martedì 2 luglio 2019

Danae

Danae accoglie la pioggia d'oro
Lamento di Danae
 
Quando nell'arca regale l'impeto del vento
e l'acqua agitata la trascinarono al largo,
Danae con sgomento, piangendo, distese amorosa
le mani su Perseo e disse: "O figlio,
qual pena soffro! Il tuo cuore non sa;
e profondamente tu dormi
così raccolto in questa notte senza luce di cielo,
nel buio del legno serrato da chiodi di rame.
E l'onda lunga dell'acqua che passa
sul tuo capo, non odi; né il rombo
dell'aria: nella rossa
vestina di lana, giaci; reclinato
al sonno del tuo bel viso.
Se tu sapessi ciò che è da temere,
il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.
Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete
abbia il mare; ed il male senza fine,
riposi. Un mutamento
avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre;
e qualunque parola temeraria
io urli, perdonami,

la ragione m'abbandona.
 
Simonide di Ceo 
Traduzione di Salvatore Quasimodo  
 

Mabuse
"Danae"
1527
Danae, secondo la mitologia greca, era una principessa,  figlia del re Acrisio di Argo. Il sovrano, contrariato dal fatto che non aveva figli maschi, chiese a un oracolo di esprimersi sul futuro. L’oracolo gli disse che non avrebbe avuto discendenza maschile diretta, ma che sarebbe stato ucciso dal nipote, il figlio della figlia. Pertanto avrebbe potuto sperare di salvarsi, raggiungendo il punto più lontano del mondo. Il re, anzichè attenersi alla necessità di abbandono del regno, cercò allora di evitare che Danae entrasse in contatto con qualsiasi uomo e, per questo, la rinchiuse in una torre.
Ma Giove, attratto dalla bellissima giovane e contrariato dal fatto che un un semplice re terreno cercasse di agire sul destino, si trasformò in una pioggia d’oro, giungendo nella torre inespugnabile e fecondando Danana. Nacque così Perseo. Il nonno venne a a sapere di quanto era accaduto e, non potendo uccidere direttamente il nipote. che era un suo discendente – e ciò avrebbe provocato l’ira degli Dei – prese Danae e Perseo; li fece abbandonare in mare in una cassa di legno. Poseidone, il re delle acque, calmò i flutti e consentì ai due di giungere a terra.    Arrivarono sull’isola di Serifo, dove vennero raccolti da Ditti, fratello di Re Polidette, che allevò il ragazzo fino all’età adulta. Frattanto il destino lavorava inesorabilmente. Ai giochi funebri che il re Acrisio, nonno del ragazzo, aveva indetto in onore del fratello Polidette, giunse anche Perseo, che non venne riconosciuto. Il giovane partecipò alle gare della festa funebre e lanciò un disco (o una lancia) con tale potenza che colpì accidentalmente il nonno, il quale morì (dalla rete).
 
un lamento nell'aria silente,
pianto intimo che non si vede;
la tristezza adombra gli sguardi miei
di quando sono riflesso in me stesso...
 
Orazio Gentileschi,
"Danae"
1623, Cleveland Museum of Art

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