domenica 31 maggio 2020

Protocollo cittadino #16



Protocollo cittadino #16

fine di Maggio con tempo a ripensare,
le cose successe, le diverse angolazioni;
siamo preda di indicibili paure e timori,
stiamo rintanati come degli anima in tana;
la rabbia, quella sorda è dentro di me...

Gujil

sabato 30 maggio 2020

Battigia


Ode marittima

 ....Tutta la vita marittima! Tutto nella vita marittima!
Si insinua nel mio sangue questa seduzione sottile
ed io fantastico indeterminatamente di viaggi.
Ah, le linee delle coste lontane, appiattite dall’orizzonte!
Ah, i promontori, le isole, gli arenili delle spiagge!
Le solitudini marittime, come certi momenti nel Pacifico
nei quali, non so per quale mai suggestione appresa a scuola,
si sente pesare sui nervi il fatto che quello è il più grande degli oceani
e il mondo e il sapore delle cose diventano un deserto dentro di noi!
L’estensione più umana, più screziata, dell’Atlantico!
L’Indiano, il più prestigioso di tutti gli oceani!
Il dolce e classico Mediterraneo, privo di misteri, fatto apposta per sciabordare
contro terrazze e guardate da statue bianche in giardini contigui!
Tutti i mari, tutti gli stretti, tutte le baie, tutti i golfi,
vorrei stringerli al petto, sentirli bene e morire!

E voi, cose navali, miei vecchi balocchi di sogno,
componete fuori di me la mia vita interiore!
Chiglie, alberi e vele, ruote del timone, cordami,
fumaioli, eliche, gabbie, fiamme,
cavi, boccaporti, caldaie, collettori, valvole,
cadete dentro di me in cumulo, in mucchio,
come il contenuto confuso di un cassetto rovesciato per terra!
Siate voi il tesoro della mia avarizia febbrile,
siate voi i frutti dell’albero della mia immaginazione,
tema dei miei canti, sangue nelle vene della mia intelligenza,
vostro sia il laccio che mi lega all’esterno mediante l’estetica,
fornitemi metafore, immagini, letteratura,
perchè in verità, seriamente, letteralmente,
le mie sensazioni sono una nave con la chiglia in aria,
la mia immaginazione un’àncora semisommersa,
la mia ansia un remo spezzato,
e la trama dei miei nervi una rete che asciuga sulla spiaggia!.........

 Fernando Pessoa

mi manca il mare, il nostro,
sento nel silenzio la risacca;
passeggiate infinite dove non conta la gente,
battigia intonsa la mattina presto...

La battigia o bàttima è quella parte di spiaggia contro cui le onde sbattono al suolo.
Si tratta di una fascia più o meno ampia, in funzione non solo dell'inclinazione del suolo e della forza del moto ondoso, ma anche dell'ampiezza delle maree.
Da un punto di vista tecnico, la battigia costituisce la parte superiore della zona intertidale (quella zona, cioè, che è compresa tra bassa e alta marea), ma in Italia questa distinzione non è di solito molto significativa, data la debolezza dei fenomeni di marea su gran parte delle coste della penisola.
La linea della battigia viene periodicamente monitorata dalle autorità preposte alla difesa delle coste, per rilevare tempestivamente gli spostamenti della linea di costa, e prendere le misure necessarie (dalla rete).

venerdì 29 maggio 2020

Riflesso in una poesia


La superficie dell'acqua
taglia se stessa
col ghiaccio

La nave d'inverno
si intimidisce
sulla terraferma

Sotto la pelle
si difende
un cuore

Inger Christensen
da “Sotto la pelle si difende un cuore” 
Traduzione di Giulia Longo




l'inverno passato è stato tremendo,
primavera in prigione, isolati e soli;
il computo delle stagioni prosegue,
lo seguiamo impotenti e tristi...

giovedì 28 maggio 2020

Labbra

Labbra vermiglie e belle
che sete sì adorata e dolce via
d'angelica armonia;
bianche perle e rubini,
dove frange ed affrena
Amor la voce di dolcezza piena
e gli spiriti vaghi e peregrini;
boca, suo bel tesoro e di natura,
se nulla toglie a te chi più ne fura,
né ti manca una gemma od una rosa
per mille baci altrui, perché ti spiace?
Deh! fa del furto pace,
e sarai quanto bella ancor pietosa.

Torquato Tasso

labbra vermiglie | Memorie di una Geisha, multiblog internazionale ...No break per le labbra. Quando parliamo, ridiamo, mangiamo, il ricco apparato muscolare dei 154 muscoli «pelliciai» di cui è coperto il viso, l’elevatore profondo che solleva il labbro superiore e l’orbicolare esterno (rende più curva la bocca), sono contratti al punto che la cute labiale sembra stropicciarsi. Così compaiono le prime rughe; Codice a barre, solco della marionetta, ruga del sorriso, sleeping crease (dalla rete).
 
si schiudono in un bacio, appassionate,
le labbra che mai potrò scordare;
un cielo terso di sole isolano, le mani,
il suo stupore alla mia reazione...

mercoledì 27 maggio 2020

7 fili di canapa

7: è il numero del nobile sacrificio di sé e con la frase “fili di canapa” aggiunge ulteriori particolari di cui riportiamo il famoso indovinello legata alla canapa: Sono verde e sono nato, porto in testa belli fiori, ma poi vengo incatenato, e nell'acqua imprigionato, e poi tra chiodi e tra gli spini, mi spezzano le reni.
E poi chiaramente c'è un ottavo, che canta fuori dl coro, è l'Abele d uccidere.
Quindi i sette destinati sacrificarsi con il difficile compito, in tutti i modi impedito, di uccidere l'ottavo, e tutto ciò deve avvenire sotto il cielo di rame, tra il 21 Aprile e il 21 Maggio, o in alternativa, tra il 23 settembre e il 23 Ottobre, questi sono i periodi in cui l'Abele può essere ucciso.
Medici a tavola, sette persone con il potere della medicina che è la forza essenziale che presiede all'acquisizione della conoscenza ed esiste ancora l'ottavo fuori dal coro ma è ormai esangue perché i sette medici si sono riuniti al tavolo per decidere della sua fine che è ormai imminente. Poi si afferma che se l'Abele unirà i sette fili avrà perso in quanto la loro unione porterà alla sua morte confermandolo con unirò i sette fili e sarò perduto; l'Abele non può non tentare di unire i sette fili in quanto sa che è il suo compito.
Sette cristi a Follonica, questo è il luogo dell'appuntamento per i sette fili, mentre l'ateo (Abele) bivacca e aspetta che i sette finalmente giungano al punto di riunione.
Da questa riunione essi diventano sette topi (il topo rappresenta l'aspetto sotterraneo della comunicazione col sacro) sull'edera che rappresenta il ciclo eterno delle morte e delle rinascite, dedicata ad Attis della terra e delle messi, dunque del raccolto... e più giù il cavaliere giovane preso dalla tagliola, ormai preda di questa immane caccia, immolato nel sacrificio sacro (dalla rete).

7 fili di canapa

C’erano sette fili di canapa
e un Abele da uccidere,
sotto il cielo di rame
C’erano sette medici a tavola
e un amore già anemico
dissanguato per strada
C’erano sette fili di canapa
e un Abele da uccidere,
sotto il cielo di rame
C’erano sette medici a tavola
e un amore già anemico
dissanguato per strada
Uniro’ sette fili ed avro’ perduto
Uniro’ sette fili e saro’ perduto
C’erano sette Cristi a Follonica
ed un ateo sul Sinai
bivaccava e aspettava
c’erano poi sette topi sull’edera
e piu’ giu’ un cavaliere giovane
preso da una tagliola
C’erano sette Cristi a Follonica
ed un ateo sul Sinai
bivaccava e aspettava
c’erano poi sette topi sull’edera
e piu’ giu’ un cavaliere giovane
preso da una tagliola
Uniro’ sette fili ed avro’ perduto
uniro’ sette fili e saro’ perduto
Uniro’ sette fili e verro’ perduto
uniro’ sette fili e saro’ perduto
uniro’ sette fili e saro’ perduto
e saro’ perduto
..e

Mario Castelnuovo

un testo bello e misterioso, di ieri,
le controversie del tempo le avvertiamo
solo oggi, in questo miscuglio di dubbio;
saremo alla fine liberi e grandi..?

martedì 26 maggio 2020

Poesia e riflesso

La prima raccolta poetica di Vittorio Sereni si intitola "Frontiera", termine che riecheggia la posizione geografica di Luino, al confine con la Svizzera e, più in generale, con l'Europa, che sembra così vicina ma tanto lontana dall'Italia.
Nella raccolta sono presenti molte poesie che hanno come riferimento Luino e i paesi limitrofi (dalla rete).

Terrazza

Improvvisa ci coglie la sera.
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza.

Siamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi si gira se ne va.

Vittorio Sereni


bella visione, il lago, la sera,
le montagne rosano al tramonto;
mi manca quel senso di pienezza,
tornerò, un giorno, lo so...

lunedì 25 maggio 2020

Guarigione

La guarigione

Ma alle porte del ciel spiò il domani
madonna Primavera, vïolette
sciolte recando nelle cave mani.

E colei che soffriva si godette
un poco di quel riso mattinale
che vestiva di fior tutte le vette.

E un'erba o un fiore buono pel suo male,
mossa a pietà, la bella maliarda
forse le insinuò sotto il guanciale.

Come un'inferma in cui vita riarda
a poco a poco, io errai quasi leggiera
per gli orti rosa, quasi già gagliarda cantando:

 – Grazie, monna Primavera!

Amalia Guglielminetti

La guarigione è quel fenomeno fisiologico
di mutamento
che, dallo stato di malattia,
riconduce  a quello di salute

speriamo sia di auspicio questa poesia,
Amalia amava la vita malgrado Guido;
oggi 25 volte ricordo il giorno fausto,
un ricordo, un pensiero in un abito verde...

domenica 24 maggio 2020

Vanesio



9 ad un vanesio

Bell'uomo e grande personaggio
tu ad un tempo vuoi apparire, o Cotta;
ma chi è un bell'uomo, o Cotta,
é anche un essere piccino.

Marziale
"Epigrammi"




quanti ne conosco, troppi,
forse un po' anch'io lo sono;
eppure, tra le pieghe del vento
so ancora immaginare fiori...

sabato 23 maggio 2020

Protocollo cittadino #15


Protocollo cittadino #15

attendo colori diversi sui muri, oggi,
inattese continue e pressanti notizie;
saremo preda dello sconforto? del rancore?
o riusciremo a sorridere come sempre?..

Gujil

venerdì 22 maggio 2020

Strige





Strige

Sulle squallide mura
D’una chiesa in rovina
Si posa a notte scura
Una strige indovina,

E in voce di sciagura
Di cantar non rifina
La mia morte immatura,
La mia morte vicina.

Io di mia vita il tedio
E le fosche vicende
Vo ripensando intanto;

E l’oscuro epicedio

Piu dolce in cor mi scende
Che d’usignuolo innamorato il canto.

Arturo Graf





la notte, suoni, rumori, gridi,
animali notturni vivono nei sonni
di noi essere diurni e sociali;
vorrei avere uno sguardo lontano.


La strige (anche mormos, in latino strix),
nelle leggende dell'antica Roma, era un uccello notturno di cattivo auspicio che si nutriva di sangue e carne umana come oggi addebitato al vampiro. A differenza del vampiro, però, non era ritenuta un cadavere rianimato ma un prodotto di una metamorfosi. Il nome, in greco significa "gufo" (στρίξ, con il tema τρίζω che significa "stridere"), con il quale viene spesso confusa. Il nome stesso della famiglia (Strigidae) proviene da questo uccello, come anche il nome scientifico dell'allocco (Strix).
Il latino "strix" o "striga" derivano dal termine greco (conservazione del tema "stridere"). Ha dato vita al nome italiano "strega", al rumeno "strigoi" ed all'albanese "shtriga