Dondolo di ali in fumo
mozza il silenzio degli occhi
Col vento si spippola il corallo
di una sete di baci
Allibisco all’alba
Mi si travasa la vita
in un ghirigoro di nostalgie
Ora specchio i punti di mondo
che avevo compagni
e fiuto l’orientamento
Sino alla morte in balia del viaggio
Abbiamo le soste di sonno
Il sole spegne il pianto
Mi copro di un tepido manto
di lind’oro
Da questa terrazza di desolazione
in braccio mi sporgo
al buon tempo
Giuseppe Ungaretti
Il poeta immagina che la luce del sole lo riscaldi come una coperta d'oro puro e ricorda nel colore le sabbie africane.
Riappare però il presente devastato, visto dalla trincea carsica che Ungaretti descrive come una terrazza di desolazione, dal momento che davanti a lui ha solo deserto e solitudine.
La presenza del sole è così confortante poiché gli permette di ritrovare quella vitalità che pareva aver perso in quella notte e rivolge le sue braccia verso la luce del sole come se lo stesse abbracciando
(dalla rete).
Riappare però il presente devastato, visto dalla trincea carsica che Ungaretti descrive come una terrazza di desolazione, dal momento che davanti a lui ha solo deserto e solitudine.
La presenza del sole è così confortante poiché gli permette di ritrovare quella vitalità che pareva aver perso in quella notte e rivolge le sue braccia verso la luce del sole come se lo stesse abbracciando
(dalla rete).
La poesia esprime cose che non,
diversi approdi, approcci;
visibilmente scosso dalla marea
di contatti attenti, contigui...
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