giovedì 8 ottobre 2020

Anapesto

Anapesti per un gufo

Gufo, gufo, dove sei nascosto,
tu che fai vibrare di tristezza
la notte taciturna sopra cui la luna
si affaccia con i suoi corni d’argento?
Non si capisce se sei qui vicino
o se viene da lontano il tuo verso fioco
(a meno che il suono della tua voce
non salga dal fondo dell’Erebo).
Fratello di uccelli notturni
>quando canti nella notte profonda
tu ci rammenti l’eterno e le cose ultime,
altro che cattivi presagi, come si crede.
Sembra piuttosto una rauca ninna-nanna,
il tuo gemito tra le ombre.
Allora su, chiudiamo gli occhi e il letto

Fernando Bandini

 

 

L'anapesto  

(in greco antico: ἀνάπαιστος

è un piede utilizzato nella poesia greca e latina. Si compone di due sillabe brevi, che formano l'arsi del piede, e di una sillaba lunga, che ne è la tesi, secondo lo schema ∪ ∪ —. Si tratta dunque, secondo la codificazione della metrica classica, di un piede quadrimoraico, di ritmo ascendente, appartenente al génos íson, in quanto la proporzione tra arsi e tesi è di 1:1 (da wikipedia).

figure lessicali complesse inducono
retropensieri, ricordi, la scuola di allora;
il mattino è sempre silenzio, nel buio,

la notte fatica a lasciarmi, sono stanco...

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