mercoledì 31 maggio 2023

Foresta (vergine)

Foresta vergine è l'espressione che si usa per definire una foresta praticamente incontaminata dalla presenza umana, sostanzialmente l'equivalente colloquiale di foresta primaria. All'interno di una foresta vergine si riconoscono contemporaneamente tutti gli strati di crescita delle specie che la compongono e naturalmente non si è mai svolta alcuna pratica di selvicoltura.

Venti che le primordiali foreste vergini
sorvolate, al di sopra delle ali dell’albero,
al di sopra della sterpaglia rimasta dell’ultimo deserto
arrivando fino all’alba polverosa,
ora raccolta assieme dentro fogli di carta
che rimangono come unica cosa
di noi, dopo tutto quel lavoro umano,
perché loro ci sopravvivono.
Ecco un foglio che si lamenta
e geme come fosse un ronzio
d’insetti in una notte estiva.
Ecco un foglio che lo stile
dei giorni più gloriosi
tanto tempo fa ha perduto,
ma che ancora non si è esaurito!

Nguyen Chi Trung

Sfilando rasente il verde riscopro
la terra, i colori, la biosfera devastata;
come malattia mortale si avanza
nel cuore del vivere, esistere... 
 
Talvolta l'espressione "foresta vergine" viene usata erroneamente come sinonimo di "foresta pluviale tropicale"
In realtà, la stessa espressione si può applicare a una foresta di climi temperati, o subartici o alpini, purché abbia le caratteristiche di incontaminazione proprie di una "foresta vergine"
(da  wikipedia)

martedì 30 maggio 2023

Scorci #06 (Il mio giorno)

 

Il mio giorno

Oggi è il mio giorno,  ticchettio
di lancette che danno il ritmo
del tempo che passa, che incide,
che copre le cose che vanno.
Resta un confluire di volti
un insieme di care sconfitte
dal buio che avanza e non basta
questa mia candelina a rischiarare
la strada, il percorso, la via...

Gujil

lunedì 29 maggio 2023

Rosa Schiaparelli

Versi per una camicia da notte rossa

No, non proprio rossa,
ma del colore di una rosa che sanguina.
E’ un fenicottero sperduto,
da qualche parte detto Rosa Schiaparelli
e non direi rosa, ma color sangue
caramella cuoricini di cannella.
Ondeggia come mantelli negli impeccabili
villaggi di Spagna. Direi una falda
di fuoco e disotto, come un petalo,
una guaina rosa, tersa come pietra.
Direi una camicia da notte di due colori
e di due falde che fluttuano dalle
spalle le membra fasciando.
Per anni la tarma li ha bramati
ma questi colori sono cinti da silenzio
e animali larvati ma brucanti.
Si potrebbe immaginare piume e
non averne cognizione. Si potrebbe
pensare alle puttane e non figurarsi
le movenze di un cigno. Si potrebbe
immaginare il tessuto di un’ape,
toccarne i peluzzi e avvicinarsi all’idea.
Il letto è devastato da tali
dolci visioni. La ragazza è.
La ragazza spicca aleggiando
dalla camicia da notte e dal suo colore.
Ha le ali legate sulle
spalle come bendaggi.
Adesso la farfalla la possiede,
copre lei e le sue ferite.
Non l’atterriscono
begonie o telegrammi ma
certo questa camicia da notte ragazza,
questa mirabile creatura alata, non si avvede
di come la luna l’attraversi
fra due falde galleggiando.

Anne Sexton
Colore che amo da sempre,
col verde, il giallo, altri;
il rosso di un tramonto acceso,
quello dell'alba al crepuscolo...
 
La disegnatrice di moda Elsa Schiaparelli rese popolare questo colore nel 1936 grazie al suo profumo "Shocking de Schiaparelli", la cui confezione era di colore rosa shocking, mentre il flacone in essa contenuta era modellato sul torso dell'attrice Mae West
«Questo magenta intenso fu chiamato rosa shocking negli anni trenta, 
rosa caldo negli anni cinquanta, e rosa stravagante negli anni sessanta… 
Appare nell'avanguardia di più di una rivoluzione giovanile… 
ad alcuni canta, ad altri urla» 
(Helen Varley)
Questo colore è attualmente chiamato di nuovo "rosa shocking", per distinguerlo da ciò che oggi viene chiamato rosa caldo. 
Il suo aspetto è molto più vicino al magenta che al rosa tradizionale. Uno dei più celebri utilizzi del colore fu quello del vestito di Marilyn Monroe nel film Gli uomini preferiscono le bionde (da wikipedia).

domenica 28 maggio 2023

Domenicale #07

Domenicale

Respirando l'aria del mattino
insorgo nei pensieri,
un chiaro anelito di vita
contorna passioni sopite
ma non ancora spente.
Richiamo i sensi al controllo,
aspetto il rumore in strada
e bevo il mio caffè.
 
Gujil
 

 domenicale

domenicale aggettivo. [dal latino tardo dominicalis]. 
- 1. [della domenica] ≈ ‖ festivo. 
- 2. (fig.) [che ricorda l'atmosfera di festa della domenica] 
≈ allegro, festoso, gaio, lieto, spensierato. 
-TRECCANI-

sabato 27 maggio 2023

Palpiti


Palpito

Le dita di mani già vecchie,
un segno di dolore negli sguardi;
inflessibili dinamiche costringono
a guardare davanti, ciò che succede,
rimane sempre nel cuore un palpito
che strugge, che incide, che canta...
 
Gujil
 
 
 pàlpito 
sostantivo maschile [der. di palpitare]
-TRECCANI-
 
- 1. Ogni singolo battito del cuore:  
p. frequenti, rari; percepire, ascoltare i palpiti. Più genericam., la pulsazione del cuore: p. irregolare, accelerato; avere un p. appena percettibile
- 2. fig. a. Emozione, sentimento vivo, intenso; fremito:  
p. d’amore, d’odio; un p. di sdegno invase i presenti; Mancâr gli usati palpiti, L’amor mi venne meno (Leopardi). Anche, aspirazione viva, desiderio profondo, che agitano e scuotono gli animi: palpiti di libertà, d’insurrezione, di rivolta
b. In usi letter. o poetici. (con altre accezioni fig. di palpitare), battito d’ali; movimento, sbattimento provocato dal vento: 
s’ode il canto delle lodole e quello delle cicale e il p. delle vele (D’Annunzio); moto ritmico di un meccanismo: il p. dell’orologio; il p. lontano D’una trebbiatrice (Pascoli); scintillio di un astro o di un’altra luce: il p. delle stelle; l’argenteo p. del mare.

venerdì 26 maggio 2023

Protocollo cittadino #92 (respirando)


Respirando

Respirando ancor aspiro
gli umori che amo, nel bosco,
la riva del mare, il fiume;
certezze frantumate dal tempo,
inesauribili cariche di vento
e sale e sole e aria frizzante e fresca.
La solitudine dei pensoieri si staglia
nel caleidoscopico intriso di me,
rimangono folate, attimi e calma.
Poi esplode il mattino, nel silenzio
di una città assonnata e greve,
gli alati amici volano lidi diversi,
cercano antiche tracce nascoste.
Poi arriva la luce...
 
Gujil

giovedì 25 maggio 2023

Fretta

Vedere nuda la vita
mentre si parla una lingua per dire qualcosa.
Uscire di sera rende la vita più bella
ma è il poco sole obliquo la sera senza parole.
Vedere nuda la vita quando c’eri con le tue cose.
Adesso le cose sono sole,
non c’è la promessa del tuo svegliarti
e continuare con le ciabatte, le tazze, i cucchiai.
Non è valsa la pena affaccendarsi.
Il gioco dei giorni è la promessa che non sapevi
a perdere sempre da prima.

Mario Benedetti

 

Le oblique visioni a volte incrociano
il sole d'inverno, ed è primavera;
rimane il flash, il tocco, la guancia e 
apparenza di fretta che è solo pudore...
 
 La Fretta 
è la necessità o il desiderio di fare qualcosa presto 
o di finire presto quello che si sta facendo 
(ho fretta di arrivare; 
non posso trattenermi perché ho una gran fretta.
nella fretta di uscire, ho dimenticato le chiavi).
-TRECCANI-

mercoledì 24 maggio 2023

Vivere!

Vivere

Nascere
Piangere succhiare bere mangiare dormire aver paura
Amare
Giocare camminare parlare andare avanti ridere
Amare
Imparare scrivere leggere contare
Battersi mentire rubare uccidere
Amare
Pentirsi odiare fuggire ritornare
Danzare cantare sperare
Amare
Alzarsi andare a letto lavorare produrre
Innaffiare piantare mietere cucinare lavare
Stirare pulire partorire
Amare
Allevare educare curare punire baciare
Perdonare guarire angosciarsi aspettare
Amare
Lasciarsi soffrire viaggiare dimenticare
Raggrinzirsi svuotarsi affaticarsi
Morire.

Ágota Kristóf
Azioni quotidiane inciampano
esistenze, si affiancano, perdurano;
rimane un'eco sorda e lontana,
come un rimbombo suona la vita...
 
Vivere 
 in un suo significato più specifico 
(spesso contrapp. esplicitamente o implicitamente a morire
è l'azione che permette di restare in vita, essere vivo, sopravvivere 
-TRECCANI-

martedì 23 maggio 2023

Luce di giorni passati

Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
le mie parole erano incendi
le mie parole eran pozzi profondi
verrà un giorno un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
le orme dei miei passi
che si allontanano
e quel peso sarà il più grave

Nâzım Hikmet Ran
Nel 1966, Bob Shaw aveva pubblicato il racconto “Luce di altri giorni” (conosciuto anche come “Luce di giorni passati” o “Luce dei giorni passati”, in originale “Light of Other Days”), che introduceva il vetro lento, un tipo di cristallo che la luce impiega un tempo che può essere anche molto lungo per attraversare. L’anno dopo, Shaw pubblicò un altro racconto sullo stesso tema, “Prova a carico” (“Burden of Proof”). In seguito, Bob Shaw scrisse la storia dell’inventore del vetro lento che, assieme ai due racconti originali, costituì il romanzo “Altri giorni, altri occhi”.
(dalla rete)
.
Le distanze che separano corpi
sono luoghi di solitaria espiazione;
le anime e i cuori si affiancano
a cercare luce di giorni passati...

lunedì 22 maggio 2023

Orifiamma

Nicholas Roerich  
"Madonna" Oriflamma, 1932

 
Memoriale

La Morte con i suoi attributi che sono la falce e lo
scheletro beffardo
nei tuoi occhi si diverte, popolo,
e danza
come il Tornado
al di là dei proiettili, dell’odio e del pianto:
lei non conosce nulla, nessuna libertà
nessun oriflamma;
ti sfiora e ti sfoglia,
la polverizza; lei passa
passa e ripassa,
per la tua voce, i tuoi passi, i tuoi amori,
le tue gioie, i tuoi pianti, i tuoi terrori…

Mohammed Khaïr-Eddine
Antica insegna dei 
re di Francia;
gonfalone, bandiera; simbolo, insegna; 
lorifiamma 
fu lo stendardo dei monarchi francesi 
durante il medioevo,
celebre 
per la sua ostensione in battaglia.
(dalla rete)
 
 Risolutrice di supremi mali
cammina al nostro fianco, sempre;
odiamo la morte, la temiamo,
eppure davvero risolve...

domenica 21 maggio 2023

Protocollo cittadino #91 (Attese)

Attese

Si pongono in vista le attese,
che non avvengono mai, le sole
che importanto, che ci danno.
In una reciprocità indiscussa
cerchiamo di dimenticare,
di relegare in angoli nascosti
ombre che ci sanno abbracciare.
I mattini di pioggia, il grigiore,
fa da corcine alle vite di tanti;
io preferisco gli assolati colli...
 
Gujil

sabato 20 maggio 2023

Armadillo

L'armadillo comune o armadillo a nove fasce (Dasypus novemcinctus Linnaeus, 1757) è un mammifero appartenente alla famiglia Dasypodidae, diffuso in America centro-meridionale. Il nome comune deriva dalla caratteristica corazza presente sul dorso dell'animale. In spagnolo, infatti, armadillo è un diminutivo che significa "munito di armatura e di piccole dimensioni", che gli venne dato nel XVI secolo dai primi conquistadores.

Sorie dell'armadillo, 2

Addosso la corazza e l’elmo in testa: così va
con la sua vistascarsa e le sue carni
deliziose e protette. Va perché va,
perché bisogna andare, perché il mondo
è grande, il tempo breve. Poi il profumo
di certi fiori, davvero delizioso.

Fabio Pusterla

In natura, esistono circa 20 specie di armadillo, tra cui il più famoso è l’armadillo a nove fasce, l’unico che si trova negli Stati Uniti. Nonostante il loro nome, gli armadilli a nove bande possono avere da 7 a 11 bande sulla loro armatura. Un comune malinteso è che gli armadilli a nove fasce possono arrotolarsi in sfere sferiche (come si vede spesso nei cartoni animati); in realtà, solo due specie di armadillo, entrambe a tre fasce, sono in grado di arrotolarsi completamente. Gli armadilli a nove fasce sono lunghi circa 70 centimetri dal naso alla punta della coda, e pesano in media 5 chilogrammi.

La corazza protegge o si schianta
se parole lancinanti penetrano anime;
siamo indifesi o protetti,
siamo soli o in compagnia...

Gli armadilli sono animali molto timidi. Quando minacciati, si ritirano nelle loro tane o, se catturati all’aperto, si appiattiscono in modo che la loro armatura tocchi il terreno. Gli armadilli a tre fasce sono in grado di arrotolarsi in una solida palla, come mezzo per proteggere le loro parti inferiori più vulnerabili (dalla rete).

venerdì 19 maggio 2023

Anima?

Sento i tuoi passi nella sala,
sento in ogni nervo i tuoi rapidi passi
che nessuno nota altrimenti.
Intorno a me soffia un vento di fuoco.
Sento i tuoi passi, i tuoi amati passi,
e l’anima fa male.
Cammini lontano nella sala,
ma l’aria ondeggia dei tuoi passi
e canta come canta il mare.
Ascolto, prigioniera dell’oppressione che consuma.
Nel ritmo del tuo ritmo, nel tempo del tuo tempo
batte il mio polso nella fame.

Karin Boye

Due scienziati di fama mondiale, esperti in fisica quantistica, dicono che si può dimostrare l’esistenza dell’anima, basandosi sulla fisica quantistica. Lo studioso americano Stuart Hameroff e il fisico inglese Roger Penrose hanno sviluppato una teoria quantistica della coscienza, affermando che le anime sono contenute all’interno di strutture chiamate microtubuli che vivono all’interno delle cellule cerebrali (neuroni). L’anima sarebbe composta da prodotti chimici quantistici, che nel momento della morte fuggono dal sistema nervoso per entrare l’universo. La loro idea nasce dal concetto del cervello visto come un computer biologico. La coscienza sarebbe una sorta di programma per contenuti quantistici nel cervello, che persiste nel mondo dopo la morte di una persona.
Le anime degli esseri umani sarebbero perciò molto più che la semplice interazione dei neuroni nel cervello: sarebbero della stessa sostanza dell’universo ed esisterebbero sin dall’inizio dei tempi.
Il dottor Hameroff, professore emerito nel Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia, nonché Direttore del Centro di Studi sulla Coscienza dell’Università dell’Arizona, ha basato gran parte della sua ricerca negli ultimi decenni nel campo della meccanica quantistica, dedicandosi allo studio della coscienza. Con il fisico inglese Roger lavora sulla teoria dell’anima come composto quantistico dal 1996. I due studiosi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato degli effetti di gravità quantistica all’interno dei microtubuli.
In una esperienza di pre-morte i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni contenute in essi non vengono distrutte.

In parole povere, l’anima non muore ma torna l’universo.

Con la morte, “il cuore smette di battere, il sangue non scorre, i microtubuli perdono il loro stato quantico”, ha detto il dottor Hameroff.
L’informazione quantistica all’interno dei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, si distribuisce soltanto e si dissipa nell’universo in generale, ha aggiunto.
Se colui che ha avuto un’esperienza di pre-morte risuscita, rivive, questa informazione quantistica può tornare nei microtubuli. In caso di morte è possibile che questa informazione quantistica possa esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato, come anima.
Il dottor Hameroff dice che gli effetti quantistici, che svolgono un ruolo in molti processi biologici come l’odore, la navigazione degli uccelli o il processo di fotosintesi, stanno cominciando a convalidare la sua teoria
(dalla rete).

Fa male l'anima, soffre il cuore,
il volto trasfigura mimiche sottili;
nel compianto del tempo si stagliano
figure sfuocate e ombre e sagome...

giovedì 18 maggio 2023

Tramonto

Poeta nel tramonto

Nuda è la terra, e l’anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?
Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,
e la notte che giunge, e l’amarezza
della distanza… Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;
sopra i monti lontani sangue ed oro…
Morto è il sole… Che cerchi,
poeta, nel tramonto?

Antonio Machado

Nelle sere di montagne rosate
nel tramonto si cerca il senso;
occultate dal percorso difficile
le tracce si cancellano piano...
 
Il tramonto 
divide il giorno dalla notte, segna la fine di una giornata, 
che può essere stata brutta, bella o normale, 
ma che comunque non tornerà. 
Indica che dopo la notte, ci sarà un nuovo giorno (il futuro), 
tutto da scoprire, perché non sappiamo come sarà.
(dalla rete)

mercoledì 17 maggio 2023

Statuari guardiani

La roccia innamorata

L’esodo si è concluso e il cammino
è una roccia innamorata.
Seppelliamo il giorno assassinato
ci avvolgiamo nei venti della sventura
ma domani scuoteremo i tronchi delle palme
domani laveremo l’esile dio
col sangue della folgore
tenderemo fili sottili
tra le nostre palpebre e il cammino.

Adonis

 

Statuari guardiani confinano
le idee, i movimenti, le utopie;
siamo preda di deliri assurdi
in una fragile terra di mezzo...
 
Un grosso masso erratico si trova all'interno del Parco dei Germani di Cernusco sul Naviglio
E' stato posizionato nel parco per ricordare da dove nasce il Naviglio, è  un enorme masso erratico proveniente dalla Valtellina, da dove nasce il fiume Adda. 
Il masso erratico di Cernusco S.N. è alto 4,5 metri e pesa più di 40 tonnellate ed è diventato già uno dei simboli del parco.
Si dice sia uno dei tanti massi erratici provenienti dalla Valtellina e trasportati dal fiume Adda.
Nelle giornate particolarmente limpide si vedono stagliarsi all'orizzonte le montagne della Valtellina da cui questo masso erratico probabilmente proviene.
(dalla rete)

martedì 16 maggio 2023

Alī Aḥmad Saʿīd Isbir, (Adonis)

Pagina del sole buffone

Il posto della testa non è la testa, ma l’ombelico
spesso è tra le gambe,
a volte l’inverno se ne va, ma il gelo rimane,
viene la primavera ma non i fiori,
a volte l’autunno è a settembre e l’estate a maggio,
dalla polvere s’innalza il ponte del sole,
dalla pioggia vengono le radici del fango.

Adonis


Ho ragionato spesso spinto da istinti
come primordiale essere nel sole;
la via morale passa tra le gambe
di donne e uomini spesso a rimorchio...

Adonis o Adunis

(in arabo: أدونيس‎), pseudonimo di ʿAlī Aḥmad Saʿīd Isbir (in arabo: علي أحمد سعيد إسبر‎, ʿAlī Aḥmad Saʿīd Isbir; Qassabīn, 1º gennaio 1930) è un poeta e saggista siriano.
Studia dapprima all'Università di Damasco e poi all'Università Saint Joseph di Beirut. Nel 1957 pubblica la prima raccolta poetica che viene accolta con favore e che gli vale la stima del poeta libanese Yūsuf al-Khāl (sotto lo pseudonimo di Unsī al-Ḥajj) il quale lo invita a contribuire alla nascita della rivista Shiʿr (Poesia).
Adonis è stato attivissimo nel dibattito politico-culturale, estetico e filosofico. Insieme al poeta iracheno Badr Shākir al-Sayyāb e al palestinese Jabrā Ibrāhīm Jabrā è tra i fondatori del gruppo Tammuzi, dal nome della divinità babilonese, appunto per simboleggiare la volontà di una rinascita culturale araba, rileggendone il patrimonio (sia quello islamico che quello del Vicino Oriente antico) in una chiave non nazionalistica o religiosa, ma di apertura alla modernità. In quest'ambito si pone, per l'approccio innovativo, anche l'antologia della poesia classica araba curata dallo stesso Adonis.
Gli anni sessanta sono anche quelli di importanti opere poetiche - tra cui i Canti di Mihyār il damasceno (1961), scritto dopo un lungo soggiorno parigino e Il teatro e gli specchi (1968) - e della fondazione di nuove riviste quali Afāq (Orizzonti) nel 1964 e Mawāqif (Posizioni) nel 1968 in cui vengono ospitate sperimentazioni poetiche, poesie in arabo dialettale, traduzioni dalle maggiori esperienze poetiche contemporanee (Rilke, Rimbaud, Eliot) e poemi in prosa.
L'opera di Adonis è stata tradotta in molte lingue. Tra le più significative raccolte poetiche si segnalano: Qālat al-Arḍ (1952; Disse la terra), Aghānī Mihyār al-Dīmashqī, (1961; I canti di Mihyār al-Dimashqī), Qabr min ajal New York (1971; Una tomba per New York), Kitāb al-Ḥisār (1986; Il libro dell'assedio), Introduzione alla poetica araba (1992), Poesie (1993), Sijjīl (2000), Mūsīqā al-ḥūt al-azraq (2005; La musica della balena azzurra), al-Muḥīt al-aswad (2006, L'oceano nero).
(da wikipedia

lunedì 15 maggio 2023

Senza corona...

Su me stesso

Sono il re senza corona degli insonni
che ancora sfida i suoi spettri con la spada,
studioso dei soffitti e delle porte chiuse
che scommette che due più due non sempre fa quattro.
Un vecchio bonaccione che suona la fisarmonica
mentre fa il turno di notte all’obitorio.
Una mosca fuggita dalla testa di un matto,
che si riposa su una parete vicino a quella testa.
Discendente di preti e fabbri del villaggio,
riluttante assistente di scena di due
rinomati e invisibili maestri illusionisti,
uno chiamato Dio, l’altro Diavolo, presumendo è ovvio,
che io sia la persona che dico di essere.

Charles Simic

Gettarsi nella mischia, sempre,
con o senza spada in mano, amore
perduto, ritrovato, scansato e presente;
cerco la tana, il tepore, il silenzio...
 
la facilità con cui cambiamo atteggiamento
è indissolubilmente legata all'io profondo;
cerchiamo di stare coi piedi per terra, saldi,
la tempesta ci sballotta sul ponte, cadiamo,
il mare non è poi sempre un caldo abbraccio...

domenica 14 maggio 2023

Un punto nel tempo

Alcuni avverbi di tempo collocano un evento in un punto nel tempo in relazione al momento dell'enunciazione, come oggi, ieri, domani (riferimento deittico).
Altri avverbi temporali situano invece un evento in relazione a un punto nel tempo dato dal contesto, come il giorno stesso, il giorno seguente, il giorno prima (riferimento anaforico).
(dalla rete)

 Un punto nel tempo

Ora tu capisci come le stelle ed i cuori si uniscono l’uno con l’altra,
E come ora ci può essere una fine, ora un ostacolo
Come le dimore sconfinate, perfette ed inseparabili nello spirito,
Come ogni parte può essere infinitamente grande o infinitamente piccola,
Come la lontananza estrema non è che un punto, e come
Luce, armonia, movimento, forza
Tutti identici, tutti separati, tutti uniti sono vita.

Hugh MacDiarmid

 

 

Nel computo delle cose manca
un sereno confronto con Dio;
sono perplesso, intristito, dubbioso,
sono un umano stridulo e stolto...

sabato 13 maggio 2023

Scorci #05, tra le tante partenze (okuribito)

Departures 

(おくりびと Okuribito, lett. "Persona che accompagna alla partenza") è un film del 2008 diretto da Yōjirō Takita.
Una storia delicata che riflette sulla morte con coraggio e consapevolezzaU
na storia delicata che riflette sulla morte con coraggio e consapevolezza.
Il film è stato premiato con l'Oscar al miglior film in lingua straniera nel 2009 a Los Angeles.

 Respiro

Respiro piano per non dolere
il sogno, perplesso, sgradito;
le troppe dipartite, i solitari sfoghi
poi nulla, la pioggia, il sereno...
 
Gujil
 

Basato sull'autobiografia di Aoki Shinmon Coffinman: The Journal of a Buddhist Mortician (納棺夫日記 Nōkanfu Nikki), i lavori per il film sono durati 10 anni. Masahiro Motoki ha studiato personalmente l'arte della preparazione dei defunti da un tanatoesteta e come suonare il violoncello per le prime parti del film. Il regista ha partecipato a diverse cerimonie funebri con lo scopo di comprendere i sentimenti dei familiari del defunto. Nonostante la morte sia al centro di un'importante cerimonia, come viene mostrato nel film, essa è anche considerata un argomento tabù in Giappone; per tale motivo il regista era preoccupato per la ricezione del film e non ne aveva previsto il successo commerciale (da wikipedia).