giovedì 30 novembre 2017

Autunnale di fine Novembre


È passato l'inverno, sereno
Mi attende un purissimo cielo –
Nessuno, nessuno si nasconde
Nell'ombra, nessuno m'insegue
Ormai – Ho raggiunto il silenzio
Ho fermato la tragedia. Lontana
M'attende la Sorella paziente
Nel cuore della terra – La sua vena
Scorre da secoli e mi chiama
Per congiungersi alla mia vena.


Nella Nobili
Traduzione di Marie-José Tramuta
ed Ettore Labbate
  

e invece l'inverno comincia tra poco,
col freddo, col buio, le mancanze,
si avvicinano giorni cortissimi
e la luce, ancora, più fioca...

mercoledì 29 novembre 2017

Stivali e occhi neri


Lo stivale
è una calzatura che, oltre al piede, copre la caviglia e parte della gamba.
Può avere un tacco, che a sua volta può essere distinto dal resto della suola o costruito in un unico pezzo.
Allo stesso modo, alcuni stivali si chiudono con lacci o con cerniere lampo, altri non hanno una chiusura.
Varie tipologie di stivale hanno avuto e hanno una funzione estetica: ad esempio le Dr. Martens sono indossate dagli artisti e dai fan del punk, così come negli anni settanta dagli skinhead.
Oggi sono molto comuni nell'abbigliamento femminile occidentale stivali (spesso in pelle) alti fin sotto (e sopra) il ginocchio, mentre per la pesca si unisce a pantalone e diventa una tuta fino alle spalle.
Oltre all'estetica, lo stivale è utilizzato per la protezione da acqua e fango, ed in questo caso è spesso fatto in gomma e non ha una chiusura.
Gli scopi di protezione si estendono anche ai lavoratori di industrie chimiche per la protezione da agenti tossici e agli addetti alla lavorazione dell'acciaio per i metalli fusi.
Esistono inoltre stivali isolati e gonfiabili utilizzati nel continente antartico da Wikipedia).

Le ragazze, quelle che camminano
Con stivali di occhi neri
Sui fiori del mio cuore.
Le ragazze, che hanno abbassato le lance
Sui laghi delle loro ciglia.
Le ragazze, che lavano i piedi
Nel lago delle mie parole.

1921

Velimir Chlebnikov
Sono il messaggero del tempo
Traduzione di Paolo Galvagni
  
ragazze, donne,
tante avute, desiderate;
qualcuna passata, lontana
qualcuna mia neppure sfiorata...

martedì 28 novembre 2017

Eden


Fides
 
Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
Cosi fatto è lassù tutto un giardino.
Il bimbo dorme, e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro;
mentre il cipresso nella notte nera

scagliasi al vento, piange alla bufera.
 
Giovanni Pascoli
da "Myricae", 1891

 
Jan Brueghel the Elder,
"The Garden of Eden With the Fall of Man"
(1613)
 Nel libro della Genesi l' eden è il luogo in cui Dio mise tutti gli esseri viventi, tra cui Adamo ed Eva, la prima coppia umana, dopo averli creati da un'altra parte. Esso si trovava ad oriente (di Israele) e dal giardino usciva un fiume che si divideva in quattro rami fluviali: il Tigri, l'Eufrate, il Pison che circondava la terra di Avila e il Gihon che circondava la terra di Etiopia. Eden è una parola sumera che significa "steppa, pianura", mentre in ebraico il paradiso (sia quello terrestre primigenio sia l'aldilà) viene indicato con la locuzione Gan 'Eden (גן עדן), traducibile con "giardino delle Delizie" (Genesi 2,8-14) (Wikipedia). 


poeta fanciullo, purezza,
anch'io mi beo di questo,
poi il sole, la pioggia, il vento;
cominciano giorni di gelo...

lunedì 27 novembre 2017

Alessandro Parronchi & Julia Butterfly Hill


Ottone Rosai
"Ritratto di Alessandro Parronchi", (1947)
Alessandro Parronchi
(Firenze, 26 dicembre 1914 – Firenze, 6 gennaio 2007)
è stato un poeta, storico dell'arte e traduttore italiano.
Nasce in una famiglia della borghesia fiorentina; il padre e il nonno sono noti e stimati notai. Denota fin da piccolo una predisposizione alla ricerca e allo studio dei classici, alimentata dalla ricca biblioteca in possesso della famiglia.
La perdita prematura del padre, al quale era molto legato, lo porta a meditare sul senso della giovinezza dell'amore e della morte, interrogativi che saranno sempre presenti nelle sue poesie.
Supera con profitto gli studi secondari in un istituto classico, si iscrive all'università di Firenze e nel 1938 si laurea con una tesi in Storia dell'arte. Inizia a collaborare a giornali e riviste fiorentine, da Frontespizio a Campo di Marte, da Letteratura a La Chimera, a fianco di Carlo Bo, Oreste Macrì, Gianfranco Contini e al fiorentino d'adozione Eugenio Montale. In questa atmosfera culturale particolarmente fervida e produttiva conosce poeti, romanzieri e pittori tra cui Umberto Bellintani, Romano Bilenchi, Giorgio Caproni, Carlo Betocchi, Alfonso Gatto, Luigi Fallacara, Mario Luzi, Piero Bigongiari e Ottone Rosai; con alcuni, e in particolare con Vasco Pratolini, stringe durature e fraterne amicizie.
Nel 1941 pubblica il suo primo libro di poesie, I giorni sensibili; seguono poi la raccolta di poesie I visi (1943) e Un'attesa (1949).
Il poeta dedica successivamente parte del suo tempo come professore universitario a studi importanti sulla pittura e la scultura del Rinascimento e in particolare su Michelangelo Buonarroti, con il suo saggio più celebre, Studi su la dolce prospettiva (1964), e alle traduzioni poetiche di Mallarmé, Nerval, e De Guérin.
Il 6 gennaio 2007 muore nell'amata casa di Via Luigi Settembrini 21 a Firenze dove ha vissuto con la moglie Nara e le figlie.
Gli ermetici fiorentini degli anni trenta e quaranta consideravano la sua poesia arte pura, una religione interprete definitiva di una cultura poetica che veniva da lontano con la quale identificare la propria vita, assentarsi dal fascismo, contestare il crocianesimo e procurare forma sistematica a sensazioni ed umori già comparsi in forma isolata con Campana, Rebora, Ungaretti, in Italia e in Europa con Mallarmé, Eliot.
In questo contesto la poetica di Parronchi si è sempre distinta per il suo inesauribile bisogno d'infinito, impegnato in una ricerca destinata a rimanere sospesa, non essendo possibile conciliare la constatazione di una vita destinata alla fine con l'aspirazione ad un'esistenza eterna, per questa via il poeta giunge a negare la morte, la storia, si avvicina alla fede religiosa ma il problema rimane e lo stato di sospensione tra finito e infinito diventerà il motivo ricorrente della sua immensa produzione in versi (Wikipedia).


Ragazza pensile
 
Ed io non porterò più invidia al giorno,
se dove l’ombra della sera inchina
una stridula voce di bambina
ai bei rami sarà tessuta intorno.

Già i tenebrosi allori al roseo corno
della luna s’impigliano, e vicina
a noi è la selva dove in ghiaccia brina
le si spenge annerando il capo adorno.

E tentenna nel limpido topazio
stupito un viso, una palpebra lieve,
ed occhi ingenui bevono lo spazio,

ma di questo miraggio umidi in breve
i lecci amari addensano lo strazio
sulle rose notturne, come neve.
 
Alessandro Parronchi
da I giorni sensibili, 1941




Julia Butterfly Hill
una ragazza americana di 23 anni si arrampica su una sequoia alta settanta metri (da lei battezzata “Luna”) per protestare contro l’abbattimento di una foresta millenaria nel Nord della California da parte della Pacific Lumber, società per la raccolta e trasformazione del legname.
Convinta di rimanerci soltanto un paio di settimane, Hill rimase su “Luna” fino al 1999. Vivendo su una traballante piattaforma a sessanta metri da terra, ha sopportato la fame (per la difficoltà di ricevere i rifornimenti), la stanchezza, il freddo e le tempeste, ma alla fine ha vinto ottenendo dalla Pacific Lumber l’accordo che ha permesso di salvare “Luna” e gli alberi vicini.
 
Pensile
aggettivo (dalla rete)

1.- Elevato rispetto al terreno sottostante o circostante, mediante artifici atti a garantire una funzione decorativa o di comodo: i giardini p. di Babilonia; mobili, scaffali p. (in questo sign. anche s.m. : i p. del bagno, della cucina).
 2.- Sospeso nel vuoto.
"la Terra, corpo pensile e librato sopra 'l suo centro" 

le mie ragazze, pensieri, lontani,
mi innamoravo di tutto, sempre,
attorno mutavano stagioni e il cuore
batteva, forte , emozionato e leggero

domenica 26 novembre 2017

Ritorno a casa

Autore ignoto
"Ritorno a casa"
olio su tela,
dimensioni sconosciute
Ritorno a casa

Tornare al paese
di prima alba
con  monti addormiti
dietro le case
il mare a riposo
e un vento giovane
nelle vie

Suonare
al portone di casa
e sentire i passi
di chi viene ad aprirti
 
Come fosse ancora tua madre
 
Giovanni Carotenuto 
 

tornare, sempre bello, sempre,
assaporare il gusto di casa,
nel buio e nel silenzio;
il senso dei sorrisi e quello dei ritorni...

sabato 25 novembre 2017

Riflesso

 
 
Terra calabra
 
Percorsi difficili, stanco
riprendo, fermo, arranco;
nel contesto stracolmo assaporo
attimi di pura follia, grandi,
fino a sfinirmi nel vento.
 
Gujil

venerdì 24 novembre 2017

Sentiero marino

di sale coperto il sentiero
mi porta verso lidi assolati,
tornerei, si tornerei,
ma non ho che il cammino...
 
Gujil
 
Il sentiero è una via stretta, generalmente di larghezza non superiore a 2,50 metri, a fondo naturale e tracciato dal frequente passaggio di uomini e animali, tra terreni, boschi o rocce, in pianura, in collina o in montagna (dalla rete).
 
 

giovedì 23 novembre 2017

Anfratto e ripescare

anfratto
sostantivo maschile
[dal lat. anfractus -us, prob. di origine osca, accostato a frangĕre «rompere»] - TRECCANI -  

letter. – Luogo stretto e tortuoso o scosceso; stretta rientranza o cavità nel terreno: Per strade occulte e tortuosi a. (Buonarroti il Giov.); negli a. rocciosi e rupestri dei monti (Bacchelli).

... in un solitario anfratto
ripongo le cose ripescate
da dentro un sogno, solo un sogno,
eppure a volte mi sveglio...
 
Anonimo
del XX° Secolo
 frammenti ritrovati


Ripescare
[ri-pe-scà-re] verbo transitivo, (ripésco, ripéschi ecc.) - Sabatini Coletti -

1.- Pescare di nuovo; estens. tirare fuori dall'acqua qlcu. o qlco. SIN recuperare: r. il corpo del naufrago
2.- fig. Ritrovare qlco. perduto da tempo e quasi dimenticato SIN rinvenire: r. una lettera smarrita
3.- fig. Recuperare dal passato qlco. o qlcu., renderlo ancora valido SIN rilanciare, riproporre: r. un progetto

 
 
 

mercoledì 22 novembre 2017

Lettera


 
Lettera
 
Ti scrivo parole di fuoco con una matita rossa.
Se ti parlo del bacio è già un po' baciarti.
Barcellona, 1940
 
Josep Palau i Fabre
da Poesie epigrammatiche, 1940-42
 
 
 
 
quante ne ho scritte?
troppe, mai spedite, copiate;
amori perduti e lontani
qualche lacrima e rimasugli...

martedì 21 novembre 2017

Terra!


Acqua e terra:
paesaggi
 
1
È l'ora impercettibile che si fa notte.
E nessuno si chiede come si fa la notte,
che materia segreta va edificando la notte.
 
2
Mare, restituisci alla notte
l'oscurità che attiri nel tuo abisso.

 
3
Piove e il mondo si concentra nella pioggia.
L'acqua
resta assorta.
La Terra intera sta affondando nella pioggia.

José Emilio Pacheco 
da “Isole alla deriva” (1973-1975)
 
 
La Terra è il terzo pianeta in ordine di distanza dal Sole e il più grande dei pianeti terrestri del sistema solare, sia per massa sia per diametro. È il luogo primigenio degli esseri umani e nel quale vivono tutte le specie viventi conosciute, l'unico corpo planetario del sistema solare adatto a sostenere la vita come da noi concepita e conosciuta.
Sulla sua superficie, si trova acqua in tutti e tre gli stati (solido, liquido e gassoso) e un'atmosfera composta in prevalenza d'azoto e ossigeno che, insieme al campo magnetico che avvolge il pianeta, protegge la Terra dai raggi cosmici e dalle radiazioni solari .
(da Wikipedia)
 
 
colori, sensazioni, posti,
la mente ritorna a loro,
quelli felici, quelli lontani;
mi creo un mondo positivo...

lunedì 20 novembre 2017

Foci

Per foce si intende la parte finale di un fiume o altro corso d'acqua il cui corso affluisce in un altro corso d'acqua oppure in un lago o in un mare.
Esistono foci di tipo a delta fluviale e a estuario.
Una foce è il risultato dell'ammassamento dei detriti di un fiume o di un corso d'acqua provenienti dalle montagne sul fondo del mare o di un lago.

Nelle tane di riva,
sulla foce del vallone,
l'anguilla cerca il sale
dell'acqua, il mare,
dove ha visto la murena,
il polipo e l'ofiura;
un tuffo in tondo
prima di risalire fra
le morbide canne e
gli inganni dell'euforbia,
il fiume: vena
che abbandona,
verso l'alto, il mare.
 
Nico Orengo
da “Cartoline di mare”
 
Le foci si diversificano per via del moto ondoso del mare: sono deltizie quando il mare è poco ondoso, quindi i sedimenti si posano sul fondo del mare e il fiume si ramifica; sono invece a estuario quando sfociano soprattutto in un oceano perché un oceano ha il mare sempre ondoso, quindi i detriti si sedimentano ai lati della foce.
Infatti queste ultime sono influenzate dalla marea.
(da Wikipedia)
 
mi manca il mare, strano...,
una volta erano i monti,
ora mi manca la pace marina,
quella invernale, quella silente...

domenica 19 novembre 2017

Novembre inoltrato

Risultati immagini per novembre

Novembre
 
Io son novembre: i buoi
conduco all’aratura
e nella terra scura
nascondo i semi d’or.
Cadon le foglie, i rovi
splendon di bacche rosse,
s’empion rivi e fosse
e a me si stringe il cor
 
Diego Valeri
  

“Sono scomparsi i bei colori verdi e rosei della terra.
Le montagne, i campi, i piani sembrano lontani e velati.
Solo i torrenti si riempiono di suoni e il loro grido giunge alle case del paese. 
Risultati immagini per novembre terra arataIl sole ha uno splendore freddo e il cielo sembra allontanarsi e diventare altissimo.
Tutte le mattine la terra si desta come da un sonno faticoso. 
I movimenti degli uomini sembrano incerti, come quelli di chi pensa al suo avvenire.“

 Corrado Alvaro
da “Paesaggio di novembre” 

Novembre, mese distratto,
nel buio prepara l'inverno,
Novembre si cala nel ruolo,
la luce si dilegua nella bruma...

sabato 18 novembre 2017

Un infinito nulla

 Un infinito nulla
 
Un infinito nulla risale
dal nulla, per nulla,
mi assale, contrasta, affolla
l'anima intrisa di sogni;
poi contengo un singhiozzo,
lo peso in un solo gesto
e lo spolvero col vestito più bello,
quello di quando volavo...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

Nulla
è un termine comunemente usato per indicare la mancanza o l'assenza completa di qualcosa.
Colloquialmente la parola si usa spesso per indicare la mancanza di qualcosa di rilevante o di significativo, o per descrivere una cosa, un evento o un oggetto particolarmente insignificante.
Nel parlare comune si usa come equivalente nel significato il termine
niente
che nell'incerta etimologia dimostra un senso diverso che cerca una maggiore precisione di linguaggio.
Niente infatti viene fatto derivare dal latino ne inde o nec entem o nec gentem (da Wikipedia).
 
 

venerdì 17 novembre 2017

Risveglio autunnale


Risveglio del bosco
 
Risorge, dalla notte che dirada,
la prima voce d'alberi tranquilla;
sull'intrisa ramaglia, a stilla a stilla,
s'aggòcciola brillando la rugiada.
 
Murmuri vaghi d'erbe e di ruscelli
tra il rosicchìo d'un ghiro ancor famelico;
in un cespuglio, un indistinto anelito
fra uno sfrullare tacito d'uccelli.
 
E dall'orror silvano, l'ombre a sciami
fuggono ai loro mattutini esilî;
piovendo, fra il fogliame nero, fili
tremuli d'oro sui vocali rami.
 
Melodia della luce, incerta e varia
in un languore ancora vanescente;
pur, tra le fronde grigie e sonnolente
già s'inazzurra il palpito dell'aria.
 
E d'improvviso, nel silenzio, un coro
scoppia dal folto, echeggia in tutto il cielo,
mentre, lungi da un fluido roseo velo
balzano monti sfolgoranti d'oro.
 
Arturo Onofri
da "Liriche", 1907
 
 Le brume grigie, i colori autunnali,
l'Inverno alle porte, fa freddo, di già,
eppure ieri il mare e il sole
per un po' sono stato bene.
Gujil
 
il bosco, quello mio vicino,
le vie strette, le foglie ed i rovi;
cammino nella bruma, il freddo,
qualche raggio di sole filtra...

giovedì 16 novembre 2017

Decalogando

Il decalogo (+ uno) per i giovani scrittori
 
1.- Non cercate di essere originali. Essere distinti è inevitabile quando ci si preoccupa di esserlo.
2.- Non provate ad abbagliare il borghese. Poiché non accade. Costui si spaventa solo quando gli minacciano il portafogli.
3.- Non cercate di complicare il lettore, né di cercare né di reclamare il suo aiuto.
4.- Non scrivete pensando alla critica, agli amici o parenti, alla dolce sposa o fidanzata. E tantomeno al lettore ipotetico.
5.- Non sacrificate la sincerità letteraria a niente. Né alla politica né al trionfo. Scrivete sempre per quell'altro, silenzioso e implacabile, che abbiamo dentro e che non è possibile ingannare.
6.- Non seguite le mode, abiurate il maestro consacrato prima del terzo canto del gallo.
7.- Non limitatevi a leggere libri già consacrati. Proust e Joyce furono disprezzati quando apparvero, oggi sono geni..
8.- Non dimenticate la frase, giustamente famosa: 2 + 2 son 4; e se fossero 5?
9.- Non disdegnate temi con una strana narrativa, qualunque sia la sua origine. Rubatela, se è necessario…
10.- Mentite sempre.
11.- Non dimenticate quello che scrisse Hemingway: "Ha dato anche lettura dei pezzi pronti per il mio romanzo, che è il punto più basso nel quale uno scrittore può cadere".
 
Juan Carlos Onetti
 
 
decalogo
de·cà·lo·go/ sostantivo maschile (dalla rete)
Dal lat. tardo decalŏgus, dal gr. dekálogos, comp. di déka ‘dieci’ e lógos ‘parola, ordine, comando.
Serie di dieci precetti (estens., anche più o meno), che riassume norme o direttive impartite a fondamento di un'attività o di una professione; per antonomasia, i dieci comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai per il popolo ebraico, passati nella religione cristiana nella formulazione che ne fece sant'Agostino.

 scrivere, prosa, versi,
buttare sui fogli la vita;
ora i tasti di un pc fanno
ciò che le penne fecero