mercoledì 13 giugno 2012

Pratolina

La Pratolina comune (nome scientifico: Bellis perennis L., 1753) nota come margheritina comune è una specie appartenente alla famiglia delle Asteraceae, molto comune in Europa.
Per i fiori così comuni come questo, l'etimologia del nome è sempre un problema in quanto si deve risalire parecchio indietro nel tempo.
Alcuni dicono che il nome derivi da Bellide, una delle barbare e crudeli figlie (chiamate Danaidi) di Dànao, re di Argo; altri lo fanno derivare dal latino bellum (= guerra) in riferimento alle sue presunte capacità di guarire le ferite.
Più facilmente, secondo i filologi moderni, il suo nome deriva dall'aggettivo (sempre latino) bellus (= bello, grazioso) con riferimento alla delicata freschezza di questo fiorellino[1]. Mentre il nome specifico (perennis) fa riferimento al ciclo biologico di questa specie (perenne). Il binomio scientifico attualmente accettato (Bellis perennis) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione ”Species Plantarum” del 1753[2]. Il nome inglese, daisy, deriverebbe da day's eye, occhio del giorno, per la peculiarità del suo riaprirsi ogni giorno al sorgere del sole.
L'altezza della pianta difficilmente supera i 5–15 cm. Sono piante acauli, senza un fusto vero o proprio: il peduncolo fiorale nasce direttamente dalla rosetta basale. La forma biologica è emicriptofita rosulata (H ros), ossia sono piante erbacee (quasi cespitose) perenni con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve con delle foglie disposte a formare una rosetta basale. L'infiorescenza è uniflora, composta da un unico capolino. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: il peduncolo sorregge un involucro cilindrico composto da diverse squame che fanno da protezione al ricettacolo emisferico/conico sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: i fiori esterni ligulati, e i fiori centrali tubulosi. In particolare quelli periferici sono femminili, sono disposti in una unica circonferenza (o raggio o serie) ed hanno una corolla ligulata con la ligula molto allargata; quelli interni, tubulosi, sono altrettanto numerosi e so
no ermafroditi. Le squame (una quindicina) sono delle brattee erbacee (verdi) ineguali disposte su una o due serie a forma lineare-spatolata arrotondate all'apice e ricoperte da una sottile e irregolare peluria. Il capolino è di 2–3 cm di diametro. Le squame sono lunghe 3 – 5 mm e larghe 1,2 – 1,7 mm. Lunghezza del ricettacolo: 2 volte il diametro. La “Pratolina” appartiene ai classici fiori dei prati italiani. Molte specie (anche di generi diversi) sono simili (ad un primo sguardo distratto) alla Bellis perennis. Tra le specie dello stesso genere (Bellis) distinguiamo: Bellis annua L. - Pratolina annuale: porta delle foglioline anche nella parte inferiore dello scapo fiorifero, i capolino sono lievemente più piccoli, il ciclo biologico è annuo e fiorisce in inverno-primavera. Bellis sylvestris Cirillo - Pratolina autunnale: anche questa specie si presenta con capolini più grandi e manca quasi del tutto sull'arco alpino; può essere distinta dalla perennis dal fatto che le squame dell'involucro terminano con un apice appuntito (e non rotondeggiante).
Per le specie di altri generi possiamo citare: Aster bellidiastrum (L.) Scop. - Astro falsa pratolina: è una pianta più alta e si può distinguere dall'involucro formato da più serie di squame. Leucanthemopsis alpina (L) Heywood - Margherita alpina: vegeta a quote più alte (2000- 3600 m s.l.m.) e si differenzia sia per le foglie maggiormente seghettate che per l'involucro con squame su più serie disposte in modo embricato. Per finire citiamo il genere Leucanthemum (le “classiche” margherite dei campi) le cui specie si differenziano sia per la maggiore altezza, ma anche per la presenza di foglie lungo il fusto e infine per l'involucro formato da squame su più serie disposte in modo embricato (ridotto da wikipedia).


Margherita

Strappando i cespugli su di sé, come laccio,
più violaceo delle labbra serrate di Margherita,
più ardente del bianco dell'occhio di lei,
palpitava, trillava, dominava, raggiava un usignolo.

Come profumo emanava dall'erba. Come mercurio
di piogge insensate era tra i ciliegi selvatici sospeso.
Frastornava la corteccia. Ansando, alla bocca
si avvicinava. Rimaneva appeso alla treccia.

E, quando con mano stupita passando
sugli occhi, era attratta dall'argento Margherita,
sembrava allora, che sotto l'elmo di rami e di pioggia
fosse caduta senza forze l'amazzone nella pineta.

E la nuca con una mano nella mano di lui,
e l'altra piegata all'indietro, dove giacque,
dove s'impigliò, dove si appese il suo elmo d'ombra,
strappando i cespugli su di sé come laccio.


Boris Pasternak, 1919


luccicanti insidie negli occhi
occultano lineamenti turbati,
gemiti ai fianchi comprimono
suoni sommessi e languori;
le origini del mondo avvicinano
labbra e suadenti carezze...

1 commento:

  1. Ancore carezze e sogni d'amore,
    ancora i tuoi baci sul corpo al sole
    dopo il freddo inverno,
    ancora tu,
    come allora, come sempre
    negli anfratti della mia anima.
    Colori sono i tuoi occhi
    che attendono l'alba....
    "poesieinsmalto"

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