– O bianche pellegrine, m'accogliete
nel vostro stuol. Se un male o una follìa
dal mio cammino arido mi svia,
voi saggie guide a stolto cuor sarete.
Alacri ha il sogno l'ali. Irrequiete
ma ben fiacche il voler. La lunga via
deserta io temo. Anela ad ogni ombria
mi fa sostare insaziata sete.
Indugiarono a udir la mia preghiera
le pellegrine, e con un parco gesto
mi ammiser nella loro esigua schiera.
Ond'io seguii le mie suore novelle,
cercando in cielo con fervor ridesto
il mio fior d'oro tra un fiorir di stelle.
Amalia Guglielminetti
Jean-Honoré Fragonar "Invocazione dell'amore" Louvre - Parigi |
[dal lat. invocatio -onis] -TRECCANI-
1. L’atto di invocare, come richiesta o implorazione di soccorso, di aiuto, di protezione: l’invocazione di Dio o del nome di Dio; le invocazioni dei fedeli, dei miseri a Dio; la Vergine esaudirà le nostre invocazioni di aiuto; essere insensibili alle invocazioni della povera gente
2. Più spesso, le parole o le grida con cui si invoca: si sentivano lontane invocazioni di soccorso. In partic.: a. Nei documenti pubblici e privati del medioevo, formula (invocazione verbale) o simbolo consistente per lo più in un chrismon o in un segno di croce (invocazione simbolica), con i quali si usava iniziare l’atto nel nome della divinità. b. Parte della protasi di un poema nella quale il poeta chiede ispirazione e assistenza alla musa o alla divinità.
i percorsi della vita, duri, sentieri
per nascondere svolte improvvise;
siamo balia di forze possenti, antiche
difficile riuscire a destreggiarsi...
Nessun commento:
Posta un commento