Enrico Thovez
fu un sensibile interprete, all'alba del sec. 20º, dell'insofferenza verso i poeti della generazione precedente, specie verso Carducci e D'Annunzio e anticipatore di movimenti d'idee e motivi d'arte destinati a svilupparsi nei crepuscolari e nei poeti posteriori.
Già nel 1895 si rende noto denunciando nella Gazzetta Letteraria i plagi della poesia dannunziana, tratti da poeti francesi allora pressoché sconosciuti in Italia, e collabora a diversi quotidiani.
Tra le opere Il pastore, il gregge e la zampogna (1900).
(dalla rete)
Il sole di Ottobre
Il sole giallo d’ottobre
m’è così dolce! Non scalda quasi: lo cerco tremando.
Ferisce obliquo le cave volte dei boschi ingialliti;
ardono d’oro, divampano violentemente al tramonto.
Mi par che l’aria sia anch’essa più tenue e rara.
Enrico Thovez
Nel sole, alla ricerca di calore che manca
una carezza sola, prima del sonno vorrei;
foglie sparse ingialliscono leste come il cuore
costretto ad annate frettolose e sole...
una carezza sola, prima del sonno vorrei;
foglie sparse ingialliscono leste come il cuore
costretto ad annate frettolose e sole...
Il suo temperamento introverso è stato in perenne contrasto col suo
incontenibile bisogno di espandersi, fino a fargli identificare la
propria esistenza con la poesia stessa: «Fare della mia esistenza
un'opera di poesia è per me lo scopo più alto: anzi non è un desiderio,
ma un bisogno. (...) Vi è in me qualcosa di incoercibile che m'incalza
oltre dei limiti consueti.»
Dipinge ed espone due volte alla Biennale di Venezia, viaggia per
l’Europa, è per dieci anni direttore del Museo civico d’arte moderna di
Torino. La sua città gli ha intitolato un viale nella zona precollinare.
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