Tenace cuor, le tue forze non dome,
nè fatte già da assiduo impero ignave,
in te risorgono, ribellate schiave,
che alla tempesta scuotono le chiome.
Torbido mal t'opprime e t'arde, come
suggel di passione troppo grave;
ma l'ami; esso è quasi l'aspra chiave
d'una tua ebrezza, cui non so dar nome:
Soffrir con gioia. Respirar la vita
in sussulti d'angoscia. Lacerare
senza pietà la propria ferita.
E più goder di questo estremo affanno:
che le tue grida tanto ardenti e amare
a chi ti strazia mai non giungeranno.
Amalia Guglielminetti
ebbrézza
(meno com. ebrézza)
sostantivo femminile [der. di ebbro].
– In senso proprio, stato di ubriachezza, perturbamento mentale prodotto da eccessive dosi di vino e di altri alcolici: io mi gitterò in questo pozzo ... nel quale ... niuna persona sarà che creda che altri che tu per ebrezza mi v’abbia gittata (Boccaccio); è stato multato per guida in stato di ebbrezza. Più spesso fig., stato di esaltazione e di piacevole stordimento per una gioia intensa, per passione e similari: l’e. dei sensi; nell’e. dell’amore; l’incontro inaspettato gli aveva data una specie di e.; quell’arrischiato valore che nei più va unito ad una certa ebbrezza (D’Azeglio).
Nel linguaggio medico, il termine è specifico per indicare lo stato iniziale dell’intossicazione alcolica acuta.
(TRECCANI)
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