un crescendo di note infrange
le silenziose rive che attraverso;
il mio fiume è ora palude
osservo un rosseggiare lontano...
-8-
Bisogna essere capaci di dare un senso alle cose che accadono.
Certo non è sempre facile, non è sempre lineare e conseguente ma ci si deve sforzare per farlo.
Ciò che avviene succede fuori ma è dentro di noi che il rimescolamento e la condizione si sviluppano e lasciano scie di umori e stati d'animo che sono solo nostri, che è quasi impossibile condividere con qualcuno nel modo preciso di come li viviamo.
Le cose succedono, non pensano.
Tutti i giorni siamo in grado di vedere negli altri con chiarezza, distinguiamo parentesi, virgolettati, grassetti, ci sembra tutto così logico, lineare, è un carattere che crediamo di poter liberamente leggere senza dubbi interpretativi.
Dal telefono che ammutolisce al brontolio del tuono.
La differenza tra ottimismo e pessimismo è come si ascolta ed interpreta, come si vede.
In realtà dovremmo sempre ringraziare il corso delle cose che accadono, guardiamoci in giro, ci sono persone che vorrebbero succedesse qualcosa per smuovere il loro inconcludente procedere e darebbero chissà cosa perchè anche una benche minima cosa potesse loro accadere a smuovere la monotonia.
Siamo una processione di anime verso una meta che non conosciamo, arranchiamo il percorso cercando di conquistare le posizioni di testa per essere i primi, nel bene e nel male e, degli altri, ci interessano sempre gli aspetti che non possiamo avere, buffo.
Ci dà pace un tramonto ma speriamo in una nuova alba, da sempre.
La considerazione di un trimestre mi riporta indietro nel tempo come in una nemesi già sperimentata, già vissuta ed ancora vivida nella mente e carica di quesiti non risposti.
Ora ha smesso di piovere ma ho l'anima davvero intrisa di acqua.
Ciò che fu ha la costante del presente, si ripercuote nei bugigattoli del sentimentale, del poetare strapazzato di un romanticismo scaduto.
Continuo a credere in un orizzontale distinguo, in un fortunale che gonfi le vele e mi porti lontano in correnti che distaccano, che possano alimentare nel loro scorrere continuo ed eterno, fucine creative.
Eppure mi piace pensare al dolore che spesso accompagna i sorrisi, alla gioia che supera i bordi delle mille disperazioni.
Riesco ancora a volermi bene, malgrado me stesso.
Il mattino continua a martellare la mia quotidianità, con apparente disinteresse mi scaccia da quello che vorrei essere, da quello che profondamente sento.
Non aiuta il silenzio ma riflette pareti di immagini velate, sfuocate, in un flash-back di fotogrammi impietosi, ma non sempre così nitidi.
Mi rifugio nel cuore di un posto così diverso da quello che mostro che non possa essere visto, ho bisogno di me.
L'asfalto bagnato di questo inizio di Maggio è consapevolmente colpevole, lo guardo con infinito affetto, con tenero distacco, mi vedo riflesso in una pozzanghera ancora pulita, sono invecchiato.
Léon Laurent Galand (1872-1960) "Marina con scogliera" |
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