martedì 15 giugno 2021

Zolfanelli e giorni di minime #67

La fiamma del fiammifero si è spenta
ha illuminato la notte, piccolo sole,
per quell'attimo dove tutto è sembrato normale,
quella frazione di eternità senza urla
(gli amanti sussurrano, non gridano)
in cui ho visto, risaputo stanco, il mondo;
quando la fiamma finisce e si spegne
è un piccolo crepuscolo dove buio ed ombre
arrivano e ci abbracciano ancora...

Gujil

Gli zolfanelli sono fiammiferi che hanno come couadiuvante all'accensione un bagno di zolfo sulla punta; è una definizione desueta, tipica della letteratura popolare del XIX secolo.
Lo zolfanello è un fiammifero di legno impregnato, per un tratto della parte superiore, di zolfo, per dare facile presa alla fiamma provocata dallo sfregamento della capocchia fosforica, a base di sesquisolfuro di fosforo.
Ormai poco comune l’espressione figurata accendersi come uno zolfanello, essere molto facile all’ira.
(dalla rete)

La tristissima storia degli zolfanelli
di Heinrich Hoffmann

traduzione di Gaetano Negri (1882)

Di sala in sala Paolinetta
Gira e rigira, sola soletta.
Di casa uscendo la sua mammina
Disse: “Ricordati di star buonina”.
Ma se non teme d’esser sgridata
Grida, fa il chiasso quella sventata.

Ecco essa vede sul tavolino
De’ zolfanelli lo scatolino.
“Oh, che grazioso bel giocherello!
Io voglio accender lo zolfanello.
La mamma accenderlo veduto ho spesso,
Io vo’ ripetere quel gioco istesso!”.

E Minz e Maunz, i due gattini
Alzano al cielo i lor zampini.
Gridano: “Il babbo questo non vuole
Più non rammenti le sue parole?
Miao, miao, miao.
Suvvia finiscila con questo gioco
Che c’è pericolo di prender foco!”.

Ai due gattini Paolinetta
Intenta al gioco non può dar retta.
Ecco la fiamma s’accende e brilla,
crepita il legno, scoppia, scintilla.
Tutta contenta la pazzerella
Agita il foco, ride, saltella.

E Minz e Maunz, i due gattini
Gidan: “La mamma questo non vuole,
più non rammenti le sue parole?
Miao, miao, miao.
Suvvia finiscila con questo gioco
Che c’è pericolo di prender foco”.

Ahimè la fiamma la bimba investe
Ardon le treccie, arde la veste.
Corre la misera di loco in loco
Non c’è più scampo, è tutta un fuoco.

E Minz e Maunz inorriditi
Mandano acuti urli infiniti.
Miao, miao, miao,
“Qui, qui venite, venite in fretta,
muore bruciata Paolinetta!”.

Brucia in un soffio, sfuma in un punto
Veste e persona, tutto è consunto.
Un po’ di cenere e due scarpini
Cara memoria dei suoi piedini.
È quel che resta! Non c’è più nulla
Di quell’indocile, vispa fanciulla.

E Minz e Maunz, i due gattini
Tergon le lacrime coi lor zampini.
Miao, miao, miao,
“Ahi! babbo e mamma, ahi! dove siete?
Ahi, vostra figlia più non vedrete!”.
Come un ruscello che irriga i prati
Scorron le lagrime dei desolati.

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