mercoledì 18 gennaio 2017

Efeso


Efeso

II
Per questa terra abrasa i nostri occhi di cane
rovistano i gomitoli del tempo, tutte le età rapprese
nelle vene delle colonne morse, lungo il petalo bruno
d’una cavèa sonora, tra i nomi consumati sulla pallida
stele abbandonata all’abbraccio di oliastri. Battiamo
i piedi dove rovescia il furore dei Cimmeri, dove
la Grande Madre versa seme di toro e lacrime dell’ape,
dove sgorga il discorso di Eraclito, un rivolo di fuoco
e di lapilli che scavalca i millenni, e con le spine
e gli ossi del frammento ancora frusta di misteri la mente,
battiamo i piedi dove ripara Antonio a regalare
l’ultimo sorriso ai satiri e alle menadi.
 
Lucio Mariani
Canti di Ripa Grande (2010-2013)
 
 
Situata lungo la costa, a circa 50 km da Smirne, l'arrivo a Efeso è un salto nel tempo. Di almeno duemila anni, quando era un ricco centro commerciale e capitale della provincia romana di Asia.
Fino al IV secolo, quando iniziò il suo declino a causa della perdita d'importanza del porto a favore di centri dell'entroterra, e la popolazione l'abbandonò definitivamente intorno al VIII secolo.
Fu solo verso la metà dell'Ottocento che, grazie alla costruzione della ferrovia da Istambul a Baghdad, vennero organizzate spedizioni di archeologi europei alla ricerca del Tempio di Artemide.
Al tempo, infatti, Efeso dovette la sua fama, oltre che alla ricchezza, anche alla presenza di questo tempio spettacolare, considerato una delle Sette meraviglie del mondo antico.
Della sua grandiosità oggi non rimangono che poche rovine a seguito di un incendio doloso che lo distrusse nel 356 a.C.
Moltissimo è invece rimasto dell'impianto originale e antico della città che, protetta da una  imponente cinta muraria lunga 8 km e alta 6 metri, si allungava dal porto verso l'interno della costa. 
Dall'ingresso al sito, si procede lungo la Via dei Curati, una strada ampia lastricata di marmo, che conduce ai principali edifici di Efeso.
Ai lati della via si trovano i resti degli antichi portici con colonne e raffinati pavimenti a mosaico, dove gli abitanti si riparavano dal sole o dalla pioggia, il Tempio di Adriano, esempio di architettura romana riccamente decorato e una lastra di marmo su cui è scolpita a bassorilievo l'effigie ben conservata di Nike, personaggio della mitologia greca e simbolo della vittoria.
La Via dei Curati procede in discesa, verso l'Agorà commerciale, cuore dell'antica Efeso.
E già da lontano compare la splendida Biblioteca di Celso, dedicato a Tiberio Giulio Celso, illustre personaggio dell'età traianea che qui fu seppellito.
La facciata è finemente decorata con diversi tipi di marmi e da quattro nicchie in cui si trovano le statue celebranti virtù di Celso: saggezza, virtù, benevolenza e sapienza.
Superata l'agorà, passando sotto un arco, si arriva al Teatro di Efeso. Progettato secondo i canoni ellenistici, a forma semicircolare, ha subìto interventi successivi per aumentare la platea e poteva accogliere fino a 24mila spettatori.
Ad Efeso c’è la casa di Maria. Sulla base delle descrizioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick, è stata ritrovata a Efeso la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù.
Era una casa rettangolare di pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al centro, tra boschi al margine della città perché la Vergine desiderava vivere appartata.
Il sacerdote francese Don Julien Gouyet, dando credito a queste visioni, andò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta da Caterina.
Gouyet effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell’antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la Emmerick.
Il percorso dell'antica città di Efeso si conclude con la Chiesa di San Giovanni che fanno di questo sito archeologico anche meta di pellegrinaggio cristiano.
Secondo alcune fonti, infatti, l'apostolo Giovanni avrebbe vissuto ad Efeso parte della sua vita e fu poi qui seppellito.
16 ottobre 2014 (Il sole 24 ore e altro dalla rete).
 
terra, terra, manciate di terra,
dura, aspra, rimane in noi;
acciottolati di speranza, paure,
città incomprese, vissute...


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