troppo felice. Eppure quando torni a casa la sua ombra scura si è messa proprio al tuo fianco. Non è per cattiveria. È fantareale.

È tanto tempo che vedi delle cose ridicole ma nessuno ride, allora forse sono ridicole solo per te. Sei l’unico che se ne accorge. È fantareale.

A fine giornata ti sembra di aver vissuto situazioni senza senso. Questo è vero. È giunto il momento di colpire. È fantareale.

Ci sono cose che non puoi spiegarti, ma non è zen. È fantareale.

Se riesci a fare sesso solo con un partner attaccato a un Pc, non è peccato. È fantareale.

Se sei sempre più povero e gli esperti dicono che è giusto così per far ripartire l’economia globale... È fantareale.

Il noir, l’horror, il fantasy ti propongono quello che è già successo mille volte in una lunga interminabile ripetizione. Invece a te accadono cose differenti, magari per pochi istanti e fuori dagli occhi degli altri. Ci vuole un modo nuovo per raccontarle. È fantareale.

Se vuoi raccontarci qualche esperienza fantareale che ti è capitata nel lavoro, nell’amore, nello sport, nella politica, nel tempo libero o dovunque ti pare, scrivila (fino a 1800 caratteri spazi inclusi), oppure raccontala in un video su You Tube, oppure disegnala, fotografala, e manda tutto a fantareale@omero.it

Pubblicheremo le cose migliori nella rubrica Fantareale del sito www.omero.it

Piedi di betulla



Quando hai piedi come radici
e il legno si sfoglia in pagine
fruscianti e rotoli lisci
dove puoi scrivere i sogni
è tanto più difficile andare
ogni mattina incontro al nugolo
di nulla, di tristezze
sciamanti senza scopo
attorno, sopra, dentro.

La malinconia è un tunnel
in cui corri a cielo aperto.
Sai da che parti e dove arrivi
è certezza di piombo.

In mezzo, quasi nessun significato.

Neppure
sgranarsi di corteccia in humus
un senso di stagione nuova
e il vento di Dio tra i rami.

domenica 16 marzo 2008

Quadri nella mia Vita

La pioggia sui tetti di Parigi non è mai rumore sordo, è quasi sempre musica immortalata da Poeti e Musicisti, dipinta da Artisti le cui impressioni ancora sembrano sgorgare dai muri della città. Non tutti si sono lasciati struggere dal sentirsi nuovi, qualcuno ha saputo cogliere la vita di tutti i giorni, la realtà trasposta sulle tele.
Mi piace Gustave Caillebotte, ho già accennato di lui qualche tempo fa ma mipiace riprenderlo a riproporlo nel suo quotidiano, con tele famose ed indimenticabili. In lui c'è il respiro "fine secolo" insieme alla gente comune che passeggia o lavora in una qualsivoglia città francese.
I rumori delle strade si fondono e trasformano in attimi a corrodere le coscienze di chi guarda i suoi quadri e ciò non è poco.
Disgiunto da tutto è il trascorrere delle ore a riempire giornate borghesi dove gli umili hanno solo ruolo di comparse necessarie. Lui renderà le comparse necessari, infaticabili protagonisti.
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Caillebotte nel 1874 ha 24 anni.
I suoi tenui colori profumano di intense, delicate descrizioni, che trascendono loro stessi risaltando sia che siano grigi o sgargianti rossi di macchie fiorite, ha pennellate lievi e decise che tracciano percorsi umani di descrivibile e triste bellezza, anche nel loro disumano realismo. Il suo auroritratto lascia all'interprete mutevoli sensazioni.
"E guardando le opere di Caillebotte emerge una virilità predominante che si rivela soprattutto nella sua prima grande opera: "Les raboteurs de parquet" (I lamatori di parquet).
Degli uomini a torso nudo, in ginocchio e braccia tese sono dipinti con un atteggiamento sottomesso in un interno borghese. La scelta del soggetto, considerato come una provocazione, giustificò il rifiuto di esporlo al salone del 1875."
Non esiste cognizione del tempo, esiste solo il reale del momento relegato a gesti competenti e ripetuti che esaltano l'attimo e relegano i pensieri in un angolo illeggibile ma risaputo.
La reale irrealtà si concentra e si stampa indelebile su visi affaticati e muscoli tesi.
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Per fortuna esiste anche un dopo che ci conduce nel mondo più bello ed amato, quello in cui pensare è gioia serena ed il respiro è più facile perchè l'aria non riesce ad opprimere.
Il cielo terso è quasi una immagine di redenzione per chi lavora e suda il pane quotidiano.
L'orologio della vita segna il tempo con costanza e ferocia, Caillebotte quel malefico tempo sembra poterlo fermare ed inciderlo a tratti decisi, visibili e indelebili.
Una poesia letta con gli occhi che si scioglie nel cuore.
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Gustave Caillebotte nasce a parigi il 19 Agosto del 1848 da una ricca famiglia di industriali tessili. Segue gli studi giuridici e si diploma nel 1870.
Nel 1872 frequenta l'atelier di Leon Bonnat per prepararsi al concorso di ammissione all'Ecole des Beaux Arts, che supera brillantemente l'anno seguente. Alla morte del padre, nel 1874, eredita un notevole patrimonio che gli permette di dedicarsi a tempo pieno alla pittura.
Conosce Edgard Degas, che lo presenta agli altri impressionisti, e su invito di August Renoire e di Henri Rouart partecipa alla loro seconda mostra, quella del 1876 presso il gallerista Paul Durand-Ruel.
Nel frattempo inizia ad acquistare le opere degli impressionisti, e nel 1877 finanzia la loro terza mostra. Partecipa, inoltre, come finanziatore e organizzatore, alle edizioni del 1879, 1880, 1882 e alla trasferta a New York con Durand-Ruel nel 1885.
Dopo il 1882 tenta inutilmente di tenere unito il gruppo impressionista ma, visti vani i suoi sforzi, limita i suoi impegni artistici per dedicarsi alla navigazione di diporto e al giardinaggio.
Nel 1888 partecipa al "Salon des XX" di Bruxelles, recependo in parte le nuove tendenze neo-impressioniste.
Muore a Gennevlliers dopo una breve malattia, il 21 febbraio del 1894, a soli 46 anni.
Nel testamento dona sessantacinque dipinti allo Stato, a condizione che siano esposti prima al Museo del Luxembourg di Parigi, il museo d'arte moderna di allora, e poi al Louvre. Il fratello Martial e Renoir, esecutori testamentari, devono superare l'opposizione dei pittori ufficiali dell'Accademia, che pretendono ottusamente di sceglierne alcuni, scartandone altri e alla fine ne accetteranno solo trentotto.
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venerdì 14 marzo 2008

Linfa di primavera


Linfa di primavera

Tra le mie gambe scorre linfa del bosco
gelo disciolto nel fango
acqua pregna di vita
che il sasso non ferma.

Il vento flette i pini, follia
di foglie antiche,
vibra tra i crochi dischiusi
miracolosamente
nella guazza del mezzodì.

Scivolo a valle, stremata
come l’ultima lama di luce.
Il sole tra i larici nudi.
Io supina sull’ultima neve.

5 marzo 2008
Nelle zone d'ombra viaggio da migliaia di anni.
Oggi, nell'ombra, appaio anch'io.
Anzi, le mie parole.

Grazie dell'invito.

New Entry

Da oggi questo blog è molto più ricco: si avvale della collaborazione di una nuova autrice, La Signora delle Acque.
Seguitela, ne vale la pena.

Benvenuta, e grazie di essere con noi.

Il blogmaster

mercoledì 12 marzo 2008

Fiabetta

Un vecchio e saggio gufo viveva ormai da parecchi anni nella grande città degli uomini.
Il suo nido, posto in uno dei tanti cornicioni sbrecciati di una vecchia casa della fine dell'800, guardava la sagoma austera della chiassosa stazione ferroviaria sottostante.
Il gufo ormai conosceva assai bene le abitudini degli esseri umani, sapeva distinguere infallibilmente gli uomini dalle donne, gli adulti dai bimbi e, grazie alla sua infinita saggezza, era stato eletto "maestro dell'ordine degli animali notturni" e veniva spesso invitato a tenere delle conferenze agli animali più giovani perchè potesse loro insegnare come vivere e destreggiarsi nelle mille difficoltà della metropoli.
Così, spinto dalla gioia più che dalla superbia, una sera sì ed una no, volava ad una cert'ora tra le alte e bizzarre guglie della cattedrale dove sempre lo aspettava un pubblico folto ed attento.

Quella sera arrivò presto, che il sole ancora dardeggiava il suo colore sui tetti.
Quando il suo greve volo, appesantito dagli anni, planò con perizia sull'ampio spazio che si apriva tra le guglie, decine e decine di creature notturne e non corsero freneticamente per accaparrarsi i posti migliori dai quali sicuramente avrebbero potuto recepire ogni più piccola parola da lui proferita durante la lezione.
Dopo alcuni minuti di intenso brusio il vecchio gufo schiarì sonoramente la sua gola nell'intento di pulirsi la voce e procurarsi il silenzio.
La sua attesa fu brevissima.
- Bene, bene - disse - eccoci nuovamente qui a parlare tra di noi, a raccontarci le nostre care esperienze.
Parlando, teneva le ali raccolte dietro la schiena e si muoveva goffamente da un capo all'altro della terrazza.
L'attento pubblico seguiva, come un tutt'uno, i suoi prevedibili spostamenti.
- Di che cosa vi dovrei mai parlare ora? - cominciò - della vecchiaia che si sta impadronendo della mia mente e del mio corpo?
Forse potrei farlo ma voi siete giovani e non capireste queste cose eppure...
Fu interrotto dal tramestio insistente che proveniva dalla sua destra.
Si girò in quella direzione e vide una grossa cincia che inveiva pesantemente contro due piccoli topini grigi.
- Che hai amica cincia? cosa disturba il tuo solitamente attento ascoltare stasera?
- Maestro, - lei rispose - scusate il mio trambusto involontario ma questi due giovani svergognati disturbano il vostro saggio dire con le loro sconvenienti affettuosità e ciò non è bene!
Non credete?
- Su, su, amica cincia, - disse il gufo avvicinandosi ai due topini spaventati fino ad abbracciarli teneramente con le sue grandi ali aperte a ventaglio - perchè ti crucci di questo? Ciò è bello perchè è amore.
I due topini, ancora spaventati, si schiacciarono dentro il suo rassicurante abbraccio.
- Ciò non solo è bello ma è anche bene in quanto mi dà l'opportunità di narrarvi una storia degli uomini.
Ciò detto si sedette sul largo cornicione e, dopo una piccola pausa, cominciò a raccontare.
- Vivono in questa nostra città due giovani vite, Ela e Tom.
Ela ha i capelli colore del grano di Giugno e guarda il mondo con occhi che paiono ambra.
Quando ride somiglia ad un agitato ruscello fresco di acqua di neve.
Tom è un sognatore e vive di fiumi ed utopie, apprezza tutto quello che sfugge alla maggior parte degli altri uomini.
Ela è la fertile terra che promette i suoi frutti a chi lavorarla saprà l'Inverno e l'Estate.
E' quella scogliera che apre i suoi speroni rocciosi alla serena estensione della cala dove il mare è tranquillo da sempre.
Tom è l'aria leggera che porta le nuvole bigie foriere di pioggia benefica.
E' la nave che solca i cavalloni violenti degli oceani perennemente in burrasca a cercare l'approdo sicuro.
Ela è la bimba che vorrebbe conoscere perchè ama imparare, è la vela ripiegata che vorrebbe distendersi a catturare gli aliti del vento.
E' la calda foresta.
Tom è quel fuoco che langue perchè cerca la legna è il bimbo che osserva ed ama le cose.
E' la flebile brezza che increspa le superfici dei laghi.
Ela conosce le cose, Tom chiama tutte le cose per nome.
La legge della natura vorrebbe che Ela e Tom si incontrassero per completare le loro ricerche continue.
Ma Ela e Tom sono degli esseri umani e altro non fanno che complicare le cose e non sanno vedere più in là del loro naso e vivono appesantiti dallo scorrere quotidiano senza toccarsi così come potrebbero.
Vedi amica cincia, perchè ora tu vorresti impedire a questi due piccoli cuoricini di topini di vivere la loro fortuna di non avere pensieri?
Smise la parola e tutti tacevano attoniti.
- Bene, miei cari, - gufo riprese - ora si è fatto assai tardi e le mie vecchie e scalcinate ossa reclamano il riposo perchè ne hanno bisogno.
Ci si ritrova domani.
Disse e con un balzo fluttuò nel vuoto notturno e si confuse nella luce lunare.




I GUFI
Come sono: I gufi reali possono pesare intorno ai 2,8 chili per un'altezza di 65 cm e vantano un'apertura alare di 1.70 metri. Le femmine sono più grandi, 3,3 kg per un'altezza di 72 cm e un'apertura alare di 1.80 metri. Si tratta di animali molto intelligenti e sensibili, per questo tendono ad essere estremamente suscettibili e si offendono facilmente se vengono ignorati a lungo.
Caratteristiche: Questi animali sono rapaci notturni; preferiscono quindi viaggiare di notte. Quando non sono in servizio, i Gufi svolazzano in libertà e preferiscono rimanere nei pressi dei boschetti, dove gli esemplari selvatici sono soliti fare il proprio nido.
Cosa amano: Amano cacciare piccoli roditori.
Cosa odiano: Sono molto orgogliosi e quindi detestano non essere rispettati.

martedì 4 marzo 2008

Quadri nella mia Vita

ROSSO FIORENTINO,
(Giovanni Battista Di Jacopo Di Guasparre.)

La meraviglia del suo tocco raggiunge il massimo del periodo di riferimento.
Non è solo bellezza quella dipinta, è anche trasparire di pensieri, di sensi nascosti.
Rosso Fiorentino andò in Francia a portare la sua opera nel castello di Fontainebleau con un altro collega italiano ed è li che lo si vede nel suo splendore decorativo.
Una pittura fatta di incontri e preziosi particolari che non possono che farmi innamorare delle sue donne ritratte, anche nelle piccole imperfezioni così care all'arte di maniera.
Quando passate da Firenze non dimenticate di salutarlo agli Uffizi cercando di scovarlo tra i grandi che lo circondano, lo apprezzerete ne sono certo.
Se è vero che le epoche segnano i passi nei quadri Lui ne ha lasciato le orme senza essere invadente o quantitativamente opprimente.
Gli angeli che ha dipinto ancora suonano le musiche che in quel periodo hanno accompagnato Signorie e Cavalieri negli interminabili balli di corte.
Trasparisce forse appena un nulla di malinconica e discontinua corrente che come un filo di vento impercettibilmente scompiglia i capelli che il velo leggero non può che a stento trattenere.
Gli anni sono quelli a cavallo del XV° e XVI° Secolo ma la sua modernità credo possa essere da considerarsi indiscutibile e palesemente evidente.
Strano che forse lo conoscano meglio i Francesi di noi.
Bello come può essere un sogno armonico e colorato.




sabato 1 marzo 2008




Questo è il dolore della vita:
che si può essere felici solo in due;
e i nostri cuori rispondono a stelle
che non voglion saperne di noi.


Edgard Lee Master