giovedì 8 marzo 2012

La casa triste

C'era una volta una grande casa in campagna.
Questa casa era molto bella, ma era anche molto triste perché nessuno ci abitava e solo ogni tanto i suoi padroni andavano a trovarla e non si fermavano mai per più di un giorno e in più non aveva nemmeno dei mobili o dei divani con cui parlare perché era del tutto vuota.
Soprattutto la notte la casa si sentiva sola e sconsolata perché nessuno voleva mai dormire da lei, così cominciò anche a fare dei dispetti.
Quando veniva il buio cominciava a scricchiolare, a far sbattere le finestre e a produrre strani rumori.
Questo però faceva sì che i suoi padroni avessero ancora meno desiderio di fermarsi con lei, tantomeno volevano dormirci.
Un giorno però, all'improvviso la casa scoprì che qualcosa stava cambiando. I suoi padroni venivano a trovarla molto più spesso, e tra le sue stanze giravano anche degli estranei, pieni di attrezzi, pennelli, vernici e tante altre cose.
Talvolta gli uomini in tuta le facevano anche il solletico o le causavano un po' di fastidio facendole dei buchini o martellando in giro, ma la casa era felice lo stesso perché adesso vedeva tante persone.
Ma le sorprese non erano finite. Un bel giorno d'inverno non sentì più freddo, perché qualcuno aveva acceso la caldaia e in più, quello stesso giorno, arrivarono dei camion con tanta roba. Mobili, divani, tavoli sedie, vennero a farle compagnia.
Ma la gioia più grande la casa la provò quando vide entrare tutti i suoi padroni con le valigie: la nonna, il babbo, Camilla e la mamma (che aveva anche un gran pancione perché aspettava la sorellina di Camilla) e capì che sarebbero rimasti lì per sempre.
Finalmente la casa si riempì di voci, di risate, di grida di bambino e la casa fu talmente felice che smise immediatamente di fare tutti i rumori strani.
E il giorno che arrivò anche Carolina c'è chi giura di averla vista sorridere e piangere una lacrima di gioia.



flebili luci rimandano
ombre scomposte in questo buio
dove aleggiano vaghe visioni,
dove confondo profili, contorni;
nel fragile fremito
scopro ingenti quantità d'amore
come quando brancolavo nel nulla
come quando ero solo un frammento...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

2 commenti:

  1. Gia' il frammento si ricongiunge
    come matrice è l'onda di misteriche maree.
    Ero solo io sulla barca
    nocchiere assoluto
    per arrivare alla meta.
    Poi, tutto s'infranse,
    e crollo la mia idea di libertà,
    riamase la debole impronta del leggero tuo passo.......
    "poesieinsmalto"

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  2. Annamaria,

    nelle nostre strade...

    Gujil

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