è la denominazione eufemistica ormai poco usata, ma molto diffusa in passato, della tubercolosi polmonare.
L’espressione alludeva alla magrezza, che era una frequente caratteristica di chi ne era colpito.
La tubercolosi è una malattia molto antica, se ne trovano tracce già negli scheletri del Neolitico.
Nel 3000 a. C. è nota in Cina e nel 1000 a.C. in Egitto, dove se ne trova traccia in alcune mummie.
I Greci Galeno e Ippocrate la citano nelle loro opere come malattia contagiosa e mortale, la chiamano tisi da phthisis a sua volta da phthìein, consumarsi.
Le prime indicazioni igieniche per combattere la malattia le dà la Scuola Salernitana, che consiglia di lavare spesso le mani.
Nell’Ottocento ha grande diffusione prima nei ceti poveri e poi in quelli benestanti.
Spesso è assimilata al vampirismo perché i malati hanno gli occhi rossi e gonfi e sputano sangue.
Spesso è assimilata al vampirismo perché i malati hanno gli occhi rossi e gonfi e sputano sangue.
Molti poeti e personaggi famosi sono stati colpiti e segnati a volte duramente dalla tubercolosi.
(dalla rete).
Sempre più scolorita
Sempre piu scolorita,
Sempre piu fredda e vile,
La mia povera vita
Muore di mal sottile.
Sempre piu fredda e vile,
La mia povera vita
Muore di mal sottile.
Segue al verno l’aprile,
Che ai dolci sogni invita,
E mai non muta stile
La mia povera vita.
L’ore, i di foschi e soli!
Ahime, come m’annojo!
Rifioriscon le rose,
Cantano gli usignuoli,
E di tristezza io muojo.
Arturo Graf
l'allusione alla tubercolosi è viva
e la malattia ancora esiste e colpisce;
siamo in era Coronavirus, pandemica,
la situazione continua e noi si vive...
Nessun commento:
Posta un commento