sono il prolungamento
del tuo sorriso e del tuo corpo.
Io sono qualcosa che cresce,
qualcosa che ride e piange.
Io,
quella che ti ama.
Piantatrici di riso:
non è infangato
solo il loro canto.
Konishi Raizan
il fango riesce a celare
ciò che non voglio vedere;
rimane ancora vivo il desiderio
per chi più non vuole sognare...
Prendiamo
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole.
I tuoi istinti più i miei
La mia vita meno il tuo tempo
La tua cintura per le mie poesie
E alla fine dei conti
Tra le mie gambe
Tu.
Lucia Rivadeneyra
Émile Bernard "L'amplesso" |
sensi che si accartocciano su fianchi
ormai usi in apparenze totali e tremiti;
il sesso pervade la vita di tanti sconfitti,
colombe diventano passioni sfrenate...
Se si spegne la mia esistenza,
il violino del grillo chi l’adora?
Sul ramo ghiacciato la fiamma chi la spira?
Sull’arcobaleno chi si adagia?
Chi rende morbido campo la roccia,
piangendo, mentre l’abbraccia?
Le crepe nella mura chi l’accarezza?
E da bestemmie chi alza cattedrale
per fedi sconvolte?
Se si spegne la mia esistenza,
l’avvoltoio chi lo scaccia via?
E sull’altra sponda del fiume
chi lo porta l’amore?
Le emozioni riverberano come riso chiuso
in un vaso senza più ricordi.
Il suono del digeridù
annuncia rauco il cammino dell’anima.
L’imporsi perenne di calzini bucati
e il reincarnarsi di una chiocciola con l’esistenza
costretta a una casa.
Il pianeta che gravita nel piercing che porto all’orecchio
si abbandona alle labbra dei venti
mentre questi gli terranno nascosta la poesia
della seta che si appicicca
sulle ali degli angeli.
Non lascio che neanche un singolo fantasma del ricordo
svanisca con le nuvole,
ed è la mia perenne consapevolezza del passato
che causa a volte il mio dolore.
ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore,
non scambierei i dolori del mio cuore
con le gioie del mondo intero.
Pablo Picasso "Madre e figlio" |
Io vado, madre
Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l’uragano, tutte le porte.
Io vado…madre…
Se non torno,
la mia anima sarà parola …
per tutti i poeti.
Il sogno,
(dal latino somnium, derivato da, "sonno")
è un fenomeno psichico legato al sonno, in particolare alla fase REM, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come apparentemente reali dal soggetto sognante.
Lo studio e l'analisi dei sogni inducono a riconoscere un tipo di funzionamento mentale avente leggi e meccanismi diversi dai processi coscienti di pensiero che sono invece oggetto di studio della psicologia tradizionale.
Le moderne tecniche di scansione cerebrale hanno permesso di
approfondire i processi neurobiologici che avvengono durante il sogno
dando vita a una nuova fase di ricerca basata non più solo su ipotesi
psicologiche, ma su riscontri fisici verificabili.
(da wikipedia)
Vedi, pensieri e sogni
Vedi, pensieri e sogni in un intrico
di fili ci ravvolgono, in una rete mimetica,
e né Dio né i caccia in ricognizione
potranno mai sapere
ciò che vogliamo realmente
e dove il nostro passo è diretto.
Solo la voce che interrogando guizza
si alza ancora sulle cose e resta in aria sospesa,
anche se le granate l’hanno ormai ridotta
come una lacera bandiera,
come una nuvola squarciata.
Vedi, anche noi compiamo rovesciandolo
il cammino dei fiori:
da un calice iniziare tripudiante di luce,
scender giù con lo stelo sempre più cupo,
arrivare nella chiusa terra e attendere un poco,
e finire, radice, nel grembo, nell’oscuro.
è l'attività della mente, un processo che si esplica nella formazione delle idee, dei concetti, della coscienza, dell'immaginazione, dei desideri, della critica, del giudizio, e di ogni raffigurazione del mondo; può essere sia conscio che inconscio.
(da wikipedia)
Io ti cerco, tu cerchi un altro,
e infine si perde il nostro desiderio
nella distanza nelle giornate grigie
e non vede una via verso la stessa meta.
Oh, tu ed io, che non ci siamo mai incontrati,
il mio cuore è stanco di cos’era ed è.
Tu non mi desideri, e mi hai avuto per caso,
io non ho potuto averti, e ti ho persa.
I Mercanti del freddo
San Mauro (15 Gennaio) protettore di tutti gli ammalati e di quelli che corrono seri pericoli. A San Maur (15 gennaio) una fred dal diàvol, a sant’ Antoni (17 Gennaio) un fred dal demoni . Ed e’ proprio Sant’Antonio a mietere una serie infinita di detti popolari: Sant’Antonio, gran freddura, Sant’Antonio dalla barba bianca se non piove la neve non manca, S. Antonio dalla barba bianca, se non nevica non si mangia San Lorenzo gran caldura, l’uno e l’altro poco dura, per San Bastiano (20 gennaio), sali il monte e guarda il piano; se vedi molto, spera poco; se vedi poco, spera assai. , Per San Sebastiano un’ora abbiamo. San Fabian e Sebastian i ven via cun la viöla in man Sant’Agnese (21 gennaio), il freddo è per le siepi. A san Vincenzo (22 gennaio) l’inverno mette i denti- San Vincenz de la gran fredüra, San Lorenz de la gran caldüra: vün e l’ alter poch el düra , Se per San Paolo (25 gennaio) è sereno, abbondanza avremo , De le calendule e de le crescendule no me ne cüre, basta che’ l dé de San Paol no’ l sé scüre.
San Mauro, Sant’Antonio
abate e San Sebastiano
sono chiamati i mercanti della neve (o del freddo)
perché se
nel loro giorno fa bel tempo e splende il sole ne approfittano e vanno
al mercato a comperare la neve da spargere sulla terra nei giorni
successivi
se non piove a santa Emerenziana il grano è a rischio
dove
cade, la neve può fioccare fino al 23 del mese
Santa Agnese (21 Gennaio) patrona delle giovani dei giardinieri e degli ortolani, Santa Agata (5 Febbraio). San Biagio (3 Febbraio)
protettore della gola.
I cosiddetti "giorni della merla" solitamente erano i più
freddi dell'anno e portavano copiose nevicate e per questo venivano abbinati ai
Santi Mercanti della Neve.
Questi giorni erano considerati dai contadini
come un almanacco, in base al tempo che si verificava nei tre giorni si
ipotizzava come potesse essere il tempo per tutto il resto dell’anno (dalla rete).
Nuvole sopra la mia casa
nuvole sul mondo intero.
Dallo stretto passo precipita
un vento che porta distruzione, tristezza e torpore.
il mondo intero è desolato
come i miei sensi.
O suonatore di flauto
che hai perso la strada rapito dalla tua melodia,
dove sei?
Ci sono nuvole sopra la mia casa,
nuvole sul punto di piangere.
Nel ricordo dei giorni luminosi scivolati tra le mie dita
mi appare il sole sulla soglia dell’oceano
ma il mondo intero è rattristato e flagellato dal vento
e sulla strada il suonatore continua suonare il suo flauto,
lungo è ancora il cammino davanti a lui
in questo mondo sotto una coltre di nuvole.
Dèdica
s. f. [der. di dedicare]. - TRECCANI -
Atto, parole con cui si dedica qualche oggetto; in partic., lettera o epigrafe, stampata generalmente dopo il frontespizio e prima del testo, con la quale l’autore o l’editore offre un libro. Anche, frase riverente o affettuosa scritta personalmente dall’autore o dall’editore sui singoli esemplari destinati ad amici, critici, ecc.: una copia del volume con d. autografa dell’autore; d’altre cose: disegno, fotografia con dedica.
Una dedica a mia moglie
Alla quale devo l’impulso di piacere
Che mi desta i sensi nelle nostre ore di veglia
E il ritmo che governa il riposo delle nostre ore di sonno,
il respiro all’unisono
Di amanti i cui corpi odorano l’uno dell’altro
Che pensano gli stessi pensieri senza necessità di parole
E balbettano le stesse parole senza necessità di senso.
Ma questa dedica è perché altri la leggano:
parole private che ti sono rivolte in pubblico.