Dal latino fortūna, il termine deriva da "fors" ossia caso, sorte.
fortuna s. f. [lat. fortūna, der. di fors fortis «caso, sorte»]. –
1. Propriam., nome di un’antica divinità romana, personificazione della forza che guida e avvicenda i destini degli uomini, ai quali distribuisce ciecamente felicità, benessere, ricchezza, oppure infelicità e sventura: la dea Fortuna; il tempio della Fortuna.
Concepita e rappresentata variamente nella letteratura e nell’arte
1. Propriam., nome di un’antica divinità romana, personificazione della forza che guida e avvicenda i destini degli uomini, ai quali distribuisce ciecamente felicità, benessere, ricchezza, oppure infelicità e sventura: la dea Fortuna; il tempio della Fortuna.
Concepita e rappresentata variamente nella letteratura e nell’arte
In lingua italiana il termine fortuna indica, in generale, la buona sorte.
Fortuna era una divinità antica, forse precedente alla fondazione di Roma anche se i romani ne attribuivano l'introduzione del culto a Servio Tullio, il re che più, fra tutti, fu favorito dalla Fortuna, alla quale dedicò ben ventisei templi nella capitale.
Si racconta anche che ella l'avesse amato, benche egli non fosse che un mortale e avesse l'abitudine di entrare a casa sua attraverso una finestrella.
Una statua del re Servio Tullio si ergeva nel tempio della Dea.
Una statua del re Servio Tullio si ergeva nel tempio della Dea.
« Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e ben nato, ricevette in frequenti sogni, all'ultimo anche minacciosi, l'ordine di spaccare una roccia in una determinata località.
Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro.
Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica.
Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri.
Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro.
Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica.
Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri.
E dicono che in quel medesimo tempo, là dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli arùspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell'olivo fu fabbricata un'urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna. » (Marco Tullio Cicerone, De Divinatione XLI 85-86).
La Fortuna era una dea dal carattere doppio, ma sempre positivo (altrimenti si parlava di Sors, la sorte):
1.Uno intraprendente, cioè che aiutava a far andare bene le imprese
2.Uno erotico (per il quale è rimasto il detto essere baciati dalla fortuna)
Il suo corrispettivo nella mitologia greca è la dea Tiche (dalla rete).
Avventura e fortuna
Quando e ' bel tempo, batto i marciapiedi
per la passante dall'aria di vittoria
che scardinera' con una punta d'ombrello
la palpebra dei miei occhi o la scorza del mio cuore.
Contento (ma non troppo) mi dico: questo e' vivere:
a spasso con i crampi, il barbone si ubriaca.
Un bel giorno (che mestiere!) faccio al solito il mio giro.
Beh, mestiere...E alla fine, passa lei.
Lei chi? Ma la passante! Col suo ombrello!
Come un ladro in chiesa la sfioro...e lei
mi guarda un po', sorridendo benevola,
mi tende la mano
e sgancia due soldi.
Tristan Corbiere
Nessun commento:
Posta un commento