Solitario bosco ombroso,
a te viene afflitto cor
per trovar qualche riposo
fra i silenzi in quest’orror.
Ogni oggetto ch’altrui piace,
per me lieto più non è:
ho perduta la mia pace,
son io stesso in odio a me.
La mia Fille, il mio bel foco,
dite, o piante, è forse qui?
Ahi! La cerco in ogni loco;
e pur so ch’ella partì.
Quante volte, o fronde grate,
la vost’ombra ne coprì!
Corso d’ore sì beate
quanto rapido fuggì!
Dite almeno, amiche fronde,
se il mio ben più rivedrò;
ah! che l’eco mi risponde,
e mi par che dica: No.
a te viene afflitto cor
per trovar qualche riposo
fra i silenzi in quest’orror.
Ogni oggetto ch’altrui piace,
per me lieto più non è:
ho perduta la mia pace,
son io stesso in odio a me.
La mia Fille, il mio bel foco,
dite, o piante, è forse qui?
Ahi! La cerco in ogni loco;
e pur so ch’ella partì.
Quante volte, o fronde grate,
la vost’ombra ne coprì!
Corso d’ore sì beate
quanto rapido fuggì!
Dite almeno, amiche fronde,
se il mio ben più rivedrò;
ah! che l’eco mi risponde,
e mi par che dica: No.
Sento un dolce mormorio;
un sospir forse sarà:
un sospir dell’idol mio,
che mi dice: Tornerà.
Ah! ch’è il suon del rio che frange
tra quei sassi il fresco umor;
e non mormora, ma piange
per pietà del mio dolor.
Ma se torna, vano e tardi
un sospir forse sarà:
un sospir dell’idol mio,
che mi dice: Tornerà.
Ah! ch’è il suon del rio che frange
tra quei sassi il fresco umor;
e non mormora, ma piange
per pietà del mio dolor.
Ma se torna, vano e tardi
il ritorno, oh dei! sarà;
ché pietoso il dolce sguardo
sul mio cener piangerà.
ché pietoso il dolce sguardo
sul mio cener piangerà.
Paolo Rolli
Parafrasi:
Da te, solitario bosco ombroso, viene (il mio) cuore infelice per trovare qualche riposo tra questi silenzi (pervasi) di ansioso timore. Tutto quello che piace agli altri, per me non è più lieto: ho perduto la mia pace e detesto anche me stesso. O alberi, ditemi, la mia Fille, il mio bel fuoco (che suscita in me il calore amoroso), è forse qui? Ahimè! La cerco in ogni luogo, benché io sappia che è partita. Quante volte, o fronde a noi propizie, la vostra ombra ci ha coperto! Il trascorrere di ore tanto felici quanto rapidamente è fuggito! Amiche fronde, ditemi almeno se potrò rivedere il mio amore; ahimè, l’eco mi risponde, e mi sembra che dica: No. Sento un leggero mormorio; forse sarà un sospiro: un sospiro della mia adorata, che mi dice: Tornerà. Ma, purtroppo, è il rumore del fiumicello, che frange la sua fresca acqua tra quei sassi; e non mormora, ma piange, perché prova pietà del mio dolore. E se (anche) lei tornasse, oh dei, il suo ritorno sarà vano e giungerà troppo tardi; giacché i suoi dolci occhi pietosi piangeranno sulla mia tomba.
Da te, solitario bosco ombroso, viene (il mio) cuore infelice per trovare qualche riposo tra questi silenzi (pervasi) di ansioso timore. Tutto quello che piace agli altri, per me non è più lieto: ho perduto la mia pace e detesto anche me stesso. O alberi, ditemi, la mia Fille, il mio bel fuoco (che suscita in me il calore amoroso), è forse qui? Ahimè! La cerco in ogni luogo, benché io sappia che è partita. Quante volte, o fronde a noi propizie, la vostra ombra ci ha coperto! Il trascorrere di ore tanto felici quanto rapidamente è fuggito! Amiche fronde, ditemi almeno se potrò rivedere il mio amore; ahimè, l’eco mi risponde, e mi sembra che dica: No. Sento un leggero mormorio; forse sarà un sospiro: un sospiro della mia adorata, che mi dice: Tornerà. Ma, purtroppo, è il rumore del fiumicello, che frange la sua fresca acqua tra quei sassi; e non mormora, ma piange, perché prova pietà del mio dolore. E se (anche) lei tornasse, oh dei, il suo ritorno sarà vano e giungerà troppo tardi; giacché i suoi dolci occhi pietosi piangeranno sulla mia tomba.
Scelta, parafrasi, commento a cura di Gigi Cavalli
Commento:
Questa leggiadra ode per musica, pubblicata nel 1727 per accompagnamento di chitarra o di pianoforte, era cantata anche dalla madre del piccolo Wolfgang Goethe, che la conosceva a memoria.
Musicale anche nello svolgimento delle quartine di ottonari a rime alternate, è tra i più noti esempi della garbata e spontanea vena poetica dell’arcade Rolli, sensibile alle bellezze della natura e al suo misterioso mormorio, al quale il lamento per l’assenza dell’amata si fonde in una sorta di pittura sonora, ricca di accenti sinceri e insieme aristocraticamente raffinati.
i boschi, piante silvane e verdi,
nel mio profondo, come radici
come rami a nascondere il sole;
sono un uomo di sogni, ancora...
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