domenica 31 gennaio 2021

Pellegrine

Pellegrine

Come romei rivolti a' luoghi santi,
sopraggiungean nuove pellegrine,
ma simili a Valchirie ed a regine
nel fiero ardor de' bei volti sognanti.

Fissavan gli occhi e i desideri avanti
lungo un raggio ascendente senza fine.
Corone su le fronti alabastrine
parean portar, corazze sotto i manti. 

Quella io accostai che meno assorta andava,
e una stella additò essa al mio sguardo,
incastonata nella volta cava. 

– Alta è la mèta e il dubbio ci sconforta, –
sorrise. – Ma il voler sprona gagliardo.
Lungo è il cammin, ma vigile la scorta.

Amalia Guglielminetti

 
 
Pellegrino
[lat. peregrīnus "straniero", riferito nel lat. tardo a chi veniva a Roma per scopo religioso].
■ sostantivo maschile (f. -a)
 
1.- (relig.) [chi si reca in pellegrinaggio a un luogo santo] ≈ (non com.) romeo. 
2. - [persona che va errando] ≈ vagabondo, viandante, viaggiatore.
 
-TRECCANI-
 

perennemente in cammino siamo,
anche quando nen ce ne accorgiamo;
pellegrini della vita, esistenza breve,
il sentiero noi, non lo possiamo vedere...

sabato 30 gennaio 2021

Grazie

Azione di grazie

O mio dolce Signore,
Ti lodo e ti ringrazio,
Consumato è lo strazio
Del mio povero core.

Ahi, come stanco e sazio
Del tedio e del dolore,
Dell’odio e dell’amore,
Del tempo e dello spazio!

Pria che dei giorni brevi
Sia colma la misura,
Via di qua, via di qua!

Nel tuo sen mi ricevi,
Silenzïosa, scura,
Gelida eternità.

Arturo Graf

per le persone che mi hanno aiutato,

basterà un grazie? solo? unico?
amore, odio e sentimenti vari
in un turbinio di spazio tempo...
 
Grazie è una voce che esprime all'occasione la gratitudine o un cortese rifiuto: tante g.!; “Un biscotto?” “G., ho appena pranzato”; iron., per sottolineare la ovvietà di una affermazione o di una constatazione altrui (dalla rete).

venerdì 29 gennaio 2021

Boboli

Boboli

Nel giardino spettrale
Dove il lauro reciso
Spande spoglie ghirlande sul passato,
Nella sera autunnale,
Io lento vinto e solo
Ho il profumo tuo biondo rievocato.
Dalle aride pendici
Aspre, arrossate ne l'ultimo sole
Giungevano i rumori
Rauchi già di una lontana vita.
Io su le spoglie aiuole
Io t'invocavo: o quali le tue voci
Ultime furon, quale il tuo profumo
Più caro, quale il sogno più inquieto
Quale il vertiginoso appassionato
Ribelle sguardo d'oro?
Si udiva una fanfara
Straziante salire; il fiume in piena
Portava silenzioso
I riflessi dei fasti d'altri tempi.
Io mi affaccio a un balcone
E mi investe suadente
Tenero e grandioso
Fondo e amaro il profumo dell'alloro:
Ed ella mi è presente
(Tra le statue spettrali nel tramonto)

Dino Campana 

Giardini fantastici, fiori, colori,
un eden trascorso e mai scordato;
il tempo dello stupore ha ritratto
spire avvolgenti di deboli suoni...

 
Il Giardino di Boboli è un parco storico della città di Firenze.
Nato come giardino granducale di Palazzo Pitti, è connesso anche al Forte di Belvedere, avamposto militare per la sicurezza del sovrano e la sua famiglia.
Il giardino, che accoglie ogni anno oltre 800.000 visitatori, è uno dei più importanti esempi di giardino all'italiana al mondo ed è un vero e proprio museo all'aperto, per l'impostazione architettonico-paesaggistica e per la collezione di sculture, che vanno dalle antichità romane al XX secolo.
Il giardino di Boboli è uno dei più famosi giardini di quella meravigliosa penisola che è la nostra bellissimaItaliae piena di cose stupende edinestabile arte.
(da wikipedia)

giovedì 28 gennaio 2021

Rose sfogliate

Rose sfogliate

Dal parco mi sento
venire a folate
un balsamo lento
di rose sfogliate, 

un balsamo lento
perché già l'estate
declina, ed il vento
le rose ha sfogliate. 

Ed ecco, a sembianza
d'un fiato di rose
sfogliate in distanza
mi giunge da ascose 

memorie, fragranza
d'assai vecchie cose
siccome di rose
sfogliate in distanza.

Ernesto Ragazzoni

il profumo delle rose, il loro colore,
primavera inoltrata, verde e sole;
chiudendo lo sguardo si riesce
a immaginare, a rendere quasi reale...
 
la riduzione musicale che ho trovato 
non è il massimo ma ci può stare


mercoledì 27 gennaio 2021

Invernale

Invernale

Nel freddo riscontro
cose che so, cose che già sai;
siamo perpetuamente in contatto
eppure, a volte, così lontani.

Nel distinto chiarore invernale
ci poniamo le mete, gli obiettivi;
costernati dal fato i miei declivi
subissano di dubbi la mente.

Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

L'immaginario collettivo inquadra l'inverno come il periodo più buio e freddo dell'anno, simboleggiando un letargo avviato già dall'autunno. L'astrologia occidentale associa alla stagione i segni di Capricorno, Acquario e Pesci. Secondo delle ricerche condotte in America, le persone nate in inverno sarebbero maggiormente intelligenti e meno propense all'ira (da wikipedia).

martedì 26 gennaio 2021

Amore, amore, amore...

Amore
è dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale: amore casto, platonico, sensuale; un amore appassionato, travolgente; desiderio, tormento d'amore.
(dalla rete)

 l'amore mio mi chiede:
"qual' è la differenza tra me e il cielo?"
la differenza è che se tu ridi, amore mio,
io mi dimentico il cielo. 

Nizar Qabbani  

amore, amore, amore... poi?
la passione scema col tempo e noi?
infinitesimali attimi di orgasmo
si annullano in rivoli di sonno...

lunedì 25 gennaio 2021

Protocollo cittadino #36

Protocollo cittadino #36

contestuali annunci segnalano
tempistiche incerte, passi falsi;
perdura quel senso di vaghezza,
un'incertezza che pesa e affatica...

Gujil

 

L'incertezza
(mancanza di esattezza, chiarezza, stabilità)
è il termine utilizzato in diversi significati in un certo numero di ambiti, esso si applica alle previsioni di eventi futuri o per l'ignoto
(dalla rete).

domenica 24 gennaio 2021

L'organetto di Barberia

L'organetto di Barberia

Nella piazza che inghirlandano le rondini
al cuor ci scendi, canzone lontana.
In un solco di scivoli giocondi
son fuggite le fanciulle che ascoltavan borbottare la fontana.

– L’organetto di Barberia! –
son tornate danzando in tondo
– L’organetto di Barberia
col suo musico vagabondo. – 

Al cielo, al cielo prima che il sole muoia
i tinnuli campanelli della gioia.
Dentro l’erba della brughiera lustreggiante
affondiamo la tarantella zoccolante. 

– L’organetto di Barberia!
O fanciulle, giostriamo in tondo.
L’organetto di Barberia
con le danze di tutto il mondo. – 

Sergio Ortolani


L'organo a rullo o a cartone, detto anche
organetto di Barberia

in onore del suo inventore Giovanni Barbieri che lo elaborò nel 1702, è uno strumento musicale meccanico realizzato con una serie di canne e un mantice o soffietto, in maniera piuttosto simile ad un organo o quanto meno a un organo a pompa, e da un cilindro con delle sporgenze simili a chiodi o punte che corrispondono, in base alla posizione, ad una particolare nota.
Il cilindro viene chiamato in inglese "barile" (barrel), ma è molto più piccolo dei barili utilizzati come contenitori.
Di solito l'organo è costruito con legno e metallo e finemente lavorato e ben rifinito; evidentemente molto resistente, dal momento che la maggior parte di quelli ancora esistenti hanno mantenuto nel tempo la stessa efficienza e precisione nonostante l'evidente lavoro meccanico al quale il gran numero di aste e leverismi è soggetta nell'uso.
La rotazione continua del cilindro, attraverso una vite senza fine e una ruota dentata che fa girare lentamente il cilindro, fa sì che i chiodi tocchino le leve sollevando un pistoncino che apre la valvola che lascia fuoriuscire l'aria dal mantice nella canna d'organo.
Il mantice è azionato dallo stesso meccanismo per mezzo di un albero a gomito.
Il movimento è generato da una manovella azionata da un suonatore d'organetto o dalla sua scimmietta.
 
In musica contemporanea sono molti gli esempi di letteratura per questo insolito strumento.
Lo stesso G. Ligeti gli dedicò diverse composizioni, tra cui spicca la trascrizione del brano pianistico "Musica Ricercata", dedicata al più importante suonatore di organo meccanico francese: Pierre Charial.
È autore di moltissimi brani per organo meccanico anche il compositore tedesco Michael Riessler. (da wikipedia)
Molto amato da alcuni poeti crepuscolari lo ritroviamo anche in una bella e toccante poesia di Sergio Corazzini (da leggere).
 
 ricordi di un passato lontano,
anni luce da me, dal mio odierno;
è un ricordo sereno, di sentimenti,
il mio guidogozzaniano immaginario...

sabato 23 gennaio 2021

Anonimo e poesia

 

Calendario

Conto i giorni sul mio calendario,
anni ormai mi sono vicini e lontani
sono ancora perplesso da quello che accade
mi sento in disuso, solitario e rozzo.

Calendario che rinnova i ricordi
e un futuro assai prossimo, vicino,
mi scompongo nella luce del mattino,
vivo anche oggi, almeno credo di farlo....

Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

venerdì 22 gennaio 2021

Core

 
 core, cuore, ammasso di affetti ed effetti,
il mio sta nel petto battendo colpi sentiti;
siamo animali di affetti lo dissi, questo io sò,
lo ripeto a me stesso e a chi ancora m'ascolta...
 
Core

Eri regina di cento testine
bionde, brune, soavi, birichine;
e ognun che ti vedea tra quelle in festa,
dicea: fanciulla, la tua vita è questa.

Or, quattro stanze, quasi sotto al tetto:
ivi è il tuo regno e quel del tuo diletto:
ed ivi, ognuno che ti guarda, dice:
«Bella signora, come sei felice!» 

Perchè? Lo sai? Dovunque, hai messo il core:
coi bimbi, amore; col marito, amore.
E dove amore come il tuo si mostra,
ivi è felicità come la nostra.

Guido Fabiani
da "Poesie intime"


Traslando, la parola Core, “Centro” o ancora meglio Nucleo, identifica tutta la fascia centrale del corpo umano che include il complesso coxo-lombo-pelvico; rappresenta un punto di reazione stabile per il resto del corpo o più semplicemente possiamo descriverlo come “il centro funzionale del corpo”.
Secondo una visione più ampia, il Core comprende tutti i muscoli compresi fra spalle e pelvi e ha funzione “link”, ovvero di collegamento, tra arti inferiori e arti superiori. Fanno parte del Core non soltanto i muscoli addominali (retto dell’addome, obliqui e trasverso) ma anche i muscoli paraspinali, quadrato dei lombi, i muscoli del pavimento pelvico, glutei e flessori dell’anca (dalla rete).

giovedì 21 gennaio 2021

Quarantena #23

 
Quarantena #23

eccome, se non siamo in disuso usiamo,
essri imperfetti ci nascondiamo il viso
con occhi spiritati siamo partecipi e soli;
l'illuminazine a volte appare di colpo,

la luce squarcia penombre pesanti,
le polverose gesta si riducono a un cenno
e siamo lo stesso soli, come sempre soli...

Gujil

mercoledì 20 gennaio 2021

Gennaio freddoloso

 
 
Perché un individuo freddoloso
ha una percezione del freddo maggiore di altri?
 

 il mese del freddo passa, lento,
siamo in contesti difficili, risaputi;
fremente di novità respiro nel gelo,
ristò, a volte, riavvolto in me stesso
 


La risposta sembra sia da ricercare nel nostro ipotalamo,
ovvero in quella ghiandola posta alla base del cervello
in cui confluiscono gli stimoli percepiti dagli organi sensoriali.

In pratica questi organi inviano all’ipotalamo
le variazioni di temperatura percepite dalla nostra pelle
affinché questo trasmetta al cervello l’impulso necessario per dilatare o restringere i vasi sanguigni.

Un funzionamento errato di questi organi
può provocare in un soggetto una percezione di freddo
maggiore rispetto agli altri individui

(dalla rete)
.

 

martedì 19 gennaio 2021

Gennaio

Gennaio

Io sono il primo di dodici figli,
tutto vestito di candidi fiocchi,
spargo brillanti per campi e per cigli,
porto ai camini la festa dei ciocchi.
Di ghiaccio e neve ricopro le vette
e metto al fuoco le dolci ballate. 

Osvaldo Coccia

uno di dodici, il primo si sa,
Gennaio è il gelo alle finestre, il freddo;
mese di silezio, di sonno, di spazi innevati
nel ghiaccio il fiato si fonde e scompare...

lunedì 18 gennaio 2021

Emilio Longoni

Emilio Longoni
"Bambino con trombetta e cavallino"
Emilio Longoni 
(Barlassina 1859 – Milano 1932)
 
uno tra i grandi esponenti del Divisionismo, la cui esperienza artistica è stata fortemente caratterizzata dall’amicizia e collaborazione con Giovanni Segantini.
 
 La trombettina

Ecco che cosa resta
di tutta la magia della fiera :
quella trombettina,
di latta azzurra e verde,
che suona una bambina
camminando, scalza, per i campi.
Ma, in quella nota sforzata,
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi,
e' è la banda d' oro rumoroso,
la giostra coi cavalli, 1' organo, i lumini.
Come, nel sgocciolare della gronda,
e' è tutto lo spavento della bufera,
la bellezza dei lampi e dell' arcobaleno ;
neir umido cerino d' una lucciola
che si sfa su una foglia di brughiera,
tutta la meraviglia della primavera.

Corrado Govoni

 

un suono per rompere il silenzio,
gioco di bimbi assolati e vividi;
ricordo di infanzia, allora fuggivo
il senso della vita, dell'esistere... 
 

"Ritratto alla bambola"
Nato a Barlassina nel 1859, Emilio Longoni frequenta l’Accademia di Brera dove conosce il celebre pittore Giovanni Segantini e con il quale instaura un forte legame artistico ma soprattutto personale, tanto da essere presentato nel 1882 ai fratelli Grubicy e da soggiornare insieme per due anni (1882-1884) in Brianza per un periodo di intenso lavoro comune: entrambi futuri esponenti del Divisionismo, seppur divisi dalla varietà dei loro soggetti, fondono la loro arte su una nuova percezione del colore, sperimentando la tecnica divisionista e l’espressione della luce. Nel 1885 Longoni si trasferisce sul Lago Maggiore ma l’anno successivo rientra a Milano adibendo il suo appartamento a studio e cominciando a dedicarsi alla realizzazione di ritratti e dettagliate rappresentazioni di nature morte, come “Angurie” che torna eccezionalmente esposta a Milano dopo la sua prima volta alla mostra annuale della Permanente nel 1890, o come “Ortensie” del 1890, in cui esprime un intenso attaccamento alla realtà e una grande capacità di incontrare il gusto della borghesia milanese; la sua attività procede con opere a carattere sociale, tra le più celebri e conosciute dell’artista, in particolare “L’oratore dello sciopero” presentato nel 1891 alla Prima Triennale di Brera insieme allo straordinario quadro “Le due madri” di Segantini. L’ultimo decennio dell’Ottocento è caratterizzato da un interessante e sentito tema, dedicato alla sfera infantile, come “Ritratto alla bambola” o “Bambino con trombetta e cavallino” in cui viene indagata la miseria dei bambini tramutata in grande dignità dalle dolci pennellate dei loro piccoli sorrisi. Con l’inizio del Novecento il suo avvicinamento alla spiritualità buddhista lo porta a ricercare la pace nella natura incontaminata d’alta montagna, soggiornando per alcuni mesi soprattutto nella zona del Bernina, che, già alla fine dell’Ottocento, aveva ispirato l’arte di Giovanni Segantini; indimenticabile e di grande rilevanza la serie di raffigurazioni di laghetti alpini: un’intera sezione permetterà di ammirare queste stupende opere, alcune esposte per la prima volta e altre ripresentate al pubblico dopo la grande esposizione commemorativa tenutasi a Milano nel 1935.
"Laghetto del Bernina"
Il maestoso e incontaminato paesaggio alpino costituisce dunque uno dei soggetti prediletti delle tele del Longoni, che raffigurerà con fedeltà e piena adesione in altri dipinti come “Eriofori” e “Primavera alpina”. Sempre nei primi anni del Novecento Longoni si lascia trasportare da una vena simbolista che sfocia in alcune bellissime opere, come “Vallata alpina”, in cui le atmosfere evanescenti e i colori tenui e sfumati regnano incontrastati e dove il lento procedere della figura ritratta non può che accompagnarci verso un sentimento d’infinito.
Costretto infine a rinunciare ai soggiorni d’alta quota per l’avanzare dell’età, Longoni trascorrerà gli ultimi anni della sua carriera tra le Prealpi Bergamasche, l’Alta Brianza e i laghi di Como e di Garda dando vita a opere quali “Serina”, “Paese”, “Sul Garda” e “Lago di Garda, Monte Baldo”. Certamente influenzato dal grande pittore divisionista per eccellenza Giovanni Segantini, negli anni sviluppa tuttavia, da grande artista, un divisionismo personale e una interpretazione unica che gli permettono di partecipare tra il 1900 ed il 1932 alle maggiori esposizioni nazionali e internazionali. Muore a Milano il 29 Novembre del 1932 (Gallerie Maspes - dalla rete).
"Ortensie"

domenica 17 gennaio 2021

Cipressi (e cimiteri)

Il canto del cipresso

Un oscuro cipresso,
Nella brezza d’aprile,
Va cantando sommesso
Una canzon gentile:

— Io son l’arbore antica
Sacra al pallido Lete,
Dell’eterna quiete
E del silenzio amica.

La negra arbore io sono
Cui non isfronda il verno,
L’arbore del perdono
E del riposo eterno.

O voi che per la via
Mute e stanche passate,
Anime addolorate,
Venite all’ombra mia. 

Sdrajatevi al mio piede,
Ov’è più fitta l’erba,
E troverà mercede
La vostra doglia acerba. 

L’umil vostro soggiorno
Io parerò dal sole,
Anemoni e vïole
Vi crescerò d’intorno. 

Voi dormirete un blando
Sonno, e perché v’annoi
Meno il tempo, cantando
Io veglierò su voi. — 

Nella brezza d’aprile
Un oscuro cipresso
Va cantando sommesso
Questa canzon gentile. 

Arturo Graf

Al mondo esistono migliaia di tipologie differenti di piante, eppure ce ne sono pochissime evocative come i cipressi: chi può dire che questa pianta non evochi immediatamente l’idea di morte e quindi, di conseguenza, di tristezza?
Il perché è presto detto: i cipressi sono gli alberi che solitamente adornano e circondano le mura dei cimiteri.
Ma perché la scelta, già da secoli, è caduta su questa pianta?

Innanzitutto per il valore simbolico: il cipresso è emblema dell’immortalità e della vita dopo la morte, poiché la sua altezza notevole, che arriva anche a 50 metri, designa proprio l’anima che si avvia verso il regno celeste.

In più, nella mitologia, il suo legno era considerato incorruttibile, dato che fu addirittura usato per intagliare la freccia di Eros, lo scettro di Zeus e la mazza di Ercole.

Ma esiste anche un’altra motivazione ben più “concreta”: questo albero è un sempreverde, il che significa che anche durante i periodi più freddi non perde le foglie, ed è quindi molto adatto in un ambiente come il cimitero dove la manutenzione non è certo quotidiana.

(dalla rete)

cipressi e cimiteri, un tutt'uno,
alberi assecondano viali di dolore;
sono canzoni di passato e ricordi
quelle che cantano solitari la notte...

sabato 16 gennaio 2021

Data di nascita

La Floriterapia Numerologica
è un sistema di diagnostica e terapia semplice e rapido per ottenere risultati immediati e ripetibili con i rimedi floreali.

 Continui a chiedermi la data della mia nascita
prendi nota dunque
ciò che tu non sai,
la data del tuo amore:
quella è per me la data della mia nascita.

Nizar Qabbani 

  Con questo metodo la diagnostica diventa semplice e accurata, è possibile scindere la diagnostica energetica dalla diagnostica psico-emozionale è possibile identificare periodi precisi in cui utilizzare un rimedio, talmente precisi fino ad arrivare alla quotidianità.
Con questo metodo riuscirai a trovare il fiore giusto per il paziente giorno dopo giorno ed identificare anche il meridiano o i meridiani da trattare e in quali punti del meridiano applicare i rimedi per avere effetti rapidi e stabili nel tempo (Marino Mazzucco, https://www.floriterapianumerologica.it/la-diagnostica-numerologica/dalla rete).

infinite domande giacciono riposte
nei nostri cuori, negli affetti;
siamo presenzialità indiscusse
dei nostri piccoli mondi solitari...

venerdì 15 gennaio 2021

Quarantena #22

 

Quarantena #22

stanchezze indicibili assillano la mente,
il corpo no, quello reagisce ancora;
gli anni passati soli si riflettono al buio
caleidoscopici anfratti si riempiono di toni...

Gujil

giovedì 14 gennaio 2021

Tre ragazze

Questa lirica di Dino Campana, come la più celebre Une femme qui passe, fa parte del Quaderno, l’Inedito più cospicuo del poeta essendo costituito da ben quarantré componimenti di  non facile collocazione cronologica, ma generalmente ritenuti di un periodo antecedente a quello dei Canti Orfici

Giacomo Balla
"Ragazza che corre sul balcone"


Tre giovani fiorentine camminano

Ondulava sul passo verginale
Ondulava la chioma musicale
Nello splendore del tiepido sole
Eran tre vergini e una grazia sola
Ondulava sul passo verginale
Eran tre vergini e una grazia sola
E sei piedini in marcia militare. 

Dino Campana

Eran tre vergini e una grazia sola
Ondulava sul passo verginale
Eran tre vergini e una grazia sola
E sei piedini in marcia militare

Come la “femme qui passe” le protagoniste di questo componimento attraversano una via, un ambiente urbano di cui non si coglie alcun carattere individualizzante, malgrado la città di Firenze venga evocata nel titolo.
Una certa contiguità con l’altra lirica è riscontrabile anche nella prevalenza delle immagini ritmiche e nel motivo del passo, con cui le fanciulle sono definite.
Esse hanno le sembianza di antiche dee, una connotazione elegante e spirituale che però viene compromessa nella chiusura, che colora di una sfumatura ironica il quadro solenne dei versi precedenti.
(dalla rete)

mercoledì 13 gennaio 2021

La vita...

 

Il mistero della vita
penetra nel mistero della morte,
il giorno chiassoso
tace dinanzi al silenzio delle stelle. 

Rabindranath Tagore

quante cose non sappiamo
e quante pensiamo di saperle;
siamo fuscelli di passaggio,
in un mare di buio e stelle...

perchè nascere per poi morire?
il mistero della vita nessuno lo può o lo sa spiegare...

martedì 12 gennaio 2021

Poesia, ansia e paura

 

Ansie e timori assillano

Ansie e timori assillano
le case di uomini e donne,
in ogni respiro tace il consenso
si ritrova un fiore in un vaso
rosso, nel segno di amori passati.

Gioie e dolori ritrovano
forza, nel senso di vivereancora;
perdura quell'attimo greve di grigio,
pastello sbiadito del tedio.

Anonimo
del XX° Secolo

poesie ritrovate

 
I sintomi di ansia e paura sono diversi: tensione muscolare, cardiopalmo, accelerazione del respiro, pelle d’oca, sudorazione.
Questi sintomi vengono attivati dall’amigdala in caso di ansia e paura.

Quando invece la minaccia è concreta, i vissuti mentali spaziano dalla paura fino al panico conclamato
Negli stati d‘ansia e panico si verifica sempre l’attivazione del circuito difensivo di sopravvivenza.
Tale circuito cerebrale puo’ essere innescato da minacce reali che arrivano dagli organi di senso (vista, udito …).
Durante l’ansia la struttura cerebrale che si attiva è simile a quella dell’amigdala.
Arrivato l’allarme si attiva quest’area del cervello che in risposta fa creare nella persona tutti quei sintomi sopracitati.
(dalla rete)

lunedì 11 gennaio 2021

Apologo

Il termine apologo viene usato per indicare un racconto di tipo allegorico d’intento moralistico.
Il genere ha origini antiche: i primi esempi di apologhi risalgono alla letteratura greca. Il più celebre è di certo l’apologo di Menenio Agrippa, giunto a noi grazie a Tito Livio che lo ha riportato nel libro degli Ab Urbe condita libri CXLII : egli pronunciò questo discorso ai plebei in rivolta nel 494 a. C. Grazie a questo celebre discorso, i plebei fecero ritorno alle loro occupazioni e lo scontro fu scongiurato.
 
Apologo dell'unicorno

Apologo

I reclusi dipinti a ferro a ferro
d’ombra e di luce scesero cantando
nel mare, rinverdirono le case
alle finestre degli uccelli, ai fiori
rossi, ai numeri vasti delle navi. 

Chi ricorda la vita mira in fondo
ai vicoli la luce, il brulichìo
delle vele nel porto, scende in lena
le gradinate dove batte l’onda.

Alfonso Gatto 

Il termine apologo deriva proprio dal greco “logos apo logou”, che significa appunto “discorso da discorso”: già dalla sua traduzione riusciamo a notare lo spiccato valore moraleggiante del testo, un discorso da cui siamo in grado di dedurre qualcosa.
I primi esempi sono già presenti nella Bibbia, nel libro dei Giudici e nel libro del Re, testimonianza della forte spontaneità del genere.
In tempi più recenti, l’apologo è stato utilizzato prettamente nel Medioevo, poiché in grado di veicolare messaggi concernenti la sfera religiosa.
L’
apologo, per similitudine riguardo all’intento, rimane molto simile sia alla favola che alla parabola.
Tuttavia vi sono delle differenze: nella favola l’intento moralistico non è lo scopo principale (anzi, ad alcune favole venne aggiunto successivamente), mentre nella parabola il tono utilizzato è più solenne.

come i  miei racconti, brevi, solitari,
qualcuno avrà anche letto, ma pochi;
la vita in fondo è un apologo da sempre
e noi, tutti noi badate, ne facciamo parte...
 
 
Nel periodo umanistico e nel Seicento questo genere venne riscoperto nuovamente, tanto da esser utilizzato da diversi letterati come Leon Battista Alberti: celebri sono i suoi Apologi Centum, inspirati dal grande Esopo a cui si rivolge nell’introduzione all’opera.
Nell’Ottocento questo genere continuò ad essere utilizzato come veicolo fondamentale per la poetica di Baudelaire, ma venne utilizzato anche da scrittori come Paolo Coelho.
Certamente, però, gli apologhi più importanti e maggiormente riconosciuti dalla tradizione sono quelli di Esopo, anche numerosi esempi li ritroviamo anche nella Grecia dell’VIII secolo a. C, in poeti come Archiloco o Esiodo (dalla rete).