Gufo, gufo, dove
sei nascosto,
tu che fai
vibrare di tristezza
la notte
taciturna sopra cui la luna
si affaccia con i
suoi corni d’argento?
Non si capisce se
sei qui vicino
o se viene da
lontano il tuo verso fioco
(a meno che il
suono della tua voce
non salga dal
fondo dell’Erebo).
Fratello di
uccelli notturni
>quando canti
nella notte profonda
tu ci rammenti
l’eterno e le cose ultime,
altro che cattivi
presagi, come si crede.
Sembra piuttosto
una rauca ninna-nanna,
il tuo gemito tra
le ombre.
Allora su,
chiudiamo gli occhi e il letto
Fernando Bandini
L'anapesto
(in greco antico: ἀνάπαιστος)
è un piede utilizzato nella poesia greca e latina. Si compone di due sillabe brevi, che formano l'arsi del piede, e di una sillaba lunga, che ne è la tesi, secondo lo schema ∪ ∪ —. Si tratta dunque, secondo la codificazione della metrica classica, di un piede quadrimoraico, di ritmo ascendente, appartenente al génos íson, in quanto la proporzione tra arsi e tesi è di 1:1 (da wikipedia).
figure lessicali complesse inducono
retropensieri, ricordi, la scuola di allora;
il mattino è sempre silenzio, nel buio,
la notte fatica a lasciarmi, sono stanco...
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