sabato 31 ottobre 2009
venerdì 30 ottobre 2009
L'uragano tutto svelle intorno a me
L'uragano svelle in me foglie e parole futili.
Turbini di passione sibilano in silenzio
Ma pace è sul tornado arido, sulla fuga della stagione delle piogge!
Tu Vento ardente Vento puro, vento della-bella-stagione, brucia ogni fiore ogni pensiero vano
Quando la sabbia ricade sulle dune del cuore.
Anvella, ferma il tuo gesto di statua e voi, fanciulli, fermate i vostri giochi e le vostre risa d'avorio.
A te consumi la voce insieme col corpo, secchi i profumo della tua carne
La fiamma che illumina la mia notte, come una colonna e come una palma.
Infiamma le mie labbra di sangue, Spirito soffia sulle corde della mia kôra
Che si levi il mio canto, puro come l'oro di Galam.
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Léopold Sédar Senghor
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giovedì 29 ottobre 2009
L'Acca in Fuga
C'era una volta un'Acca.
Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano:
E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?
Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?
Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura.
" Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era- più triste del solito. - Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime ".
Un giorno la fecero proprio arrabbiare. E lei, senza dire né uno né due, mise le sue poche robe in un fagotto e si mise in viaggio con l'autostop.
Apriti cielo! Quel che successe da un momento all'altro, a causa di quella fuga, non si può nemmeno descrivere.
Le chiese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I chioschi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando giornali, birre, aranciate e granatine in ghiaccio un po' dappertutto.
In compenso, dal cielo caddero giù i cherubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.
Le chiavi non aprivano più, e chi era rimasto fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.
Le chitarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.
Non vi dico il Chianti, senz'acca, che sapore disgustoso. Del resto era impossibile berlo, perché i bicchieri, diventati " biccieri", schiattavano in mille pezzi.
Mio zio stava piantando un chiodo nel muro, quando le Acca sparirono: il " ciodo " si squagliò sotto il martello peggio che se fosse stato di burro.
La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Ionio, non un solo gallo riuscì a fare chicchirichi': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.
Cominciò una gran caccia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca. I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la vigilanza. L'Acca fu scoperta nelle vicinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, perché non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in ginocchio: Resti con noi, non ci faccia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronunciare bene nemmeno il nome di Dante Alighieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di Chiavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei
diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione
L'Acca era di buon cuore, ve l'ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo chiacchierare e del pronome chicchessia. Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti ci pianterà in asso un'altra volta.
Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz'acca non ci vedo da qui a lì.
Gianni Rodari
mercoledì 28 ottobre 2009
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Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi vedró compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
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Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andró zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
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Eugenio Montale
martedì 27 ottobre 2009
Un Vaso che tutti abbiamo
Ermes, che aveva dotato la giovane di astuzia e curiosità, venne incaricato di condurre Pandora dal fratello di Prometeo, Epimeteo (fratello stupido). Questi nonostante l’avvertimento del fratello di non accettare doni dagli dei, sposò Pandora. Ella aveva con sé un vaso regalatole da Zeus, che però le aveva ordinato di lasciare sempre chiuso. Ma, spinta dalla curiosità, Pandora disobbedì: aprì il vaso e da esso uscirono tutti i mali del mondo (la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia, ecc.) che si abbatterono sull’umanità.
« Così disse ed essi obbedirono a Zeus signore, figlio di Crono.
E subito l’inclito Ambidestro, per volere di Zeus, plasmò dalla terra una figura simile a una vergine casta; Atena occhio di mare, le diede un cinto e l’adornò; e le Grazie divine e Persuasione veneranda intorno al suo corpo condussero aurei monili; le Ore dalla splendida chioma, l’incoronarono con fiori di primavera; e Pallade Atena adattò alle membra ornamenti di ogni genere. Infine il messaggero Argifonte le pose nel cuore menzogne, scaltre lusinghe e indole astuta, per volere di Zeus cupitonante; e voce le infuse l’araldo divino, e chiamò questa donna Pandora, perché tutti gli abitanti dell'Olimpo l’avevano donata in dono, sciagura agli uomini laboriosi. Poi, quando compì l’arduo inganno, senza rimedio, il Padre nabdò a Epimeteo l’inclito Argifonte portatore del dono, veloce araldo degli dèi; né Epimeteo pensò alle parole che Prometeo gli aveva rivolto: mai accettare un dono da Zeus Olimpio, ma rimandarlo indietro, perché non divenisse un male per i mortali. Lo accolse e possedeva il male, pria di riconoscerlo. Prima infatti le stirpi degli uomini abitavano la terra del tutto al riparo dal dolore, lontano dalla dura fatica, lontano dalle crudeli malattie che recano all’uomo la morte; (rapidamente nel dolore gli uomini avvizziscono.)
Secondo il racconto di Esiodo (il più antico poeta greco di cui si abbia notizia, che visse tra l’VIII e il VII secolo a.C.), Zeus ordinò a Efesto (Vulcano, dio del fuoco e fabbro degli dei) di forgiare una bellissima figura femminile: Pandora, dicendo: "essi (gli uomini) riceveranno da me, in cambio del fuoco, un male di cui gioiranno, circondando d'amore ciò che costituirà la loro disgrazia".
lunedì 26 ottobre 2009
A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
Come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
sabato 24 ottobre 2009
Il Profeta
L'ingiusta legge che vorreste abolire è la stessa che la vostra mano vi ha scritto sulla fronte.
Non potete cancellarlabruciando i libri di diritto né lavando la fronte dei vostri giudici, neppure riversandovi sopra le onde del mare. Se è un despota colui che volete detronizzare, badate prima che il trono eretto dentro di voi sia già stato distrutto.Poiché come può un tiranno governare uomini liberi e fieri, se non per una tirannia e un difetto della loro stessa libertà e del loro orgoglio? E se volete allontanare un affanno, ricordate che questo affanno non vi è stato imposto, ma voi l'avete scelto. E se volete dissipare un timore, cercatelo in voi e non nella mano di chi questo timore v'incute.In verità, ciò che anelate e temete, che vi ripugna e vi blandisce, ciò che perseguite e ciò che vorreste sfuggire, ognuna di queste cose muove nel vostro essere in un costante e incompiuto abbraccio. Come luci e ombre unite in una stretta, ogni cosa si agita in voi. e quando un'ombra svanisce, la luce che indugia diventa ombra per un'altra luce. E così quando la vostra libertà getta le catene diventa essa stessa la catena di una libertà più grande.venerdì 23 ottobre 2009
Eldorado
giovedì 22 ottobre 2009
Babino lo Sciocco
mercoledì 21 ottobre 2009
martedì 20 ottobre 2009
Avalon
Secondo alcune leggende (cfr. il poeta Robert de Boron), Avalon sarebbe il luogo visitato da Gesù e da Giuseppe d'Arimatea e quello dove, proprio Giuseppe d'Arimatea, dopo aver raccolto il sangue di Cristo in una coppa di legno (il Sacro Graal), si rifugiò, fondando anche la prima chiesa della Britannia. Oggi l'isola di Avalon è normalmente associata alla cittadina di Glastonbury, in Inghilterra. Sarebbe anche il luogo in cui fu sepolto Re Artù, trasportato nell'isola su una barca guidata dalla sorellastra, la Fata Morgana. Secondo la leggenda, Artù riposa sull'isola, in attesa di tornare nel mondo quando questo ne sentirà nuovamente il bisogno.
Per alcuni Avalon andrebbe identificata con Glastonbury. A partire dagli inizi dell'XI secolo, prese corpo la tradizione secondo cui Artù fu sepolto nella Glastonbury Tor, che in passato era circondata dall'acqua, proprio come un'isola. Durante il regno di Enrico II, secondo il cronista Giraldo Cambrense e altri, l'abate Enrico di Blois commissionò una ricerca, che, a una profondità di 5 metri, avrebbe portato alla luce un enorme tronco di quercia o una bara con un'iscrizione: "Qui giace sepolto l'inclito re Artù nell'isola di Avalon". I resti furono sotterrati di nuovo davanti all'altare maggiore, nell'abbazia di Glastonbury, con una grande cerimonia, a cui parteciparono anche re Edoardo I e la sua regina. Il luogo divenne meta di pellegrinaggio fino al periodo della Riforma protestante. Una vicina vallata porta il nome di Valle di Avalon. Comunque, la leggenda di Glastonbury è stata spesso considerata falsa.
Secondo altre teorie, Avalon sarebbe l'Ile Aval o Daval, sulla costa della Bretagna, oppure Burgh-by-Sands, nel Cumberland, che al tempo dei romani era il fortilizio di Aballava, lungo il Vallo di Adriano, e vicino Camboglanna, al di sopra del fiume Eden, ora Castlesteads. Per una coincidenza, il sito dell'ultima battaglia di Artù si sarebbe chiamato Camlann. Per altri Avalon sarebbe da ubicare sul Monte di san Michele, in Cornovaglia, che si trova vicino ad altre località associate con le leggende arturiane. Questo monte, è in realtà isola che si può raggiungere quando c'è bassa marea. La questione è confusa da leggende simili e toponimi presenti in Bretagna.
Avalon, comunque, resta nell'immaginario collettivo un'isola magica, dove continuano a vivere le vecchie tradizioni dei celti e dove la Grande Dea viene onorata dai druidi e dalle sacerdotesse. Sono proprio queste ultime, sempre secondo le leggende, ad aver nascosto l'isola con una fitta nebbia, rendendo il luogo accessibile solo a chi ha la conoscenza per aprire questo incantesimo. L'isola di Avalon veniva chiamata anche "Inis witrin" (cioè "isola di vetro") per l'abbondanza di guado, pianta che sfuma sull'azzurro e che i guerrieri celti utilizzavano per tingersi la faccia per andare in battaglia. (Wikipedia)
lunedì 19 ottobre 2009
I Sette Peccati Capitali
domenica 18 ottobre 2009
Mattina alla Finestra
E lungo i marciapiedi che risuonano di passi
Scorgo anime umide di donne di servizio
Sbucare sconsolate dai cancelli che danno sulla strada.
Ondate brune di nebbia levano contro di me
Volti contorti dal fondo della strada,
Strappano a una passante con la gonna inzaccherata
Un vacuo sorriso che s'alza leggero nell'aria
E lungo il filo dei tetti svanisce.
Thomas Stearns Elliot
sabato 17 ottobre 2009
Ode al Giorno Felice
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
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Pablo Neruda
venerdì 16 ottobre 2009
Agliè nel Canavese cercando Guido Gozzano
Ancora mi sembra di veder svolazzare le sue cinquecento vanesse a sfiorare la tela insidiosa del ragno crociato.
Sono sicuro, tra i fiori, l'erba e i buchi delle talpe del suo giardino di Agliè Guido Gozzano trovava pace ed ispirazione e respirava gli odori del tempo, quello dei libri e della polvere che gli anni depongono su di loro.
Villa Meleto, così chiamata perché il viale d’ingresso e buona parte del terreno attiguo era coltivato a frutteto, fu il soggiorno del poeta Guido Gozzano.
Guido Gozzano nacque a Torino nel 1883, studiò giurisprudenza, ma la lasciò per la poesia.
Nel 1908 fu colpito da tisi e, a soli 33 anni, morì nella sua casa di Torino; la sua salma fu trasportata ad Agliè, prima nella tomba della famiglia paterna nel cimitero, poi nel 1951 per desiderio del fratello Renato venne tumulata nella cappella Mautino (famiglia materna) all’interno della chiesa di San Gaudenzio.
Villa Meleto cessò di essere di proprietà dei Gozzano già dal 1912-13.
Dopo la seconda guerra mondiale la villa fu acquistata dalla signora Edvige Gatti Facchini che cercò di ritrovare gli arredi mancanti per renderla il più possibile simile a quella descritta dal poeta nelle sue liriche.
Alla sua morte la villa passò al dottor Francesco Conrieri che la restaurò secondo lo stile "liberty" tipico degli inizi del ‘900.
Sfiorando gli oggetti cari a Gozzano ci si sente invadere da quel senso ironico-crepuscolare che ha dominato tutta la sua breve vita. (Edy Gambillare)
Io so il mistero di colei che abbassa
Io so. Guardate contro il sole: passa
Aracne fu pietosa. E chi non mai
vede una schiava al ritmo dei telai,
giovedì 15 ottobre 2009
In Attesa che l'Amico Torni
Tu non sai cosa sia la notte
Tu non sai cosa sia il silenzio
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Tu non sai questa voglia
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mercoledì 14 ottobre 2009
Ai Gatti Si Può Dir Tutto
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martedì 13 ottobre 2009
Il Lago della Leggenda
lunedì 12 ottobre 2009
Ottobre
domenica 11 ottobre 2009
Il Profeta
E un adolescente disse:
sabato 10 ottobre 2009
Le pecore sono nel prato E le mucche al pascolo È il momento che nasca un bambino Sorriderà al sole E piangerà per la luna E se è un maschio porterà una pistola Cantò il corvo sulla culla E se dovesse essere una bambina Non datevi mai pensiero per i capelli che non sono ricci Con gli anelli alle dita E campanellini alle caviglie E l'ombra di un bombardiere che la segue dovunque andrà Cantò il corvo sulla culla Il corvo sulla culla Il bianco e il nero Il bambino di qualcuno è nato per una guerra Il corvo sulla culla Il nero e il bianco Il bambino di qualcuno non tornerà mai più Cantò il corvo sulla culla Tua madre e tuo padre suderanno sangue Per costruirti una bara e scavarti una tomba Shh, dormi, piccolino, non piangere mai Ché abbiamo un giocattolo che ti farà addormentare Cantò il corvo sulla culla Portami la pistola, ché ammazzo quel corvo Dissero una volta tua madre e tuo padre Corvo sulla culla, che cosa possiamo fare Ah, questa è una risposta che lascio a voi Cantò il corvo sulla culla Cantò il corvo sulla culla
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Un brano della tradizione popolare nelle corde di un grande cantautore americano che lo ha accompagnato nella sua splendida parabola artistica, Jackson Browne insieme a David Lindey resiste al tempo che passa ed invecchia con una dignità ammirabile riuscendo ad ironizzare senza essere per questo stupidamente retorico. Quelli della mia generazione dovrebbero ricordare le sue battaglie contro il nucleare nel M.U.S.E. il gruppo di musicisti americani di "No Nukes". Il nucleare arriverà da noi quando tutti avranno capito che non è poi così utile, forse che siamo meno veloci ad apprendere?
venerdì 9 ottobre 2009
Aurore
Siamo un minscolo niente disperso nell'universo in un angolo di una minuscola galassia ma pieno di colori, sensazioni, emozioni.
giovedì 8 ottobre 2009
Un' Alba
mercoledì 7 ottobre 2009
Che Cosa E' Questo, Amore ?
martedì 6 ottobre 2009
Il Profeta
Allora un legislatore disse: Che cosa pensi delle nostre Leggi, maestro?
lunedì 5 ottobre 2009
Lothlorien
Oltre le onde le rive erano grigie,
Quando Amroth vide la spiaggia svanire
Re Elfico egli era anticamente
[...]
La schiuma era nei suoi fluenti capelli,