Inferno
L’anima disperata e fremebonda
Ch’io sono e ch’io saro, credo, in eterno,
E una cieca voragine profonda,
E un procelloso, inespugnato inferno;
Ove, nel bujo che tutto circonda,
Cozzano senza fin, con moto alterno,
Come in travolto mare onda contr’onda,
L’odio, l’amore, la pieta, lo sdegno.
Quivi, in mezzo al perpetuo conflitto,
E al ruinar dell’anime dannate,
Un immobile sta Satana invitto.
Di fuor, tra bieche nuvole squarciate,
Sopra la porta maledetta e scritto:
Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate.
Arturo Graf
Nella mente di ognuno di noi un assillo,
Dopo? Dove? Quando?
siamo animali che in gioventù si affollano
di cose, pensieri ma il domani arriva…
Herrad von Landsberg "Hortus Deliciarum" |
Inferno
è il termine con il quale si è soliti indicare il luogo di punizione e di disperazione che, secondo molte religioni, attende, dopo la morte, le anime degli uomini che hanno scelto in vita di compiere il male.
Il termine "inferno" deriva dal latino infernu(m) quindi da inferus (infer) nel significato di "sotterraneo", quindi correlato al sanscrito adhara, gotico under, avestico aẟara, quindi dall'indeuropeo *ndhero col significato di "sotto" (da cui l'inglese under, il tedesco unter, l'italiano inferiore o anche infra). La presenza della lettera f,
presente solo nel latino e nei termini da questo direttamente derivati,
è per influenza dialettale osca dalla quale i Romani ereditavano la
credenza che l'entrata nell'"inferus" (qui inteso come il mondo di
"sotto", dove "sono" i morti) si collocasse nei pressi di Cuma.
Il termine "inferno" viene tuttavia comunemente relazionato alla nozione propria di alcune religioni, come le religioni abramitiche, ovvero al luogo di "punizione" e di "disperazione". Diversamente, il termine "inferi" indica comunemente quel luogo, come l'Ade greco, ove si collocano le ombre dei morti.
(da wikipedia)
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