sabato 26 gennaio 2008

STORIA DI UN CEDRO

(Cedro libanotica)

Io sono un cedro.
Più precisamente sono un cedro del Libano.
Vivo in una piccola città di provincia nella quale mi portò qualche strano dispetto di vento...e cominciano a pesare sui rami i miei tanti anni.
Molto spesso mi diverto a cercare con le fronde più alte di toccare le nuvole.
Ed è questa una delle poche reminescenze giovanili che ancora ricordo e che ancora sono uso giocare.
Questa mia non è mai stata una grande città ma è cresciuta con me.
Ho visto case aggiungersi a case, uomini sostituirsi ad altri uomini.
Potrebbero raccontare i miei rami una moltitudine di storie.
Ne so per tutti i gusti e per tutte le stagioni.
Ma sono vecchio e, a volte, la memoria mi tradisce.
Ricordo...
Sotto la mia chioma immagini di Re con le loro scorte ed i loro cortei pieni di bianchi e magnifici destrieri e di lunghe e agghindate carrozze.
Ricordo suoni di fanfare al loro passaggio.
Ricordo rincorse gioiose di teneri, giovani amanti che cercavano riparo ed un tranquillo appartarsi alla mia ombra discreta.
Tra le mie fronde aleggiano ancora parole d'amore ed eterne promesse.
La mia scorza ha visto mutare il paesaggio degli uomini, mutarsi i destini...
Ed il tempo è passato e con il tempo io sono cresciuto slanciandomi al cielo e, sotto di me scorreva la storia dell'uomo.
Ora mi è pesante il respiro per via dello smog e del fumo acre.
Qualche ramo è avvizzito ed intorno al mio spazio è stato eretto un muro a delimitare il giardino di cui sono il custode silente.
Sento ormai vicina la fine ma il tempo che ancora mi manca parrebbe a voi eterno come eterno pare ai miei compagni del prato.
Non ho parole per loro che sono giovani e non possono sapere.
Dei miei vecchi compagni non è rimasto che l'ingrigito scheletro della grande quercia del lato ovest.
Ricordo che tra noi si parlava e si commentavano i fatti degli uomini e di noi piante.
Poi lei si ammalò ed aveva faticosa la linfa.
Cercai più e più volte di difenderla coi rami dagli assalti del vento finchè una folata più forte non riuscì a sradicarla per gran parte delle sue radici già morte.
Fu allora che l'uomo che accudiva al giardino decise per essa una fine pietosa.
Passai lunghi inverni a fissare il camino della casa dell'uomo nella speranza che di lei si fosse salvata almeno la voce e, a tratti credevo di udirla quando il fumo usciva più nutrito e compatto dallo stretto comignolo.
O era solo un'illusione del vento.
Ora sono circondato da giovani piante piene di insipidi pensieri.
Giovani, troppo giovani per sapere che il tempo trascorre ed intaccherà anche la loro forza che ora prorompe imponente e sicura.
Più non parlo al mondo perchè non ho niente da dire.
Per quanto mi riesca continuo a guardare ed aspetto paziente la fine.
Lascio che la terra accolga i miei semi ma spero non germoglino mai.
Non è più tempo di cedri in questa città.
Raccolgo ancora qualche messaggio dal vento perchè il vento tanti ne porta ma il mio udire è turbato da rumori assordanti di traffico e gelide luci.



Cedro del Libano - Cedrus libani

Classificazione, origine e diffusione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Gymnospermae
Classe: ConiferaeFamiglia: Pinaceae
Il Cedrus libani (Cedro del Libano) è originario dell'Anatolia meridionale, della Siria e del Libano. Allo stato spontaneo spontaneo si trova lungo i pendii rocciosi e calcarei esposti a settentrione, tra i 1.300 e i 3.00 metri s.l.m., con clima nevoso e freddo in inverno ed estate secca. Oggi nel suo ambiente originario se ne trovano pochi esemplari, mentre è molto diffuso nei parchi e nei giardini di tutta Europa dove è giunto nel XVII secolo.
Il Cedro di Cipro (Cedrus brevifoglia (Hook f.) Henry) presenta foglie cortissime.

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