sabato 4 settembre 2021

Sonetto, pensiero, poeta

I dati biografici riguardanti Galeazzo di Tarsia sono scarsi e ambigui, e il suo canzoniere esiguo.
Tutto ciò ha fatto sì che siano nati equivoci biografici i quali hanno condizionato anche il giudizio sull'opera poetica, descritta come l'opera solitaria di un poeta irregolare.

Sonetto I

Non perché chiaro in queste parti e in quelle
Pass’il mio nome alle future genti,
Ricolsi il corso con pié tardi e lenti
A’ vostri sacri poggi, alme sorelle.

Sperai adorno sì di verdi e belle
Frondi, piacere a due begli occhi ardenti,
E pingendo il suo viso e i miei tormenti
Sfogar il mal che vien da ferme stelle.

Ma che pro? Veggio omai che nulla valme:
Sordo aspe chiamo, e ‘l duol, fatt’immortale,
Non sostien che d’onor altri mi affidi.

Vergini , e tu che a lor, Febo, mi guidi,
Di laude no, ma di mia vita calme:
Ecco lo stile, se a pietà non vale.

Galeazzo di Tarsia

 
lontana visione perde i contorni,
si sfila tra dita che non sanno tenere;
il tempo saprà cosa dire, che fare,
è dura l'attesa, si stempera il cuore

Il poeta, appartenente a una famiglia aristocratica calabrese, nacque probabilmente a Napoli verso il 1520.
Non è noto dove abbia studiato; si ritiene abbia partecipato alle discussioni dell'Accademia Cosentina.
Si pensa inoltre che abbia compiuto un viaggio in Francia.
Sesto barone di Belmonte, esercitò la sua autorità con prepotenza, tanto che, a causa delle violenze e dei soprusi verso i sudditi di Belmonte e di Amantea, nel 1547 fu processato alla Gran Corte della Vicaria, condannato alla perdita delle prerogative feudali.
Dopo un periodo di detenzione a Castel Capuano, fu confinato a Lipari dove rimase per lo meno fino al 1551.
Mentre era in prigione, morì la moglie Camilla Carafa.
Graziato dal Viceré Don Pedro de Toledo, nel 1553 Galeazzo di Tarsia partecipò a una spedizione contro Siena; tuttavia lo stesso anno, appena tornato a Belmonte, fu ucciso in circostanze non chiare (da wikipedia).

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