lunedì 24 giugno 2024

Effusione

Effusione

Questa mattina, come tutto è strano!
Ed io son tutto pien di meraviglia...
Io non mi trovo più: la mia mano
è una cosa dolcissima, staccata,
che scorre voluttuosa sopra l'erba,
così fresca che par bagnata;
quei campani di pecore invisibili
avemariano così soavemente
come se fossi io il gregge quieto,
e brucassi le sponde in fiore
là, sopra il tremolante greto
della profonda valle ;
i monti, con la neve color lilla,
quando le nuvole che passano
vi lasciano cadere i molli veli
delle lor ombre, sono così puri e forti
che sono certamente parti di me stesso.
Oh, come sento eh' io son nulla e tutto!
Io sono il mare, son la primavera.
Sono un' azzurra immensità di cielo.
Sono la forza libera del vento,
la valle verde, il Roja carico di fango»
M'inabisso, m'innalzo e poi svanisco
in quei fischi in quei gridi, là nei campii
in queste voci placide vicine.
Sono la casa nuova ch'io guardo,
con la sua contentezza regolare
delle finestre appena verniciate
e l'inaugurazione della chiave
sulla porta color di prateria
per aprire la sua fresca magia;
la fantastica nave
che passa dondolandosi nel golfo,
come una torre sventolante di tendine.
Ma cos'è quest'angoscia che m'assale?
Cos' è questo tormento,
quest' ansia di sapere, di svelare?
Sento che allora, sì, sarei felice
se sapessi che cosa dice
l'allodola perduta nella nuvola;
che cosa pensa della pioggerella,
l'usignuolo che cova sulle foglie;
che cosa sente il filo d' erba
nato sotto il mattone umido
del marciapiede della casa abbandonata;
come vedono il mondo
i filiformi occhi degli insetti;
come vive, così sepolto, il verme cieco;
che cosa provan, mandando l' odore,
gli anonimi gentili fiorellini,
dolci come le piccole figure ingenue
di Romeo e Giulietta
su le scatole di cerini,
sopra la riva della gora,
dove si specchia,
vestita d'edera, la catapecchia,
e tuffasi e galleggia placida
la rana verde, e gracida. 

Corrado Govoni

Con “effusione” oggi ci riferiamo principalmente a un gesto d’affetto, a una dimostrazione calda ed espansiva dei propri sentimenti (le effusioni tra due innamorati), ma il senso letterale di questo termine indica più genericamente una fuoriuscita di qualunque tipo e può essere infatti impiegato in altri contesti: effusione lavica, effusione di sangue.
Il suo significato più comune non è quindi materiale ma esprime la manifestazione di qualcosa di intangibile come un’emozione, la sua esternazione visibile e percepibile.
Questa accezione è anzi così legata alla sfera affettiva che “effusioni” diventa spesso sinonimo di abbracci, baci e tenerezze amorose di vario genere.
L’origine è il verbo latino effundĕre, cioè “versare”, “far uscire”.
(dalla rete).

Mi mancano carezze e baci
insieme al ricordo scorrono
attimi di impetuosa saggezze
precludo il ritorno, ancora...

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