mercoledì 31 marzo 2021

La belle dame sans merci

Leon Spilliaert
"
Vertigo", 1909

La belle dame sans merci

Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pane che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.

Oggi manchiamo all'appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela fra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci , fiale e creme.

Stupefacente il tuo volto s'ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz'ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell'accendino.

Eugenio Montale

saper rendere nel giusto modo le immagini
quasi fossero fotogrammi di vita, impressi;
mai potrei scorgere oltre il confine i profili
di morbide colline e vallate fino al non finire...
 

martedì 30 marzo 2021

Dietro l'amore

Andrea Zanzotto è riconosciuto universalmente come il “poeta del paesaggio”, tale definizione dunque rischia tuttavia di essere riduttiva, se diventa una gabbia stereotipica.
È pur vero che nella citata intervista con Paolini, Zanzotto afferma la centralità del paesaggio, inteso come luogo, ma sempre in relazione all’esperienza psichica: “Per me il paesaggio è, prima di tutto, trovarmi davanti a una grande offerta, a un immenso donativo, che corrisponde proprio all’ampiezza dell’orizzonte.  
È come il respiro stesso della presenza della psiche, che imploderebbe in sé stessa se non avesse questo riscontro.
[…] Noi in un primo tempo, siamo una specie di centro mobile, che si sposta, con noi stessi, ricentrando gli orizzonti e i limiti.
Poi, mano a mano che si accumula una nostra storia psichica, ci accorgiamo di trovarci perpetuamente nascosti dietro il paesaggio – e io ho scritto appunto Dietro il paesaggio – oppure davanti, o immersi in un continuo gioco di ‘trapungere’.
Un paesaggio ideato come qualcosa che punge e trapunge e di cui noi siamo una specie di spoletta, che si aggira in mezzo, che cuce… oppure qualcosa che taglia.
Quindi, mano a mano che si accumula una nostra storia psichica, noi la depositiamo in questo paesaggio, che all’origine aveva già una sua autorità e che accoglie, poi, le ferite che noi gli infettiamo”.
Si direbbe che in Zanzotto il linguaggio sia dunque espressione del rapporto tra questo io-psichico e il paesaggio-realtà (dalla rete).

Amori impossibili come

Amori impossibili come
sono effettivamente impossibili le colline
Non è possibile che tanto amore
in esso venga apertamente
dato
e al tempo stesso dissimulato, anzi
reso inaccessibile

Serie senza reliqui di inaccessibilità che pur fa da accattivante

ingradante tappeto sulla
più grande breccia demenza desuetudine
Colline ricche di mille percorsi di morte
per quietamente
per avventato soccorrere
tra cielitudini
per insufficienza di attenzione a sé –
di sorte in sorte
“intralcerà” “si defilerà”

Andrea Zanzotto

nell'infinito che siamo trova spazio
un silenzioso senso di appartenenza;
siamo animali di affetti e pretendiamo da altri
mondi indiscussi che non sappiamo dare...

lunedì 29 marzo 2021

Se appassisce un fiore reciso

Non ho che appassito un fiore

 Geometriche aspirazioni i sogni
pervadono il senso del dire, del fare,
in imprecisioni minime s’infrangono

le speranze, i sorrisi, i giorni.

 Salate, silenti amiche rigano
scavate guance di un soffrire acerbo,
rivedo il viaggio, i porti, le tracciate rotte
a solcare la contorta geografia del cuore.
 

Non ho che appassito un fiore
ne recisi il gambo un tempo, ricordo,
ora perdura una risentita fiaba,
di un cavaliere stanco, di una fata volta.
 

Anonimo
del XX° Secolo
da "Le implicazioni sentimentali
"

 

Marghecaspani
"Vaso di fiori appassiti"
 

 

Se sei alle prese con un mazzetto di fiori,
magari potresti cercare di ridargli un po' di vigore.
Seguendo questo metodo sarai in grado di farli durare da 24 a 72 ore in più.
(dalla rete)

1.- Togli i fiori dall'acqua in cui sono immersi, per poterti occupare dei gambi.
2.-Con un coltellino, recidi il gambo di ogni fiore a circa 1 cm dall'estremità. Se fuoriesce del liquido, è un buon segno, poiché vuol dire che i fiori potrebbero durare un po' più di 72 ore.
3.- Butta via l'acqua in cui erano immersi i fiori.
4.- Prendi un vaso pulito.
5.- Versa dell'acqua fresca nel vaso, fino a riempirne 3/4.
6.- Aggiungi tre cucchiaini di zucchero. I fiori lo assimileranno tramite il gambo e riacquisteranno molto vigore.
7.- Risistema i fiori.
8.- Versa un paio di gocce d'acqua al centro della corolla di ogni fiore.
9.- Se i fiori non dovessero rinvenire, anche lievemente, nel giro di 3 ore, aggiungi un altro cucchiaino di zucchero e un po' di acqua.

domenica 28 marzo 2021

Solo et pensoso


La compresenza dei temi della solitudine, dell'isolamento sociale, del rapporto privilegiato con il paesaggio e del dialogo interiore con i sentimenti fa di questo testo un esempio eccezionale del modello lirico petrarchesco.
Nasce infatti con Petrarca il "paesaggio-stato d'animo": il paesaggio cioè diviene l'equivalente dello stato d'animo del soggetto, che proietta all'esterno la propria interiorità e costruisce una natura che ne rivela i sentimenti.
 
 
Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui.

Francesco Petrarca
(Canzoniere, XXXV)

 

È uno dei sonetti più celebri del "Canzoniere", composto prima del 1337 e in cui Petrarca descrive se stesso intento a camminare in luoghi remoti e selvaggi, nel tentativo (vano) di evitare i suoi pensieri amorosi e, soprattutto, per non mostrare agli altri il suo aspetto afflitto rivelatore delle sue pene sentimentali. La lirica è interessante, oltre che per l'accuratezza stilistica e retorica, anche per l'oggettivazione del sentimento interiore attraverso il paesaggio esterno, poiché la desolazione dei luoghi solitari percorsi dall'autore rispecchia pienamente la sua intima afflizione (questo è uno degli elementi di maggior novità della poesia petrarchesca, nonché di distanza dalla precedente tradizione della lirica cortese) (dalla rete)

.

rimasugli di sogni mi danno al mattino
rimane quel vago torpore, di sonno;
resisto al richiamo imperioso dei sensi
costringo e rimando rallento il respiro...

sabato 27 marzo 2021

Aquarius

Hair
(Hair: The American Tribal Love-Rock Musical)


è un musical rock scritto da James Rado e Gerome Ragni (testi) e Galt MacDermot (musica).
Rappresenta il prodotto forse più importante della controcultura hippie degli anni sessanta: il suo imponente successo ha significato un autentico terremoto nella cultura sessuale statunitense e ha contribuito a diffondere l'opposizione pacifista alla guerra del Vietnam
(numerose sue canzoni sono diventate autentici inni dell'opposizione all'interventismo USA).
Hair ha inoltre contribuito alla ridefinizione del musical theatre, partorendo il genere del musical rock o rock opera
(da wikipedia)


siamo tutti preda di indicibili sogni
la ricerca è continua spesso costante;
simulacri del passato ritornano in mente,
come le canzoni, come le emozioni...

 La celebre canzone, un inno della contro-cultura californiana, dei figli dei fiori e degli hippy, arrivata alla cultura di "serie A" attraverso prima il musical "Hair" ("Capelli") del 1969, del quale è il tema principale, poi del film omonimo di Milos Forman del 1979, quando la fase hippy era ormai abbondantemente finita (praticamente già una operazione nostalgia), era interpretata nel musical dai 5th Dimension, che la portarono al successo internazionale (6 settimane al numero 1 in USA, 3 milioni di copie vendute).

 When the moon is in the Seventh House
and Jupiter aligns with Mars
Then peace will guide the planets
And love will steer the stars

This is the dawning of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius! Aquarius!

Harmony and understanding
Sympathy and trust abounding
No more falsehoods or derisions
Golden living dreams of visions
Mystic crystal revelation
And the mind's true liberation
Aquarius! Aquarius!

When the moon is in the Seventh House
and Jupiter aligns with Mars
Then peace will guide the planets
And love will steer the stars

This is the dawning of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius! Aquarius!
As our hearts go beating through the night
We dance unto the dawn of day
To be the bearers of the water
Our light will lead the way

We are the spirit of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius! Aquarius!

Harmony and understanding
Sympathy and trust abounding
Angelic illumination
Rising fiery constellation
Travelling our starry courses
Guided by the cosmic forces
Oh, care for us; Aquarius

venerdì 26 marzo 2021

Dal "Diario di un inguaribile vecchio" -5-

Diario di un inguaribile vecchio

 Scellerate azioni proiettano visioni
in un loop continuo e fastidioso
errori si sommano a sbagli
delicate imprecisioni di insani gesti

 -5-

Anche tacere nasconde trame indistinte.
In un viavai di pensieri la testa perde capacità cognitive, si torna bambini a guardare le nuvole dell’anima, si cerca ragione là dove ragione non c’è.
Mi ritrovo spesso ad urlare il sole, il vento, la pioggia, come il giorno che crebbi, senza accorgermi crebbi ed il sorriso accennato si spense ma rimase il sarcasmo, l’ironia della sorte e la vita contigua.
Stridono i poeti incassati tra assi di legno, in quei libri ho da sempre cercato risposte alle mille domande, qualcuna l’ho trovata ma il rifugio è sempre stato potente, sicuro, intimo e ancora lo sento.
Riassetto come posso la complicata geografia del cuore in un intento fallito di chiarezza interiore, la pace si stende sul labirinto dei pensieri, si calma il respiro.
Non paga il silenzio quando serve il rumore, gli errori si assommano alle mosse sbagliate e danno somme pesanti, che gravano e costringono il petto nei respiri che cercano sfogo ma sfogo non hanno.
E' tempo di lunghi pensieri e riflessi allo specchio; è tempo di alcuni bilanci rimandati da troppo.
Si assottiglia il percorso che quasi si vede la fine in lontananza.
Le mani rovinate dagli anni ancora si muovono a creare momentanee magie segnate da fervide immaginarie mentali, come disegni e arabeschi colorano i sogni… o sono i sogni a colorare i disegni?

Linee impercettibili si arroccano a confine invalicabile, marcano sentieri imprecisi di impavide voglie, si stagliano vivide incastonate tra vette di monti immobili; le vie si intersecano e confondono in un intrigo di sentieri da sempre percorsi, ormai segnati e risaputi.

Un dignitoso silenzio mi pervade ancora.

Età dell’oro e innocenti richiami si stingono nell’umido abbraccio delle mie sensazioni di quando non riesco a capire, un senile gesto di affetto mi cinge le spalle di questo cammino.
Riavvolgo ancora gli ultimi istanti.

Non basta, ancora non riesco a capire.
Fuori la notte cede spazio alle ore del giorno ma è ancora crepuscolo mattutino e fatico a scorgere risapute sagome, a dare la forma reale e incastonarle nel posto che loro spetta nel mondo fuori dagli occhi miei.
La leggerezza non è mai stata il mio forte ma si deve imparare, rientrare nei ranghi per farsi capire, per essere compreso e non solamente frainteso nelle cose che sono e che appaio.
Vorrei prolungare di un niente il mio sonno.

Claude Monet
"Impressioni, levar del sole"

giovedì 25 marzo 2021

IVa Sinfonia

"Alla mia migliore amica."
Questa la dedica in calce all’autografo della Quarta sinfonia di Čajkovskij e che cela, in una discrezione volutamente sibillina, il rapporto umano forse più importante nella sua vita: quello con la baronessa Nadežda von Meck, sua mecenate.
Proprio nel 1877, quando ne cominciò la composizione, era infatti cominciato il loro lungo rapporto epistolare (i due non si incontrarono mai), ed in una lettera del maggio di quell’anno la Quarta è citata per la prima volta.
La Sinfonia non fu particolarmente ben accolta; la sua estrema lunghezza (il primo movimento, della durata di circa venti minuti, arriva quasi ad eguagliare la somma degli altri tre, ed è uno dei più lunghi tempi di sinfonia mai composti da Čajkovskij) la rendeva somigliante, come scrisse Sergej Taneev, suo amico ed ammiratore e compositore egli stesso, a “un poema sinfonico cui fossero stati appiccicati altri tre movimenti per il solo scopo di poterlo chiamar sinfonia”.
Come Taneev, la baronessa von Meck era stata fra gli spettatori della prima, e la Sinfonia l’aveva enormemente colpita; subito dopo scrisse un’appassionata lettera al compositore, domandogli che cosa avesse ispirato una musica di tale potenza; la risposta si spinge ben oltre, definendo un programma per la composizione e dandoci la rara occasione di vedere un lavoro dal punto di vista del suo artefice.

la vita, gli incontri, la sessualità, l'amore,
un compositore che amo combattuto tra i flutti;
il secondo movimento mi porta sempre lontano,
come una canzone, una di quelle ancora da scrivere...

Fu nel 1877che Nadežda von Meck entrò nella vita di Ciaikovski, e fu in quell'anno che, quasi contemporaneamente all'Eugenio Onieghin, il musicista compose la Quarta Sinfonia, che alla von Meck è dedicata rimanendo tra le piu popolari del maestro russo e accanto alla Seconda una delle piu spontaneamente ispirate al mondo della musica popolare russa.
Dalla maestosa fanfara iniziale, alla sconsolata melodia del secondo tempo, al fantastico "Scherzo" pizzicato (uno dei pezzi piu efficaci del musicista) fino alla viva concitazione del "Finale," questa
Sinfonia resta una delle pagine piu tipiche della musica russa della seconda metà del1'800, e l'intenso patetismo di cui è pervasa ne ha fatto da sempre uno dei pezzi prediletti dai pubblici di tutto il mondo.
Ciaikovski diede per lettera alla von Meck alcune indicazioni programmatiche sulla
Quarta, di cui riporteremo qui qualche passo essenziale:
I.-) L'introduzione contiene il germe di tutta la sinfonia...
È il fato, la potenza del destino che ostacola il nostro desiderio di felicità.., che pende sulla nostra testa come una spada di Damocle e avvelena senza posa l'anima... Bisogna assoggettarglisi... Non sarebbe meglio abbandonare la realtà e sprofondarsi nei sogni?  Ma la musica reca solo delle visioni, che scompaiono alla fine e l'anima viene nuovamente sommersa dal mare.
II.-) Il secondo tempo esprime la sensazione melanconica che ci afferra di sera, quando siamo soli e stanchi delle fatiche del giorno
...
III.-) Il terzo tempo non esprime sensazioni particolari:
è un arabesco capriccioso, un'apparizione fugace simile a quelle che colgono la nostra fantasia quando si beve un bicchiere di vino e si sente di essere lievissimamente brilli...
IV.-) Quarto tempo: Quando non trovate in voi la felicit
à, guardate gli altri, andate in mezzo al popolo, guardate come la gente si diverte, come si concede alla sua gioia! Il quarto tempo è il quadro di una festa popolare ... Appena avete dimenticato voi stessa, riappare instancabilmente il fato ... Ma in fondo la vita è bella ...!
(Giacomo Manzoni – Guida all’ascolto della musica sinfonica - Feltrinelli)

mercoledì 24 marzo 2021

Quarantena #24

Quarantena #24

fuoriesce un sogno dalla prigione globale,
letteralmente impegnati in attimi ritorti siamo
quadri, tele e cornici di vite ristrette
in angusti posti, in silenziose stanze;

reclusi anche nel contesto più intimo,
spaventati da situazioni represse,
compressi insomma in attimi che durano...

Gujil

Jean-Jules-Antoine Lecomte du Nouÿ
"Il sogno dell'eunuco"

martedì 23 marzo 2021

Marzo

 Marzo pazzarello guarda il sole e prendi l'ombrello,
è un proverbio popolare, che tende a sottolineare la variabilità del tempo meteorologico, relativa al periodo primaverile

 

Marzo

Marzo: una lacrimetta
che una ventata asciuga,
e qualche nuvoletta
che il sole mette in fuga.

Minaccia di bufera
e poi, tutto ad un tratto,
riso di primavera.
Oh! marzo, marzo matto.

Angiolo Silvio Novaro

 

mese strano, sole e freddo, insieme,
come il riso e il pianto, il bene e il male;
ditro un angolo la fine dell'inverno,
passa ancora un anno, un altro...
 

 

La letteratura popolare offre un numero piuttosto vasto di proverbi, provenienti da tutte le regioni d'Italia, aventi come comune denominatore il vento.
Il vento di questo periodo dell'anno possiede ancora, a tratti, caratteristiche invernali, ma nello stesso tempo è già primaverile.
L'alternanza di sole e di pioggia, l'incerto passaggio dal freddo al caldo è una condizione ottimale per la campagna, in quanto stimola la vegetazione con gradualità (da wikipedia).

lunedì 22 marzo 2021

Generalizzare

Generalizzando

Tutti riceviamo un dono.
Poi, non ricordiamo più
né da chi né che sia.
Soltanto ne conserviamo
– pungente e senza condono –
la spina della nostalgia.

Giorgio Caproni
da Res Amissa,
Milano, Garzanti 1991

La generalizzazione è il processo attraverso il quale 
viene associato ad una varietà di elementi/esperienze il medesimo significato. 
Con generalizzazione viene indicato anche il significato ottenuto attraverso questo processo. 
Con generalizzazione viene indicato sia il processo cognitivo che la conoscenza risultante da questo processo. 
La generalizzazione ha la funzione di attenuatore di varietà degli elementi/esperienze allo scopo di semplificarne la gestione.
Generalizzando indica l'atto del generalizzare.
A ben guardare noi si generalizza molto spesso
 e con una notevole  assiduità.
Sarà perchè ci infastidiscono i dettagli?
Forse ci sentiamo meno esposti e giudicati?
(da wikipedia)
 
il ricordo si stempera nei frammenti
ne conserviamo solo gli attimi più intensi;
ricordiamo visioni ma scordiamo gli odori,
il sapore è ormai una labile impressione...

domenica 21 marzo 2021

Isole che non ci sono

L'isola che non c’è un luogo immaginario in cui agisce il personaggio di Peter Pan
ideato nel 1904 da James Matthew Barrie.

 

Solo i bambini possono accedervi, grazie alla loro immaginazione, seguendo l'indicazione fornita loro dal cielo individuando la “seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino”
Nella canzone l’isola è il simbolo della ricerca della felicità, di un’armonia che non si può raggiungere ma sembra sempre a portata di mano e in fondo abbiamo un po’ tutti bisogno di crederci, di pensare che al di là di tutto ci sono momenti, situazioni nelle quali in qualche modo, anche se per poco, possiamo davvero raggiungere quest’isola, e chi non ci crede è più pazzo di chi crede perché, in realtà, si autocondanna a non vedere orizzonti, a non guardare oltre. Il tema di fondo quindi è la capacità di sognare, il bisogno dell’utopia quale forza trainante dell’esistenza (dalla rete)

  

Isola arcana

 Sovra un tacito mar, che del catrame
Più buje le assonnate acque distende,
Come uno smisurato orbe di rame
Obliquo il sol dall’orizzonte splende. 

Quivi (se il ver si narra) in sovrumana
Quiete sorge al dubbio dì, remota
Da tutte genti, a tutte genti ignota,
Una miracolosa isola arcana.

Il neghittoso marinar, che in sua
Muta contemplazïon smarrito siede
Sul mar, dinanzi all’errabonda prua,
Come un sogno talor splender la vede.

Vede su lieti poggi, entro giardini
Meravigliosi, sfavillar palazzi
D’oro e dïaspro, e nitidi terrazzi,
E scalee che d’argento hanno i gradini.

Ode vagar sopra l’immobil onda,
Pel cheto ciel, con lente ali sonore,
Una soave melodia profonda,
Ebbra di voluttà, ebbra d’amore.

Arturo Graf

Laura Sisti
"L'isola non trovata"
 
come quelle del mare che sappiamo di essere,
isola nascosta alle rotte degli esseri umani;
il nostro paradiso perduto che nessuno vede,
traccia vera di quello che siamo e non appariamo...
 
il tema dell'isola misteriosa affascina gli uomini da sempre,
la letteratura, la musica, i sogni..
Peter Pan, l'isola che non c'è,
il mio Guido Gozzano e Guccini che lo ha musicato
(cit.: La più bella/L'isola non trovata),
Jules Verne e la sua isola misteriosa,
Robert L. Stevenson e l'isola del tesoro...
La mia isola immaginaria è piccola e nascosta,
non ci sono tempeste e scogliere  a proteggerla,
è posta in un angolo remoto del mare della vita,
ci vado ogni tanto e sempre ritorno...
 
Gujil 
 

sabato 20 marzo 2021

Effimeri posti

Un epilogo a una raccolta di racconti.
Sembra facile scrivere di boschi, di campi, di paesaggi.
Non è così, il rischio di essere retorici, ridondanti, pieni di inutili e sonanti aggettivi è molto grande, ci si cade spesso.
Molti autori si fanno prendere la mano, esagerano.
Il bosco e la steppa in realtà è frutto di una reale condizione che si vuole raggiungere, la descrizione di un posto dove tutto sia chiaro ed univoco che culmina nella poderosa ricerca incompiuta dello stesso, ecco, "là vorrei stare"

Gujil

 

...E a poco a poco si sentì chiamato
indietro: in campagna, nel giardino oscuro
dove i tigli sono così ombrosi e immensi,
e i mughetti hanno un profumo così virgineo,
dove i tondi salici in fila
dall’argine s'inchinano sull'acqua,
ove la florida quercia cresce dalla terra fertile,,
dove odora di canapa e d’ ortica...
Laggiù, laggiù nei campi sconfinati
dove la terra, nereggia simile a velluto,
dove la segale, ovunque poggiate l’occhio,
oscilla dolcemente, in onde tranquille.
E cade un pesante raggio dorato,
di là dalle bianche, tondeggiante nuvole diafane;
la si sta bene...

Tratto da un poema dato alle fiamme.

Ivan Sergeevič Turgenev



La fase adulta della vita dell’effimera (o efemera),
un piccolo insetto acquatico che assomiglia alla libellula,
dura solo un’ora e mezza.
Durante questo breve intervallo di tempo
non fa altro che cercare partner con cui accoppiarsi.
(dalla rete)

le difficili salite, le discese affrettate,
si oscilla tra sbuffi improvvisi di vento;
il progressivo salire dell'anima è scomposto
come effimere che volano insieme...

venerdì 19 marzo 2021

Fiori e pensieri

Dove stanno bene i fiori  

I ciclami, nei chiostri di marmo.
Le ortensie, nelle rosse Certose.
Le margherite, nei prati.
Le viole, tra le foglie secche lungo i fossi.
La malva, nelle pentole dei poveri, alle finestre.
Gli oleandri, nei vestiboli dei ricchi.
Le rose, dentro gli orti di campagna.
I tuberosi, nei giardini dei collegi.
Le aquilegie, nei cortili dei castelli antichi.
Le ninfèe, come bianche lavandaie, sotto i ponti.
Gli edelvai, vicino ai nidi delle aquile.
I convolvoli, nelle siepi delle strade.
I glicini, sui ruderi.
L' edera, come una decorazione verde
intorno agli alberi veterani.
I gigli, sugli altari e in processione.
Le orchidee, simili ad aborti, nei bicchieri.
Le azalèe, nelle chiese protestanti.
Le camelie, nei vasi di maiolica sulle scale.
I narcisi, davanti agli specchi.
I garofani rossi, nella bocca delle amanti.
I crisantemi, sulle tombe e nelle tavole.
I pensè, come maschere curiose alle finestre.
I papaveri, nel frumento.
I begliuomini dai fiori ascellari
simili ad arlecchini, negli orti delle zitelle.
Le violacciocche, lungo i viali delle passeggiate.
I semprevivi, nelle camere dei malati e davanti ai santi.
I gelsomini, alle finestre degli ospedali.
I funghi, nei boschi umidi
nelle travi marcite
e neir anima mia.

Corrado Govoni

 
Senti,
questo nostro mondo nuovo e maturo (vecchio)
è struggente  e dolce.
Non si può ignorarlo,
sarebbe una bestemmia per tutti quelli
che non conoscono mai un amore vero..."
(A. V. Z.) 
 
Primavera incipiente si annuncia coi fiori,
colori sgargianti sul mio balcone, 
violette, gialli narcisi e  muscari... 
le bocche di leone...
l'anima sobbalza e gli occhi sorridono oggi...

giovedì 18 marzo 2021

Protocollo marino #25 (Tanah Lot)

Il Tempio di Tanah Lot (Pura Tanah Lot) è un tempio induista collocato in cima ad un'imponente formazione rocciosa sulla costa Sud-ovest dell'isola di Bali.
Il tempio oltre ad attirare pellegrinaggi e devozione da parte degli hindu è una popolare meta turistica ed uno dei luoghi più fotografati di tutta l'isola.
È uno dei templi balinesi del mare (pura segara).
Tanah Lot significa "Terra [sic: nel] mare" in lingua balinese.
È situato nella Reggenza di Tabanan, a circa 20 km da Denpasar.
(wikipedia) 
 

Protocollo marino #21

Il mare lambisce la mia anima da sempre,
ragazzo imberbe sfidavo le onde a Bergeggi,
la scogliera di Tanah Lot impressa negli occhi da adulto,
avanti con gli anni inspiro la spezzina brezza nostrana.
Il mare accarezza le mie solitarie imprese,
il vento, la battigia, le risacche foriere di spuma,
cammino un pensiero costante, solo,
il mio dentro si fa fortunale e agita

indiscusse virtù ritenute superate;
mi accingo al mattino, come sempre,

un rivolo di dolcezza percuote il mio animo,
lo spazio nel cuore si stringe, comprime,
una parte di me rimane sull'ala del gabbiano,

quell'altra, la risaputa e stanca, riprende la solita vita..

 Gujil

Si dice che Tanah Lot sia stato fondato nel XVI secolo dal saggio Dang Hyang Nirartha.
Le leggende riguardo alla fondazione del tempio hanno subito variazioni nel corso del tempo e ora ne esistono alcune versioni.

Alcune narrano che il saggio, durante uno dei suoi viaggi, si imbatté in questo magnifico luogo e rimase lì.
Alcuni pescatori lo videro e gli portarono dei doni. Nirartha trascorse la notte sull'isola. Il giorno seguente ordinò ai pescatori di costruire un tempio sulla formazione rocciosa, perché aveva percepito nottetempo che quello sarebbe stato un posto perfetto per venerare gli dei del mare
Altre sostengono che Nirartha stesse pregando nel vicino Tempio di Rambut Siwi,quando un raggio di luce proveniente da sud attrasse la sua attenzione.
Il saggio si mise alla ricerca e scoprì che il raggio scaturiva da una fonte di acqua sacra. Iniziò a predicare alla gente del posto attirando le antipatie del sacerdote locale che gli chiese di andarsene. Per tutta risposta Nirartha pregò e meditò così intensamente che spinse la formazione rocciosa sulla quale stava pregando nel mare, creando così Tanah Lot. Trasformò poi la propria sciarpa in serpenti velenosi, che avrebbero dovuto proteggere il tempio.
La principale divinità del tempio è Varuṇa o Bhatara Segara, nella sua manifestazione del mare e della potenza marina e nell'antichità anche Nirartha stesso veniva qui venerato.
Il tempio è parte della mitologia balinese da secoli.
È uno dei sette templi balinesi del mare (pura segara), posti sulla costa dell'isola a vista d'occhio in modo da formare una catena immaginaria lungo tutta la costa sud-ovest.

In una grotta davanti al tempio, i monaci tengono imprigionati dei serpenti marini velenosi che si crede proteggano il tempio dagli spiriti maligni e dagli intrusi.
Sotto alla formazione rocciosa, sgorga la sorgente di acqua sacra (air suci) utilizzata per riti di purificazione ai quali chiunque può partecipare facendo una donazione al tempio.

L'accesso alla parte interna del tempio è permesso solo agli induisti.