Elegia del Novembre
Dall'immortale pace
sorge vergine morte
e reca, al fin d'autunno,
sulle vigne contorte
i venti senza pace
e il vel notturno.
Il puro firmamento
in più luoghi maltisce,
e delle stelle il raggio
cela tra ombrose striscie
con il suo sentimento
alto e selvaggio.
Mena tra i giunchi e il nulla
per desolate piaggie
fiume che va diserto:
e l'alma roccia piange
l'onda, dov'ebbe culla,
in giogo aperto:
e la pigra fanciulla
che va cuore felice
coglie lungo la sponda:
non s'agita né dice
con la sua bocca brulla,
e in cuor le affonda.
Ma se alle case sue,
queste bagnate e frolle,
viene vergine morte;
che appaiono sul colle
tra le nebbie e son pure
apparse e morte:
qui, nel mio cuor, conserva
la colomb'alba un nido
bianco, com'ebbe l'ale:
che già, stamani, il fido
vol suo raccolsi, all'erma
montagna australe.
Carlo Betocchi
Il testo descrive il paesaggio di fine autunno, concentrandosi sugli elementi visivi e sensoriali che caratterizzano novembre.












