Il nome di Paolo Buzzi (Milano, 15 febbraio 1874 – Milano, 18 febbraio 1956), figura tra i primi “manifesti” di Filippo Tommaso Marinetti e potremmo tranquillamente inserirlo nella tradizione del filone lombardo che ha iniziato con la Scapigliatura e termina con il Futurismo, assumendo una fisionomia nuova: ottimista e fiduciosa nel progresso. Nato in una famiglia borghese ma con origini legate alle antiche corporazioni familiari, Buzzi si inserisce in una temperie culturale che vede da una parte, gli scapigliati contro quell’etica tipicamente borghese, dall’altra l’ azione del primo socialismo e l’energetismo marinettiamo che vuole dare una voce politica alla civiltà moderna delle macchine.
Sera di uragano
Il cielo è nero fumo che voltola, sfiocca, imperversa
come a un fiato d’incendio. Corron ruote di cenere
per l’infinito campo: gorghi d’ocra e di fuliggine
si riproducono e ripercotono.
Tutto fugge come a un fosco mare.
Le case impallidiscono di spasimi sulle montagne,
mostrano i mille occhi dalle palpebre chiuse,
i lampi sono rosei
come i filari efimeri delle gambe alle ballerine
in passo di finale.
Le folgori son come bisce verdi e violette.
Spesso han vene di sangue a capo, a coda. Sparve
la scena de’ monti lontani.
I monti attigui sono i lontani. S’opaca la distanza.
Eccoli dispariti.
Una dolomia, sola, il chiaro picco mantiene, alto,
in un canto de la nerezza, teso.
Piovon tutte le acque,
a gocce, a schegge, a frecce, a micce ebbre di fuoco.
Gli uccelli fuggono gli occhi accesi dei gatti saliti sulle piante:
i gatti fuggono le spire di bragia delle folgori:
le foglie degli alberi tremano per l’Universo.
Io m’abbandono
a tutti i fiumi oscuri di me stesso che straripano.
Paolo Buzzi
Tra le liriche più originali ed interessanti di Buzzi figurano: Versi liberi (1913), che al programma dell’anarchico ed egotista Lucini del verso libero andava sostituendo la marinettiana parola in libertà, e L’elisse e la spirale (1915).
Tra i fondatori della rivista Poesia (1905), è uno dei maggiori esponenti della poesia futurista.
Tra i volumi di versi: Poesie leopardiane (1898). Aeroplani (1909), Versi liberi (1913), che chiude la fase dichiaratamente futurista della sua produzione, cui seguono forme più tradizionali, Bel canto (1916), Popolo, canta così! (1920), Poema dei quarantanni (1922), Canti per le chiese vuote (1930), Poema di radioonde (1940), Atomiche (1950).
Tra le opere narrative, il poema in prosa L'esilio (1906) e il romanzo sperimentale L'Ellisse e la spirale, “Film + Parole in libertà” (1915); tra quelle teatrali, Sintesi sceniche (1917).
(TRECCANI - dalla rete)
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