venerdì 10 aprile 2009

Macchie dal passato

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La volontà di macchiare le tele come non fossero altro che ampi spazi in cui dipingere ed imprimere la propria anima tormentata.
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E le macchie si allargono e si fondono in colori sfumati carichi di passioni e sentimenti quasi fossero specchio di un traslato imponente che comporta emozioni luminose.
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Questa sembra essere quello che ha fatto Giovanni Fattori nella sua vita di artista, in un contesto impegnativo fatto di grandi maestri d'Oltralpe spinti da impressioni così intense da togliere il fiato e provare il cuore con strette ed aneliti.

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A quei momenti che sembravano così bizzarri i nostrani macchiaioli
rispondevano con pacati colpi di pennello e delicate figure che presagivano il cambio del secolo cercando di contenere l'innovazione e la tecnologia proponendo scene di lunghe vedute e calme proiezioni prospettiche.
Giovanni Fattori ha prospettive immote permeate da attimi irripetibili fermati come in uno scatto fotografico eppure così pieni di vitalità e movimento.
Luci dirette ed ombre appena accennate e, sopra tuttto, la macchia intesa come fonte del tutto.

Non esistono archetipi, prototipi, ma solo immagini e creazioni ed un grande senso di spazio e di pace a prorompere dalle tele, sia raffigurino marine tranquille od assolate colline.
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Le sue figure umane rientrano quasi come fossero parte integrante di una novella appena abbozzata, di un racconto accennato ma mai concluso e comunque sempre infinito.
Lui è lì, sempre presente, presenza palpabile ma invisibile come una narratore dalla voce suadente di cui si odono parole ma non si conoscono i lineamenti.


Il pennello diventa quindi una penna e le macchie sono lettere e inchiostro di un infinito alfabeto in grado di comporsi, scomporsi e ricomporsi nuovamente a raccontare la vita ed i luoghi, a descrivere lavoro e riposo.


Peccato siano così poco conosciuti i pittori macchiaioli.

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Biografia e vita di Giovanni Fattori (1825-1908)

Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825.
Dopo aver studiato con G. Baldini a Livorno, nel 1846 si trasferisce a Firenze. A Firenze, nel 1847, Giovanni Fattori diventa allievo di Giuseppe Bezzuoli (autore di grandi quadri storico-romantici).Il 1848 vede Giovanni Fattori coinvolto nei moti risorgimentali, con il compito, modesto ma pericoloso, di fattorino del Partito d'Azione, ossia di distributore di fogli "incendiari". L'anno seguente assiste all'assedio di Livorno che lascerà in lui un'impressione indelebile. Le battaglie risorgimentali, che saranno tante volte oggetto delle sue pitture, sono per lui la strada per raggiungere non solo l'unità d'Italia, ma soprattutto un mondo sociale nuovo, libero, onesto e giusto. All'inizio del 1852 inizia a frequentare il Caffè Michelangelo sito in via Larga, dove si ritrovano gli artisti Odoardo Borrani, Telemaco Signorini e Vito d'Ancona che intorno al 1855, costituiscono il gruppo dei Macchiaioli. A Firenze si entusiasma anche del colore di Domenico Morelli, ma Giovanni Fattori non aderisce subito alle nuove esperienze e fino al 1859 dipinge in maniera tradizionale, seguendo il gusto romantico. Al 1854 risale l'Autoritratto, primo quadro di qualità elevata, intonato su un cromatismo terso di toni bruni e bianchi accesi. Fra il 1855 e il 1857 Giovanni Fattori partecipa alle diverse edizioni della Promotrice fiorentina, nelle quali espone dipinti di argomento storico-letterario.
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Determinante per l'orientamento artistico di Giovanni Fattori è l'incontro con Nino Costa, per consiglio e incoraggiamento del quale presenta al concorso per la celebrazione della guerra del 1859 (vincendolo) il "Campo italiano dopo la battaglia di Magenta" (1862), il primo quadro italiano di storia contemporanea. Nel 1861 esegue I fidanzati e il Ritratto della cugina Argia. Si trasferisce a Livorno per alleviare le sofferenze della moglie, malata di tisi ed esegue tre grandi dipinti: Acquaiole livornesi, Le macchiaiole e Costumi livornesi. Nel 1867, dopo la morte della moglie, Giovanni Fattori è ospite di Diego Martelli a Castiglioncello, dove esegue i ritratti di lui e della moglie. Nel 1869 viene nominato professore all'Accademia di Firenze. Alcuni anni più tardi, nel 1873, Giovanni Fattori compie il primo viaggio a Roma, dove esegue alcuni dipinti, come i Barrocci romani. Nel 1875 è a Parigi con alcuni allievi. Al ritorno è ospite della famiglia Gioli a Fauglia, dove dipinge amabili ritratti femminili. Nel 1880 esegue Lo scoppio del cassone e Lo staffato. A quel tempo comincia a trattare soggetti campestri, che lo portano nel 1885 a soggiornare presso il principe Tommaso Corsini nella tenuta della Marsigliana. In quell'occasione Giovanni Fattori trae spunti per alcuni suoi quadri quali La marca dei puledri e il Salto delle pecore, esposti entrambi a Venezia nel 1887. In questi anni ottiene anche la cattedra di paesaggio all'Accademia di Firenze, dove dal 1869 insegna come incaricato. Alla fine del decennio esegue il Ritratto della figliastra e quello della seconda moglie. Nel 1905 si risposa per la terza volta con Fanny Martelli, anch'essa ritratta in uno dei suoi dipinti. La sua attività è intensa fino all'estrema vecchiaia, come dimostrano le numerose opere che espone con regolarità alle rassegne d'arte italiane e straniere.
Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto 1908.
E' stato il maggior pittore della macchia e forse di tutto l'ottocento italiano. Giovanni Fattori spesso nel corso della sua vita aveva sostenuto di non credere che per fare un artista occorra la cultura esatta e tuttavia questo essere "omo sanza lettere" è stata forse la sua principale arma, quella che gli ha permesso di essere solo sé stesso, un artista libero creatore, privo di condizionamenti culturali

www.settemuse.it

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