Il calpestìo di tanti anni
L'ha quasi affondata, la via
Incredibilmente si è stretta.
Io ricordo la sera che alla fioca
Luce si spense ogni rumore, un grido
Disse il mio nome come in sogno e sparve.
La via s'incurva, sgocciola
Il giorno dalle cime dei tetti:
Quest'ora dolce suona nel petto.
Non è che una larva restìa
La luce, un barlume: entro la boccia
di vetro un pesce s'illumina.
L'ha quasi affondata, la via
Incredibilmente si è stretta.
Io ricordo la sera che alla fioca
Luce si spense ogni rumore, un grido
Disse il mio nome come in sogno e sparve.
La via s'incurva, sgocciola
Il giorno dalle cime dei tetti:
Quest'ora dolce suona nel petto.
Non è che una larva restìa
La luce, un barlume: entro la boccia
di vetro un pesce s'illumina.
Leonardo Sinisgalli
"da Campi Elisi", 1939
Via Velasca, nel centro di Milano, a poco
meno di cinquecento metri dal Duomo, cancellata, come del resto molte
altre parti centrali, dai gravissimi bombardamenti delle Forze alleate
che hanno martoriato la città dal 1940 al 1944. Nell’immediato
dopoguerra la forte volontà di rinascita prende slancio ancor maggiore e
su queste ferite del tessuto urbano si fanno progetti di nuovi interi
isolati e di nuovi edifici. La città si vuole rialzare e ripartire
diventando, anche attraverso le nuove architetture, non solo artefice
del proprio riscatto ma addirittura spunto per quello dell’intero paese.
E’ in questo scenario che nei primi anni cinquanta vengono formulati i
primi studi sull’area seguiti poi negli anni 1956-1958 dalla
sistemazione definitiva dell’area e la realizzazione della “Torre
Velasca”. Un’architettura che tra le molte polemiche, sviluppatesi in
modo incisivo anche a livello internazionale, (basti pensare al
congresso del CIAM di Otterlo del 1959 dove ci fu forte contestazione
non solo per la Torre ma anche per gli altri progetti italiani
presentati), oggi fa parte dei capisaldi dello skyline milanese.
Ora Via Velasca non esiste se non in una poesia di Leorardo Sinisgalli che ne porta non solo il nome nel titolo ma sopravvive come luogo della memoria grazie a quei versi.
Nella produzione poetica di Sinisgalli è naturalmente la Lucania ad essere uno spazio poetico privilegiato ma vi sono anche altri riferimenti a luoghi di Roma o, come in questo caso, di Milano che ci consegnano una ulteriore serie di veri e propri “luoghi dell’anima” (Fabrizio Milanese, dalla rete).
Ora Via Velasca non esiste se non in una poesia di Leorardo Sinisgalli che ne porta non solo il nome nel titolo ma sopravvive come luogo della memoria grazie a quei versi.
Nella produzione poetica di Sinisgalli è naturalmente la Lucania ad essere uno spazio poetico privilegiato ma vi sono anche altri riferimenti a luoghi di Roma o, come in questo caso, di Milano che ci consegnano una ulteriore serie di veri e propri “luoghi dell’anima” (Fabrizio Milanese, dalla rete).
i poeti fanno belle le vie,
con le parole, con i loro versi;
non ricordo nella mia vita una via
se non quella in cui vivo e ho vissuto...
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