Pel cielo fra mezzo le stelle remote,
Dell’etra nel limpido algore,
Si svolge con lunghe fantastiche rote,
La danza leggiera dell’ore.
La danza leggiera dell’ore infinite,
Che sempre, mai sempre, con blando,
Con pendulo ritmo fuggenti, pel mite
Sereno si van dileguando.
Di tenere e pure fanciulle han sembianze,
Che danzin, d’aprile, sui fiori,
Nei candidi petti chiudendo speranze
Arcane, reconditi amori.
Sen van senza fine, volubili e pronte,
Le vergini bionde, le brune;
Le più di mestizia velata han la fronte,
Giulive sorridono alcune.
Vestite di lievi, dïafani veli,
Fiorite di rose e vïole,
Sen vanno per l’arco gemmato dei cieli
Snodando l’eterne carole.
Sen vanno fra gli astri, sen van per l’azzurro,
Aeree, fugaci, fluenti.
E ognuna da lunge passando m’invita,
E ognuna, seguendo sua via,
Un poco si toglie dell’egra mia vita,
Un poco dell’anima mia.
Arturo Graf
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