mercoledì 26 aprile 2017

Aruspici ed auguri

Gli auguri e gli aruspici presso i Romani – Per i Romani, come per tutte le civiltà antiche, il rapporto con le divinità era fondamentale: prima di affrontare un’attività (pubblica o privata) era necessario consultare gli dèi per essere certi di agire con il loro consenso. I segni (signa) attraverso i quali gli dèi manifestavano la propria volontà erano molteplici. La divinazione (divinatio) era appunto l’arte di interpretare tali segni.
Il metodo divinatorio più antico era l’osservazione del volo degli uccelli praticato dagli àuguri (augures). I segni che essi interpretavano si chiamavano auspicia.
L’altra forma molto importante di divinazione era l’aruspicina, cioè l’esame delle interiora di animali sacrificati (exta), in particolare del fegato. Questo sistema era noto anche con il nome di Etrusca disciplina, poiché era stato importato a Roma dal mondo etrusco, in età molto antica.
Depositari dell’arte aruspicina erano gli arùspici (haruspices), indovini, discendenti di quelli etruschi, che formavano un collegio denominato ordo haruspicum. Gli arùspici davano le loro interpretazioni anche su altri fenomeni considerati presagi (omina).
Gli omina erano parole o frasi che, pronunciate da qualcuno in modo apparentemente casuale, assumevano un significato profetico se le si sapeva interpretare. Omina e auspicia erano considerati segni premonitori di un futuro immediato, che avvertivano gli uomini della volontà divina confermando oppure frenando le loro azioni (dalla rete).

aruspice divino scaltro uccello
che infra le molecole di gas
che ciminiere e lucernari sfiatano
scheletri appropinqui e larve et altri oggetti
già sopraggiunge a strati larghi il tempo
un tempo antico nomato primavera
e già dovrebbe scapocchiarsi il fiore
e già la tortora fra i rami incrudelire
ma le ombre delle case che in fastelli
se stesse alle finestre sovrappongono
alle scatole di noan ai profilattici
velano ambiguamente me e una donna
distesi a fianco dopo un coito falso
(l'energia che si sperde non rimane
nel cosmo come vuole un'ipotesi)
e veramente od soltanto
un grido un trepestio dolori immondi
è il soldato che stramazza nell'agguato
è il bambino che avresti fatto nascere
e che per questo desio di nullità
al nulla è nato


Ferdinando Falco
da "Così malato di parole"
  

Due Aruspici e la Porta dell'Ade
 Tarquinia, Tomba degli àuguri. VI sec. a.C.
Gli aruspici nella società etrusca erano grandi personaggi, appartenuti alle famiglie dell'aristocrazia, che esercitavano il potere nelle diverse città toscane e che si trasmettevano di generazione in generazione i princìpi della scienza divinatoria nazionale.
Si facevano orgogliosamente rappresentare tenendo in mano il fegato della vittima animale che stavano osservando.
O si facevano effigiare in statue, vestiti nel costume tipico degli aruspici - berretto con punta alta e mantello corto, chiuso da una grande fibula.
In Etruria gli indovini erano persone serie. la divinazione era cosa seria.
Non c'era mantica ispirata, lasciata all'ispirazione di un essere al quale gli dèi indicavano direttamente quel che volevano fare sapere all'uomo (dalla rete).

indovina indovinello,
che sarà mai? quando?
domande inespresse e desideri,
le mani si muovono ancora...

Nessun commento:

Posta un commento